Di Pietro Pompei
DIOCESI – Mentre a Dubai si discuteva sui cambiamenti climatici ( Climate change), Papa Francesco, che è stato costretto per motivi di salute a rinunciare di intervenire, ci invita a pregare affinché le Parti trovino, finalmente, un accordo tale da evitare la rovina della nostra Terra.
L’Umanità è in allarme, occorre veramente un intervento dello Spirito Santo per ottenere un accordo in un mondo pieno di rancori e di odio. Dagli Emirati Arabi, il Vescovo Martinelli, Vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, dopo la visita annullata del Papa fa sapere :”Nelle nostre chiese continuiamo a pregare per il Papa e per la buona riuscita di COP 28”.
Certo le tante Conferenze passate non ci incoraggiano e siamo sull’orlo dell’abisso se non facciamo marcia indietro. Quante promesse andate deluse scavalcando ogni legge morale. Povera Madre Terra! Se questo è progresso! Famoso il detto di Chateaubriand : “La foresta precede l’uomo, il deserto lo segue”. Negli ultimi due secoli molti sono stati gli ammonimenti giunti dagli uomini di cultura sul comportamento scorretto di industrie, di nazioni preoccupate solo del proprio interesse, inquinando e avvelenando dovunque. Per la propria difesa si sono sperperate somme ingenti per costruire armi impestando l’atmosfera con gravi conseguenze sulla nostra salute.
Dostoevskij nei fratelli Karamazov ebbe a scrivere. “Gli uccelli, gli alberi, i prati, il cielo, tutta questa gloria di Dio mi circondava. Io solo vivevo nell’infamia, e disonoravo ogni cosa. Non ne vedevo né la bellezza, né la gloria”.
Noi Cristiani come ci comportiamo? Come affrontiamo la sfida ecologica che investe il nostro tempo e mette in gioco la sopravvivenza stessa del nostro pianeta?
A questo punto mi appoggio al “saggio di ecologia cristiana” scritto da Nicole Èchivard nel 2012, per i caratteri della San Paolo che nell’introduzione così si legge: “ La vita quotidiana in seno alla sua comunità di tipo monastico e contemplativo ha rivelato a Nicole, a poco a poco, la coerenza tra la fede cristiana e la visione ecologica, tra vita evangelica ed ecologia pratica”. Segue: “La risposta dell’autrice alla sfida ecologica non è la cecità, la disperazione, la rassegnazione, il vano attivismo. La risposta mette in luce i fondamenti di una ecologia autenticamente cristiana. Il fondamento essenziale del rispetto che il cristiano deve alla Creazione cosmica e umana risiede nel fatto che Dio ha voluto questa Creazione; che abita in essa come nel suo tempio, o come in una parola, una e diversa, che Lo rivela e Lo esprime fino nel suo mistero Trinitario. E che Dio l’ha creata “nel”, “attraverso” e “per” il Cristo, come Corpo di Cristo: corruttibile nel suo stato attuale, incorruttibile nella sua condizione futura”.
Nella liturgia della Santa Messa di questi giorni abbiamo letto: “I cieli e la terra passeranno”, anzi stanno passando come mostra il dramma ecologico che si sta compiendo innanzi a noi. Il cristiano è chiamato a vivere una tensione permanente fra il desiderio che Dio sia, finalmente, “tutto in ogni cosa”, nella Nuova Creazione, la “Gerusalemme Celeste” (e la distruzione della prima Creazione ne è preambolo necessario) e l’amore e la cura dovuti a questa prima Creazione, nostra matrice, madre che ci nutre, “nostro comune corpo cosmico”, giardino affidatoci.
Il contributo cristiano all’ecologia non sarà dunque, in primo luogo quello di soluzioni tecniche o economiche, di ricette da proporre ed applicare – anche se è indispensabile partecipare a questi sforzi materiali. Innanzitutto, sta alle virtù teologali di affrontare la sfida ecologica: alla Fede nel disegno d’amore del Dio Creatore e Redentore; alla Speranza nella grazia quotidiana e nella grazia che non passerà, Speranza che induce comportamenti sobri e solidali; alla Carità che ama ogni creatura dello stesso Amore con cui Dio l’ama. In seguito, spetta alle virtù evangeliche di incarnare la scoperta (o la riscoperta) delle interdipendenze vitali che uniscono Dio alle creature, e le creature fra di loro: di incarnarla in comportamenti nuovi, con la grazia dello Spirito, e con “una umiltà che non è facoltativa”.
Rubrica N. 1 – Dall’Antologia: “VITA O NON VITA”
N 1/1 Il World Wide Fund for Nature, in precedenza denominato World Wildlife Fund e comunemente abbreviato con l’acronimo WWF, è un’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale con sede nella città di Gland (Svizzera).
La sezione italiana (WWF Italia) venne fondata dall’architetto, giornalista e pittore naturalistico Fulco Pratesi ( nato a Roma 6 settembre 1934) nel 1966
PANDA,WWF,Fondo Mondiale per la Natura, 8/8/1990 ( antologia pag.35)
Fulco Pratesi
Gentile Signora, Egregio Signore,
Quanto ci mette a bere un caffè o un aperitivo? Un minuto? In un minuto vengono distrutti 400.000 mq. di Foreste Tropicali e perdiamo per sempre almeno 5 specie di esseri viventi, tra piante e animali
Può immaginare 1.000.000.000 di tonnellate? Sono i rifiuti industriali che gettiamo sulla terra ogni anno. Molti sono tossici come l’arsenico o il cadmio. Nell’aria, nell’acqua, nel suolo circolano oggi almeno 80.000 composti chimici che non sono previsti dai cicli biologici e che la natura non riesce a neutralizzare.
In Italia per l’agricoltura vengono utilizzati in media circa 13 Kg di pesticidi per ettaro coltivato. Ma si può salire a 100 kg nel caso delle coltivazioni Intensive di pere e mele su cui si fanno fino a 18 trattamenti antiparassitari l’anno. Pensi che per eliminare un insetto si spreca il 99% del pesticida: l’insetto ne assorbe solo l’ 1%,, il resto avvelena l’ambiente.
Aggiornare il modo di pensare: una necessità urgente.
Quello che noi proponiamo agli organi governativi è di investire nella ricerca di nuove tecnologie per l’agricoltura così come per i trasporti e l’energia.
Perché ad esempio non promuovere le ricerche per un miglior utilizzo delle energie alternative come quella solare, eolica e geotermica? O per riutilizzare i 14 milioni di tonnellate di rifiuti (700 gr.al giorno per abitante) che potremmo riciclare come questa carta su cui Le scrivo.
Ma per tutto ciò occorre un’ inversione del modo di pensare della nostra classe dirigente…
E l’estinzione di un animale è anche un po’ la nostra morte. L’ “ecologia” è una catena a cui non si può togliere un anello senza indebolirla. E anche noi siamo un anello di questa catena.
Non possiamo aspettare, l’esempio delle Foreste Tropicali è indicativo: entro il 2000, al ritmo con cui le distruggiamo oggi, il mondo li avrà perse completamente e la superficie occupata dai deserti sarà raddoppiata.
1 / 2 CHATEAUBAND Saint-Malo, 4 settembre 1768 – Parigi, 4 luglio 1848 (ant. pag. 14)
La foresta precede l’uomo, il deserto lo segue…
1 / 3 Una Pellirossa WINTU(Yana n.d.r.) della California Centro-Settentrionale (ant. pag. 40)
Quando noi Indiani uccidiamo, la carne la mangiamo tutta. Quando estraiamo le radici facciamo piccoli fori. Quando costruiamo case facciamo piccoli buchi nei terreni. Non abbattiamo gli alberi: usiamo solo legno già morto. Ma quest’altra razza di uomo ara il terreno, abbatte gli alberi, uccide tutti gli animali. L’albero dice: “Non farlo. Mi fai male. Non ferirmi”. Ma l’uomo bianco lo abbatte e lo taglia a pezzi … come può lo Spirito della Terra amare questo uomo? Dovunque egli ha toccato, la Terra ne è rimasta ferita.
1 / 4 HANNES ALFVÈN Fisico svedese (Norrköping 1908 – Djursholm, Stoccolma, 1995), prof. dal 1934 nell’università di Stoccolma e dal 1967 nell’univ. di California
Ricevette il Premio Nobel per la Fisica nel 1970 insieme con il fisico francese Louis Néel e fu anche membro dell’Accademia delle scienze dell’Unione Sovietica
( Antologia pag.39) 1975
In una prospettiva generale e a lungo termine: l’energia nucleare non è necessaria; essa è inoltre estremamente pericolosa per il genere umano…
Quando, come adesso, ci troviamo di fronte alla prospettiva di produrre una gran parte dell’energia mondiale mediante la fissione, ci rendiamo conto che stiamo iniziando la produzione di massa degli elementi più tossici e, siccome il plutonio è la materia prima delle bombe nucleari, facilitiamo la diffusione di questi mezzi di distruzione di massa. Con i massicci investimenti programmati per la tecnologia nucleare stiamo creando un mondo sempre più terrificante…Gli europei devono sapere quale sarà la situazione dell’Europa ( e del mondo) quando saranno costruiti tutti i reattori ora in programma. Devono capire che la diffusione dell’energia nucleare porterà inesorabilmente alla diffusione delle bombe nucleari le quali nei momenti di crisi saranno probabilmente utilizzate per il loro scopo originario; devono sapere che in Europa esistono già più di 10.000 bombe nucleari, ciò significa che “gli addetti ai lavori” dell’Est e dell’Ovest hanno già preparato per l’Europa 10.000 catastrofi di Hiroshima” ecco alcuni fatti fondamentali del pericolo nucleare di cui “gli addetti ai lavori” raramente fanno menzione.
Discutere della crisi energetica senza tener conto di questi fatti é forma di evasione ingenua e irresponsabile.
1 / 5 RUSSEL, BERTRAND ARTHUR WILLIAM
Filosofo e logico inglese (Trelleck, Galles, 1872 – Pernhyndeudraeth, Galles, 1970)
(Antologia pag.37) E DOMANI ? 1961
L’odio era considerato sinonimo di patriottismo e i preparativi per la guerra l’unica salvaguardia della pace. Il mondo prese una strada sbagliata e, negli anni che seguirono continuò a percorrerla, sempre più oltre, verso la catastrofe.
Il Fall Out ( la pioggia radio-attiva n.d.r.) è di specie diverse.. Forse lo Strontium 90 e il Carbon 14 sono i più importanti. Il fall out consiste nella calata dall’alto dell’atmosfera della polvere radioattiva, per mezzo della pioggia, del vento o semplicemente della lenta azione della forza di gravità. I danni che provoca sono diversi; il cancro alle ossa, la leucemia e i danni alle cellule germinali sono i più gravi… Gli esperimenti effettuati fino al 1958 hanno aumentato il numero dei morti per cancro e il numero delle nascite dei bambini anormali. I governi spendono una certa cifra di denaro nelle ricerche per la prevenzione del cancro, ma spendono somme enormemente superiori per provocare il cancro… È straordinario e molto avvilente osservare come la corsa agli armamenti distorca il senso morale. Se io provocassi volontariamente il cancro in un’altra persona, sarei considerato un mostro di iniquità; ma se lo provoco volontariamente in alcune migliaia di persone, sono un nobile patriota…
La visione di un mondo popolato da poca gente capace di generare soltanto idioti o mostri, dovrebbe essere presa in sria considerazione dai gentiluomini che contemplano con calma la possibilità di esplosioni nucleari…
Il mondo nel quale viviamo è stato plasmato da circa seimila anni di guerra organizzata… Nel mondo esiste un’ attiva e dominante volontà di morte e sino ad oggi, in tutte le crisi, ha avuto la meglio sulla sanità mentale. Se vogliamo sopravvivere, questa situazione non può continuare…
Dobbiamo renderci conto che l’odio, lo spreco di tempo e di danaro e di capacità intellettuali per costruire armi di distruzione, la paura di quel che potremmo farci a vicenda e l’imminente quotidiano rischio che tutto quanto l’uomo ha compiuto scompaia, dobbiamo renderci conto, dico, e sono tutti prodotti della follia umana…Il male sta nei nostri cuori, ed è dai nostri cuori che deve essere espulso.
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