(Foto: Clarus)

“In valigia un italiano non porta solo la moka, che pur si rivela sempre utile. Gli italiani e gli italo-australiani che incontro hanno messo in valigia tanta buona volontà e determinazione; una forte attitudine al lavoro accompagnata da una spiccata manualità; valide conoscenze teoriche senza mancare mai di fantasia e creatività. Questi i valori che emergono dalle storie e dai successi, piccoli o grandi, degli italiani emigrati all’estero”. A raccontarlo a “Clarus”, in occasione della presentazione del rapporto della Fondazione Migrantes “Italiani nel Mondo” è Maria Rosaria Francomacaro, nata e cresciuta a Piedimonte Matese, da tre anni lavora presso l’Università del Western Australia di Perth in qualità di Lettrice di Lingua e Cultura italiana su incarico sessennale del Ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale. Oltre alle lezioni universitarie, collabora con il Consolato d’Italia a Perth per l’organizzazione di eventi per la promozione e la diffusione dell’italiano e dell’Italia all’estero.
“La comunità italiana è cambiata nel corso dei decenni – afferma –. Gli anziani raccontano che nel passato ci si riuniva alla storica e accogliente Casa d’Italia (1934), un club ancora oggi funzionante ma sotto il nome di WA Italian Club, che costituiva l’unico punto di ritrovo e di sostegno per gli italiani in un’epoca in cui l’emigrato, in particolare quello del sud dell’Europa, era discriminato; il suo modo di mangiare ridicolizzato; le sue tradizioni guardate con sospetto e intolleranza. Da allora le cose sono cambiate e, parallelamente, sono nati altre associazioni e club, molti dei quali dedicati a una regione italiana: il Laguna Club, il Vasto Club, la Tuscany Association, ecc. C’è chi oggi lamenta la proliferazione dei club regionali, forse specchio di un campanilismo che ci contraddistingue dentro e fuori dell’Italia, in quanto responsabile di aver incrinato la compattezza della comunità italiana.
Tuttavia, “nei circa tre anni che ho trascorso a contatto con queste realtà, la comunità italiana mi sembra affiatata perché accomunata da quelli che sono alcuni dei valori fondanti della nostra identità: lo spirito di accoglienza e di solidarietà con chi è nuovo e con chi ha più bisogno, numerose sono le fondazioni e le attività a sostegno dei bisognosi sia in Australia sia nelle comunità di origine in Italia, in particolare in occasione delle emergenze che hanno colpito e colpiscono il nostro Paese; il rispetto della tradizione nelle sue forme civili e religiose: tutte le ricorrenze nazionali civili vengono ricordate e celebrate con il sostegno delle autorità consolari, dei rappresentanti all’estero dei Corpi armati, delle associazioni culturali quali la Dante Alighieri; le associazioni religiose non mancano di celebrare i santi patroni delle rispettive città italiane di provenienza offrendo una testimonianza di fede e di tradizioni culinarie; l’uso della lingua italiana: sono tante le scuole primarie e secondarie, nonché le università, che offrono l’insegnamento dell’italiano come materia curricolare e altrettanto numerose sono le associazioni private e gli enti gestori che promuovono lo studio dell’italiano attraverso eventi quale quello di cui si diceva in apertura”.

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