“C’erano tante donne e tanti minori, questa è la novità rispetto agli altri sbarchi”. È il commento di Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova, a margine dello sbarco di domenicamattina della nave Diciotti, che ha visto approdare al porto di Reggio 105 donne, alcune delle quali incinte, 100 uomini e 193 minori, 143 dei quali non accompagnati. La diocesi reggina è impegnata, insieme alle Istituzioni, alla Croce rossa e alla Protezione civile nelle operazioni di accoglienza. “Oltre a dare il solito frutto di zucca, acqua e brioche, i nostri volontari accompagnano le persone in tutte le operazioni di sbarco – spiega Ambrogio –. L’accoglienza è per noi un accompagnamento anzitutto umano”. La direttrice Caritas evidenzia che “facciamo soprattutto attenzione alle donne e ai bambini, pensiamo ad esempio al cambio indumenti e alle docce”. Da pochi mesi “abbiamo una convenzione con l’Asp locale per cui i nostri medici volontari aiutano il servizio medico nelle tende facendo la visita per la persone che ne hanno bisogno”. Duecento dei migranti arrivati a Reggio sono stati trasferiti in una palestra a Gallico gestita dalla Croce rossa. Per Ambrogio “la macchina dell’accoglienza funziona bene, grazie al coordinamento della Prefettura, al cui fianco ci poniamo. Anche in questo caso non ci sono stati episodi stressanti, al di là del caldo forte, e in ogni caso non basta mai quello che viene fatto”.
La responsabile della Caritas reggina amplia l’orizzonte: “Gli sbarchi sono un momento di forte umanità, si sente l’odore dell’umano, della gente, si sente tanta stanchezza e vedi le persone molto provate, soprattutto quando raccontano delle persone che hanno visto morire in mare”.
Tutto ciò per la Chiesa reggina si traduce in una progettualità. “Tutto quello che facciamo nello sbarco lo trasformiamo in progetto educativo per sensibilizzare l’accoglienza, andando in città e nelle scuole.
Per quanto Reggio sia una città accogliente, non si finisce mai di sensibilizzare la gente”.
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