“Epifania significa manifestazione. In un tempo difficile, di odio e di guerra tra i popoli, come quello che stiamo vivendo Dio ci dice che il suo progetto è di riconciliazione e di pace. Per questo ha mandato il suo Figlio e lo ha fatto nascere qui a Betlemme”.
Lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando a Betlemme, la solennità dell’Epifania. Riferendosi alla figura dei Magi, “che rappresentano tutta l’umanità”, il Custode ha ricordato che “studiando le stelle hanno intuito la nascita di un nuovo Re in Giudea e si sono lasciati guidare dalle loro conoscenze, che però sono sufficienti solo per arrivare fino a Gerusalemme”. Ma per incontrare e riconoscere Gesù “non bastano le stelle, non basta la scienza, non basta la filosofia. Bisogna saper ascoltare la Scrittura, la profezia che rivela che la piccola (e insignificante) Betlemme è destinata ad essere la città dalla quale uscirà un capo che sarà il pastore del popolo di Dio”. Arrivati davanti a Gesù, Giuseppe e Maria, i Magi compiono due gesti che, ha spiegato Patton, “insegnano qualcosa di importante anche a noi: si prostrano in adorazione e offrono oro, incenso e mirra. Sono gesti che ci insegnano come dovrebbe essere la nostra relazione con Dio che si manifesta nel bambino Gesù. Se riconosciamo che quel bambino è il Figlio di Dio e il Signore della nostra vita e ci ama fino a morire per noi allora anche noi possiamo inginocchiarci, anzi prostrarci, davanti a lui e adorarlo”. Nell’Epifania, è stata la conclusione, “Dio si rivela a noi nel bambino Gesù.
Davanti a Lui anche noi pieghiamo le ginocchia con amore come i Magi, e lo mettiamo al centro della nostra vita. Anche se il presente che stiamo vivendo è difficile, soffocato com’è dall’odio e dalla guerra; anche se ci sembra di essere avvolti da una fitta tenebra è proprio quel bambino a illuminare la notte del nostro dolore e della nostra sofferenza ed è ancora quel bambino a rivelarci la speranza di poter far parte di un’umanità riconciliata e in pace”.
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