(da Malta) “Annunciare in un’Europa sempre più tentata da secolarismo, fondamentalismo e nazionalismi populisti, la gioia del Vangelo che scaturisce dall’incontro con Cristo”. E’ l’evangelizzazione la “sfida più grande” della Chiesa nel continente europeo e a sottolinearlo sono i presidenti delle Conferenze episcopali europee nel comunicato finale diffuso al termine dell’Assemblea Plenaria del Ccee. “I vescovi europei – si legge nel comunicato – hanno, anche, guardato con preoccupazione agli scenari di guerra: quella in Ucraina che è giunta al suo secondo anno, la situazione in “Nagorno Karabakh” e il conflitto in Terrasanta, ribadendo il no alla guerra e rinnovando l’appello per un cessate il fuoco definitivo, perché si prosegua con la liberazione degli ostaggi e si tengano aperti i corridoi umanitari a Gaza”. Era stato l’arcivescovo Gintaras Grušas, presidente del Ccee a delineare in apertura dei lavori alcune delle sfide del continente, mettendo in luce anche “l’impegno delle Chiese europee nella lotta agli abusi, ribadendo il dovere di contrastarli con azioni concrete ed efficaci di prevenzione”. Tra le sfide sono state indicate anche “la difesa della vita e della dignità umana, il protagonismo dei giovani, le nuove ondate migratorie, la persecuzione nascosta dei cristiani in Europa e le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale”.
“Quello che ci preoccupano di più sono le guerre, sia in Ucraina sia in Terra Santa sia in altri posti”, racconta al Sir, il presidente del Ccee, mons. Gintaras Grušas, a conclusione dell’assemblea.“Non siamo preoccupati solo noi. Tutto il mondo sta guardando con apprensione quanto sta accadendo. Il Papa parla spesso della guerra invitando alla preghiera, alla necessità del miracolo della pace. Dal punto di vista umano, non si vede via di uscita”.Di fronte a questo “stallo” politico ma anche esistenziale, mons. Grušas ripropone oggi il messaggio di San Giovanni Paolo II: “E’ Gesù la speranza dell’Europa”. E spiega: “Se cerchiamo i risultati solo a livello umano, vediamo solo la croce che portiamo. Dobbiamo alzare gli occhi al Signore. È Lui la pace, la speranza, la consolazione, soprattutto in questo momento di sofferenza”. Guerre, crisi economica, questione migratoria. “Sono tante le sfide che abbiamo di fronte in Europa e proprio per questo dobbiamo aiutare la nostra gente a guardare in alto. È questo sguardo che ha salvato tante persone nei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale in Germania e poi nei campi sovietici. Anche in quelle situazioni miserabili, c’è stato chi è riuscito ad alzare lo sguardo al cielo e avere una visione più ampia delle difficoltà di ogni giorno. Lo possiamo fare anche noi oggi”. Ma per farlo, l’Europa deve riappropriarsi di nuovo della fede cristiana. Mons. Grušas lo ammette: “L’altra preoccupazione è l’evangelizzazione del continente. Nella storia, l’Europa è stata la culla della cristianità e ha inviato missionari dappertutto. Adesso abbiamo bisogno di missionari nei nostri Paesi. In Africa, in altre parti del mondo, in Asia in particolare, la Chiesa sta crescendo mentre da noi stiamo diminuendo e questo ci chiede una missione di evangelizzazione”.
Al termine dell’Assemblea Plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali europee, all’unanimità, i vescovi hanno deliberato il trasferimento della sede del Ccee da San Gallo (Svizzera) a Roma nel corso del 2024. E’ quanto fa sapere il Ccee nel comunicato finale diffuso al termine dell’Assemblea plenaria che si è svolta a Malta dal 27 al 30 novembre. I vescovi hanno espresso “gratitudine alla Chiesa svizzera, e in particolare alla diocesi di san Gallo, per l’accoglienza e la generosità con cui hanno accompagnato il lavoro del Segretariato del Ccee in tutti questi anni”. I membri del Ccee hanno anche prorogato, per un altro anno, il mandato del Rev. Martin Michaliček come segretario generale del Ccee, incarico a cui è stato chiamato nel 2018. La prossima assemblea plenaria si terrà a Belgrado dal 24 al 27 giugno 2024, su invito dell’arcivescovo Ladislav Nemet, Vice Presidente del Ccee.
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