Di Patrizia Caiffa
Sono 5.050.257 i cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2023. Una cifra in lieve aumento rispetto all’anno precedente (erano 5.030.716) ma tutto sommato stabile. Dopo i picchi di crescita nel primo decennio del 2000 continuano a diminuire i nuovi nati stranieri: erano 80.000 nel 2012, sono diventati meno di 57.000 nel 2021, con un calo del 28,7%. Le donne straniere si stanno dunque adeguando agli stili di vita italiani, per cui invecchiamento e calo del numero di figli saranno le dinamiche del futuro che caratterizzeranno l’Italia. Nel mondo sono invece 281 milioni i migranti (dati 2021), ossia il 3,6% della popolazione mondiale, in aumento rispetto al 2019 (erano 272 milioni). I due terzi si sono spostati per motivi di lavoro. Aumenta anche il numero globale di sfollati interni, anche a causa della guerra in Ucraina, raggiungendo la cifra record di 28,3 milioni, di cui il 60% sono ucraini. Sono alcuni dei dati contenuti nel XXXII Rapporto Immigrazione 2023 curato da Caritas italiana e Fondazione Migrantes. Il volume è stato presentato oggi a Roma.
Nell’Unione europea, su una popolazione di 447 milioni, nel 2021 sono stati rilasciati 2,95 milioni di primi permessi di soggiorno (rispetto ai 2,3 milioni del 2020) e sono 37,5 milioni le persone nate fuori dall’Ue (8,4%). Con la guerra in Ucraina è salito a 108,4 milioni il numero complessivo di profughi e sfollati (di cui il 40% minori). A fine maggio 2023 erano 8,3 milioni gli ucraini fuggiti in Europa: di questi, poco più di 5 milioni hanno ricevuto la protezione temporanea. Quasi un terzo ha ottenuto protezione in Polonia (1,6 milioni, pari al 31% del totale). In Italia, i profughi ucraini sono 175 mila.
In Italia gli immigrati vivono soprattutto al Nord (59,1% dei residenti totali): nelle regioni occidentali risiede il 34,3% e in quelle orientali il 24,8%; seguono Centro (24,5%), Sud (11,7%) e Isole (4,6%). La Lombardia si conferma la regione più attrattiva: da sola conta il 23,1% della popolazione straniera residente in Italia; seguono Lazio (12,2%), Emilia-Romagna (10,9%), Veneto (9,8%) e Piemonte (8,2%).
Sul podio delle nazionalità sono sempre i cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia. A seguire marocchini e albanesi (8,4% e 8,3% del totale). Calano tunisini, senegalesi, nigeriani, cinesi e filippini mentre bangladesi e pakistani, arrivati più di recente, stanno consolidando il loro percorso migratorio in Italia. Anche il maggior numero di nuovi nati è rumeno (19,4%), poi marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%).
Calano le acquisizioni di cittadinanza. Le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione: fra il 2020 e il 2021 sono scese del 7,5%. Un’acquisizione su cinque è appannaggio dell’Albania, seguita dal Marocco. Significativa è la terza posizione occupata dal Bangladesh (il 4,7% delle acquisizioni totali), mentre in quarta e quinta troviamo India e Pakistan.
Lavoro: in un mercato occupazionale in ripresa i lavoratori stranieri non-Ue registrano un tasso di occupazione leggermente inferiore alla media (59,2% contro il 60,1%) mentre il tasso di disoccupazione si allinea, nella flessione, alla media complessiva. L’aumento occupazionale più marcato si è avuto nel settore Turismo e ristorazione (+16,8% e +35,7% per i lavoratori non Ue) e nelle Costruzioni (+8,4%, che sale al +13,8% per i lavoratori non-Ue);
la maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel settore dell’Agricoltura (39,2% del totale), seguita dalle Costruzioni (30,1%) e dall’Industria (22,1%).
L’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente, il 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Le nazionalità che hanno conosciuto un aumento occupazionale più sostenuto fra il 2021 e il 2022 sono state l’albanese, la marocchina e la cinese (fra il +17,7% e il +7,1%). Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani); mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente. Quanto al livello d’istruzione, la forza lavoro straniera risulta mediamente meno istruita rispetto all’autoctona, prevalendo quelli con un livello “secondario inferiore”; mentre i laureati sono appena il 10,6% del relativo totale (è il 25,8% per gli italiani). Nell’anno 2022 il numero di imprese individuali che hanno come titolare un cittadino non comunitario sono diminuite di 3 mila unità (0,8%) rispetto al 2021: sono complessivamente 390.511, pari al 12,8% del totale.
1 milione e 600 mila stranieri residenti in povertà assoluta. In Italia, secondo l’Istat, vivono in uno stato di povertà assoluta 1 milione e 600 mila stranieri residenti, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari. Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. La percentuale di chi non ha accesso a un livello di vita dignitoso risulta essere tra gli stranieri cinque volte superiore di quella registrata tra i nuclei di italiani.
L’incidenza della povertà tra le famiglie di stranieri con minorenni è drammatica: il 36,2%, più di 4 volte la media delle famiglie italiane con minori (8,3%).
Nel 2022 le persone straniere incontrate nei soli Centri di ascolto e servizi informatizzati Caritas sono state 145.292, su un totale di 255.957 individui), conferma per il 2022 una prevalenza delle difficoltà di ordine materiale.
Scuola: stabili gli alunni stranieri, in aumento nelle università. Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360. Si tratta di poco meno di 7 mila alunni in più rispetto all’anno precedente (+0,8%). Sono soprattutto in Lombardia (222.364), Emilia-Romagna (106.280) e Veneto (96.856). La maggior parte è originaria dell’Europa: 384.333, il 44,1% del totale. Nelle università la percentuale degli studenti con cittadinanza straniera iscritti all’anno accademico 2021/2022 è del 6%. In 10 anni il numero di studenti internazionali è aumentato del +65,5%, mentre quello degli universitari di cittadinanza straniera, ma con diploma conseguito in Italia del +67,5%.
Criminalità e discriminazioni. Nel 2022 la componente straniera è rimasta in linea con il 2021, con 17.683 detenuti stranieri su 56.196, pari al 31,4% della popolazione carceraria complessiva. Di questi 16.961 sono uomini e 722 donne. Il 53% dei detenuti sono africani. In particolare, i nordafricani ingrossano le fila dell’area geografica: Marocco (3.577) e Tunisia (1.797) rappresentano da soli il 56% della componente africana. Spiccano i reati contro il patrimonio (8.951 detenuti) e quelli contro la persona (7.609). A seguire, i reati in materia di stupefacenti (5.811) e quelli contro la pubblica amministrazione (3.466).Rispetto all’anno precedente, si è invece assistito ad un consistente
aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri: 1.016 ingressi nel 2022, di cui 496 italiani e 520 stranieri.
Un fenomeno, almeno in parte, connesso alle gang giovanili. Totalmente assente dal dibattito pubblico la condizione dello straniero come persona offesa da un reato, anche se denunciano decine di migliaia di furti, danneggiamenti, truffe e frodi informatiche, lesioni dolose, minacce, violenza sessuale e discriminazioni di vario genere.
Appartenenza religiosa. Al 1° gennaio 2023 i cristiani confermano la propria posizione di maggioranza assoluta, sono il 53,5% (erano il 53 nel 2022). La componente ortodossa da sola rappresenta il 29,9% del fenomeno migratorio in Italia (era il nel 28,9% ad inizio 2022). Al contrario,
i cattolici scendono al 16,8% ad inizio 2023, contro il 17,2% del 1° gennaio 2022.
Tra le altre confessioni religiose, aumentano i musulmani (il 29,8% al 1° gennaio 2023, a fronte del 29,5% nel 2022). Conteggiando anche i minorenni al 1° gennaio 2023 si contano poco più di un milione e mezzo di ortodossi stranieri in Italia e poco meno della medesima cifra di musulmani, seguiti da circa 844 mila cattolici. Vi sono poi 156 mila buddisti, 136 mila evangelici, 126 mila cristiani “altri” (non ortodossi né cattolici né evangelici né copti), 104 mila induisti, 85 mila sikh, 81 mila copti e 20 mila fedeli di altre religioni, oltre a 478 mila atei o agnostici.
0 commenti