Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha annunciato lunedì la chiusura della sua missione permanente a Managua. Contestualmente, l’organizzazione ha affermato che la decisione è stata imposta da una “richiesta” del regime di Daniel Ortega, senza renderne note le motivazioni. “Su richiesta delle autorità nicaraguensi, il Cicr ha chiuso il suo ufficio a Managua, ponendo così fine alla sua missione umanitaria nel Paese”, recita la nota.
Nonostante l’espulsione, la delegazione della Cicr per il Messico e l’America centrale ha ribadito la sua “disponibilità a riprendere il dialogo e l’azione umanitaria in Nicaragua”. Nel 2018 l’organizzazione aveva ricevuto dal regime l’autorizzazione ad aprire una missione in Nicaragua incentrata su “obiettivi esclusivamente umanitari”. Nel marzo 2022 il regime aveva già espulso dal Nicaragua il delegato residente del Comitato internazionale della Croce rossa, Thomas Ess.
Nel frattempo, l’Ufficio dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato ieri l’ulteriore peggioramento delle libertà fondamentali nel Paese, durante una sessione dedicata alla crisi nicaraguense, in cui sia le Nazioni Unite sia le delegazioni di diversi Paesi e i dissidenti nicaraguensi hanno denunciato e condannato la sistematica repressione da parte del regime.
“Ogni giorno che passa il Paese si allontana sempre di più dalle libertà fondamentali, aggravando le sofferenze della popolazione, alimentando l’esodo dei giovani e minando il futuro delle istituzioni democratiche”, ha dichiarato il vice alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Nada Al-Nashif, che ha proseguito: “Leader politici e indigeni, membri della Chiesa cattolica, difensori dei diritti umani, giornalisti e altri sono stati sistematicamente attaccati dal governo, dopo aver espresso idee critiche, e molti di loro sono in esilio, senza possibilità di ritorno”.
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