(Foto ANSA/SIR)

È il magnate Daniel Noboa Azín, candidato per il movimento liberale Adn, il nuovo presidente dell’Ecuador, come i sondaggi avevano previsto. Con i suoi 35 anni è il presidente più giovane della storia del Paese. Quando lo scrutinio da parte del Consiglio nazionale elettorale (Cne) è giunto al 90,87% del totale, Noboa ha ricevuto 4.881.100 voti pari al 52,30%, contro i 4.451.243 raccolti da Luisa González (47,70%), candidata di Revolución Ciudanana. “Il margine si è assottigliato negli ultimi giorni, soprattutto a causa dell’ultimo dibattito televisivo, nel quale Noboa era obiettivamente apparso vago nelle risposte e poco preparato, ma il divario, sia pure non particolarmente ampio, non è tale da mettere in discussione la vittoria”, afferma Damiano Scotton, docente di Damiano Scotton, padovano e docente di Relazioni internazionali all’Università dell’Azuay, con sede a Cuenca. Il nuovo presidente è figlio dell’uomo più ricco del Paese, Álvaro Noboa, che più volte aveva tentato la corsa alla presidenza, senza riuscirci. Si è presentato come “uomo nuovo”, sganciato dai partiti, ma la sua propensione alla libera economia di mercato lo pone per certi aspetti in continuità, al di là della forte differenza di età e carattere, con il predecessore Guillermo Lasso. Come era accaduto alle elezioni del 2021, il Paese volta le spalle alla sinistra, che aveva governato per molti anni, ma soprattutto all’ex presidente Rafael Correa. La forte avversità dell’opinione pubblica contro quest’ultimo impedisce che una maggioranza relativa si trasformi in assoluta, contrariamente a quanto accade nelle elezioni locali. La campagna elettorale è stata accompagnata da una fortissima escalation della violenza, da parte dei cartelli del narcotraffico, che si sono diffusi nel Paese, soprattutto lungo la costa del Pacifico. Il tema della sicurezza e della lotta alla criminalità è diventato, così, centrale nella campagna elettorale, che è stata caratterizzata dall’assassinio di uno dei candidati al primo turno, il giornalista Fernando Villavicencio. Proprio qualche giorno fa, i sei colombiani accusati di essere stati i sicari di Villavicencio sono stati assassinati nel carcere dove si trovavano rinchiusi.

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