Lunedì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato ieri, con 13 voti favorevoli e l’astensione di Russia e Cina il dispiegamento di una missione multinazionale di sostegno alla sicurezza ad Haiti. Si tratta di una missione che non è diretta espressione dell’Onu, approvata in base alle disposizioni del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, in base alle quali il Consiglio può autorizzare l’uso della forza dopo che tutte le altre misure per mantenere la pace e la sicurezza internazionale sono state esaurite. La missione, guidata dal Kenya, dovrà fornire supporto operativo alla Polizia nazionale nei prossimi 12 mesi. Dopo l’approvazione, il Governo haitiano ha esortato gli Stati che ne faranno parte a “contribuire a questa missione per ristabilire le istituzioni democratiche” nel Paese. Il voto fa seguito alla richiesta del Primo Ministro haitiano di istituire la missione, durante il suo discorso all’Assemblea Generale del 22 settembre, per affrontare la crisi “strutturale e multidimensionale” che il Paese sta affrontando. Di fronte alla limitata capacità di risposta dell’esercito e della polizia nazionale, il presidente Ariel Henry aveva infatti sottolineato che la violenza delle bande “mette in pericolo non solo il Paese, ma l’intera regione”. La missione fornirà supporto operativo alla Polizia nazionale con l’obiettivo di migliorare le condizioni di sicurezza, “caratterizzate da rapimenti, violenza sessuale e di genere, traffico di persone e contrabbando di migranti e armi, omicidi, esecuzioni extragiudiziali e reclutamento di bambini da parte di gruppi armati e reti criminali”, si legge nella risoluzione. La missione faciliterà anche la consegna degli aiuti umanitari, che in molte aree è ostacolata dal controllo delle bande. Le forze armate devono svolgere il loro mandato in stretta osservanza del diritto internazionale e umanitario e hanno il dovere di proteggere i più vulnerabili, soprattutto i minori. Solo quest’anno, tra il 1° gennaio e il 9 settembre, sono state segnalati ad Haiti 3.000 omicidi. Ci sono state anche più di 1500 vittime di rapimenti a scopo di riscatto. Secondo i dati delle Nazioni Unite, a causa della violenza delle bande, circa 200.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case. L’Onu stima che la metà di loro siano minori.
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