Giovanna Pasqualin Traversa
È appena arrivato in libreria, per i tipi di Ares, il volume “La cultura della vita. Quarant’anni di pensiero per il rinnovamento della società” che raccogli gli articoli e i saggi di Carlo Casini pubblicati sulla rivista Studi cattolici. Il libro, curato dalla figlia Marina con l’arricchimento di una bibliografia selezionata, non è solo un omaggio alla memoria di un uomo di talento – magistrato, parlamentare, eurodeputato, leader, docente –, testimone del nostro tempo tra i protagonisti del cattolicesimo impegnati nella società, nella cultura e nella politica. Gli scritti di Casini, sorprendentemente attuali, sono a tutti gli effetti un faro per chi vuole attraversare la storia con lo sguardo sui più fragili e dimenticati tra gli uomini. Del volume ci parla il giornalista Riccardo Caniato, vicedirettore e dal 1996 editor di edizioni Ares.
Come è nata l’idea di raccogliere in un volume gli scritti di Carlo Casini su Studi cattolici?
Da una chiacchierata con Marina. Ci siamo resi conto che disponevamo di un autentico patrimonio: la collaborazione fra Casini e Studi cattolici si è sviluppata ininterrottamente per quasi quarant’anni, in virtù della stima reciproca fa lui e lo storico direttore Cesare Cavalleri, mancato anche lui di recente, a fine dicembre dello scorso anno. In pratica, la rivista ha raccolto il dipanarsi del pensiero di Casini, i suoi obiettivi, le battaglie, le ragioni del suo agire lungo un lasso di tempo molto significativo della sua attività pubblica. Il risultato è la continua riproposizione del valore fondamentale della vita con solidità e coerenza intellettuali fuori dal comune.
Il tutto permeato dalla speranza, che è la virtù distintiva del cristiano.
Viviamo tempi inquieti, di guerre e di molte altre forme di sopraffazione. Casini ha sempre guardato al futuro con ottimismo, indicando anche nella situazione più complicata il bicchiere mezzo pieno da cui ripartire. Mi piace qui ricordare Edmond Rostand, che lui amava e che abbiamo citato sulla quarta di copertina: “È durante la notte che è bello credere nella luce: bisogna costringere l’aurora a nascere”.
A chi è principalmente rivolto il volume?
A coloro che considerano la vita, la propria e l’altrui, un dono inestimabile da accogliere, coltivare, valorizzare. A chiunque si interroghi sul senso dell’esistenza accettando il dato inequivocabile che la vita in ultima analisi non ci appartiene, dal momento che non possiamo darcela da soli. Ma se la vita è un dono che si riceve da altri, come tale è da rispettare, dal concepimento fino al suo esito naturale nella morte. A quanti, a fronte di una concezione così, desiderino farsi ancora oggi promotori, come lo è stato Casini, di quella “cultura della vita” che permea, fin dal titolo, questo libro. I testi contenuti in queste pagine – lungi dall’essere un’operazione amarcord – chiamano in causa le nuove generazioni che forse neppure hanno sentito parlare di grandi “battaglie per la vita”.Nati nel segno della legge 194 sull’aborto, i giovani d’oggi non ne conoscono l’origine e la portata ancora inespressa. Ciononostante, vivono quest’epoca complessa e travagliata, affamati di senso, cercando punti di riferimento e strumenti per smascherare bugie e contraddizioni. A loro si rivolge soprattutto il libro.
Quali elementi di attualità del pensiero di Casini emergono nel volume?
In un’epoca di individualismo marcato che promuove la sfera personale della persona sganciata dalla relazione, anche il rapporto con Dio viene meno: conta unicamente l’autoaffermazione in perenne divenire dell’io cui si tende con la proliferazione e rivendicazione di nuovi “diritti” autoreferenziali. E ciò purtroppo comporta la violazione della libertà e dei diritti degli altri. Ma anche l’impoverimento fino all’estinzione della stessa civiltà occidentale: un processo tragico che sembra ormai bene avviato nella più o meno inconsapevole indifferenza di molti.
I testi di Casini ci aiutano a recuperare il significato autentico dei diritti dell’uomo e a comprendere l’essenza del principio di uguaglianza.
Casini ci parla di un’umanità in cui l’individuo è protagonista, ma non in proprio, bensì in compartecipazione di idee, impegno, carità, dono e perfino sacrificio di sé. Un individuo inserito in una comunità, ed egli stesso parte di un tessuto sociale al cui bene comune è chiamato a contribuire e per il quale non deve rinunciare alla nobiltà della politica. I suoi scritti ci dicono anche di un uomo che crede nel valore delle istituzioni, capace di sperare un futuro dell’Italia e dell’Unione europea fedeli alla loro storia e alla loro anima. Per questo Casini si è candidato come deputato e si è sempre interfacciato con pazienza con le istituzioni, dando vigore e interlocuzione al Movimento per la vita italiano e alla Federazioni europea One of Us.
Qual è a suo avviso il messaggio più importante?
Nel riconoscere dignità a ogni singola vita umana, a ogni persona, Casini apre al suo mistero che abbraccia l’umanità e il tempo. L’uomo si riscopre portatore di vita, chiamato a dare un apporto di fecondità alla famiglia e alla società di appartenenza e, così facendo, a lasciare il proprio segno nella storia dell’umanità. Anche la visione antropologica del corpo e della sessualità acquistano in questa luce collocazioni precise e dense di significato, mentre l’autore ci esorta a non lasciar cadere le sfide sul terreno della bioetica e del biodiritto, fornendo una bussola per orientarci.
Ha conosciuto Casini ? Se sì, vuole condividerne qualche ricordo?
Ricordo bellissimi giorni vissuti insieme in un albergo di Riccione in occasione di un Meeting di Rimini. C’era Cesare Cavalleri di Ares, ma c’erano anche la mia famiglia e la famiglia di Carlo. Ho conosciuto un uomo amabile che amava ridere e scherzare in compagnia. Ma dovendo soffermarmi su un unico aspetto, fui conquistato dall’unità di vita che comunicava. Per Casini la fede determinava ogni ambito della vita, nella consapevolezza che Dio è presente in ogni istante della nostra giornata. Ma Carlo non parlava di fede, la viveva, la incarnava nel desiderio di offrire ai suoi interlocutori le ragioni buone e accessibili del suo credo. L’approccio con chi non la pensava alla sua maniera era pertanto squisitamente laico: non si appellava alla religione, non impugnava i dogmi… ricorreva piuttosto, come terreno di confronto, alle sue sconfinate conoscenze, al diritto e alle scienze, potendo contare sulla sua logica cristallina e mai prevaricatrice. Ad esempio, per difendere la salvaguardia dell’embrione da chi ne negava la dignità di persona, Carlo non evocava la sacralità della vita, che pure per lui era un caposaldo, ma faceva leva sulla giurisprudenza che tanto più nel vuoto legislativo, nel dubbio, come nel caso specifico – chi può attestare infatti, empiricamente e incontrovertibilmente, l’esatto momento in cui un embrione diventa persona? –, tutela sempre il più debole, chi non ha voce. Questo libro di Casini in ultima analisi ci chiede di
continuare dopo di lui, ancora prima con la testa che con il cuore, ad essere voce di chi non ha voce.
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