(Foto ANSA/SIR)

Elisabetta Gramolini

La guerra contro l’Ucraina sta fiaccando anche la Russia che ha bisogno di munizioni. L’alleanza con la Corea del Nord, ravvivata dal recente incontro fra Kim Jong-un e Vladimir Putin, potrebbe essere cruciale per il Cremlino ma aprire allo stesso tempo ulteriori scenari. Per Alessandro Politi, direttore della Nato defense college foundation (Ndcf), i due Paesi sono in relazione da tempo sotto l’occhio attento della Casa Bianca.

Direttore, l’incontro fra Kim e Putin salda un’alleanza che preoccupa?
I rapporti fra russi e nordcoreani sono stati negli anni altalenanti. I sovietici hanno aiutato i nordcoreani nella guerra di Corea ma dopo la fine dell’Unione sovietica, la Russia ha smesso di aiutare Pyongyang perché credeva che sarebbe caduto anche lì il regime. La visita fra Putin e Kim Jong-un è stata preparata a luglio, in occasione della parata per la giornata della vittoria in Nord Corea a cui ha presenziato il ministro della difesa russo, Sergej Šojgu. A quella visita è seguita una lettera da parte di Putin indirizzata a Kim Jong-un che ha portato alla visita di oggi.

L’alleanza sembra concreta.
Sì. C’è uno scambio ventilato di munizioni e tecnologie. Se questo avvenisse, la Federazione russa violerebbe un embargo codeciso da lei stessa nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite.I russi però al momento hanno bisogno di munizioni e la Corea del Nord ha un aiuto concreto da offrire.In questo momento la percezione è che Kim sia in vantaggio. Una conseguenza del trasferimento di armi in Russia potrebbe essere la temporanea diminuzione della minaccia lungo la frontiera fra le due Coree.

Secondo Seul è da tempo che Mosca riceve armi dalla Corea del Nord, è plausibile?
La quantità di armi è imponente e potrebbe non essere un affare di oggi.

La Russia ha bisogno di munizioni perché sta soffrendo la guerra in Ucraina?
Non esistono guerre a costo zero.Anche se l’Ucraina viene bombardata, la Russia arranca. Altra decisione presa fra Putin e Kim è che dei lavoratori nordcoreani si sposteranno in Russia. Bisogna ricordare che con questa guerra, i russi hanno perso l’estremo oriente della Federazione che non sono in grado di ripopolare ma dove, anzi, si sono insediati migliaia di cinesi. Questa intensificazione dei rapporti con la Corea del Nord va in parallelo con quello che la Cina ha già con Pyongyang.

Negli Stati Uniti come guardano a questo rapporto?
Stanno cercando di capire se c’è stato un passo avanti fra i due Paesi oppure no. La Casa Bianca guarda con molta attenzione alla situazione, anzi, la Corea del Nord non è mai sparita dal radar. Sanno che non siamo più ai tempi della guerra fredda e che lo scenario non è facile da controllare.

In questo momento il cardinal Zuppi è in Cina per riprendere a tessere la tela per giungere alla pace in Ucraina. La sua strategia è utile?
In diplomazia bisogna essere persistenti per ottenere un risultato.Da solo Zuppi può fare poco, ma la diplomazia è anche un gioco multilaterale che richiede tempo.

La visita del cardinale giunge dopo che Kiev ha espresso dei dubbi sulla posizione di Papa Francesco nei confronti dei russi.
Kiev ha adottato un modo piuttosto spinto per patrocinare la propria causa. Questa tattica potrebbe cominciare ad avere un rendimento decrescente.

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