Dio si è fatto carne, “è entrato fino in fondo nella nostra condizione umana perché gli interessa tutto di noi, perché ci ama al punto da ritenerci più preziosi di ogni altra cosa”. Così il Papa, nell’omelia della Messa di Natale, presieduta ieri sera nella basilica di San Pietro, ha sintetizzato il mistero dell’incarnazione.
“Fratello, sorella, per Dio che ha cambiato la storia durante il censimento tu non sei un numero, ma un volto; il tuo nome è scritto nel suo cuore”, l’appello rivolto a ciascuno di noi: “Ma tu, guardando al tuo cuore, alle tue prestazioni non all’altezza, al mondo che giudica e non perdona, forse vivi male questo Natale, pensando di non andare bene, covando un senso di inadeguatezza e di insoddisfazione per le tue fragilità, per le tue cadute e i tuoi problemi. Ma oggi, per favore, lascia l’iniziativa a Gesù, che ti dice: ‘Per te mi sono fatto carne, per te mi sono fatto come te’. Perché rimani nella prigione delle tue tristezze? Come i pastori, che hanno lasciato le loro greggi, lascia il recinto delle tue malinconie e abbraccia la tenerezza di Dio bambino. Senza maschere e senza corazze getta in lui i tuoi affanni ed egli si prenderà cura di te: lui, che si è fatto carne, non attende le tue prestazioni di successo, ma il tuo cuore aperto e confidente. E tu in lui riscoprirai chi sei: un figlio amato di Dio, una figlia amata da Dio. Ora puoi crederlo, perché stanotte il Signore è venuto alla luce per illuminare la tua vita e i suoi occhi brillano d’amore per te”.
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