“Esiste il vero rischio che la legislazione che rende illegali le cosiddette terapie di conversione o riorientamento sessuale per gli omosessuali possa definire come comportamento criminale quello di sacerdoti, insegnanti, genitori e medici che insegnano ai più giovani che gli esseri umani sono maschi e femmine e che il matrimonio è un impegno preso tra un uomo e una donna che sono aperti alla generazione di figli”.

Così la Conferenza episcopale scozzese, in un comunicato, commenta la decisione del governo di Edimburgo di aprire un processo di consultazione sulla possibilità di bandire le cosiddette “terapie di riorientamento sessuale”. “Mentre la Chiesa sostiene le leggi che proteggono le persone da abusi fisici e verbali il fatto che le organizzazioni religiose possano diffondere i propri insegnamenti e guidare le persone che decidono di seguirli è un pilastro fondamentale di libertà”, scrivono I vescovi scozzesi, “È preoccupante la mancanza di chiarezza su che cosa si intenda con il termine “terapie di conversione. Ci impegniamo a leggere con attenzione il documento di consultazione del governo scozzese al quale daremo una risposta nelle prossime settimane”. Già negli scorsi mesi i vescovi cattolici scozzesi avevano espresso preoccupazione che la nuova legislazione provochi perdita di status per la Chiesa cattolica e porti al licenziamento di sacerdoti e insegnanti cattolici. In Scozia la Chiesa cattolica gestisce oltre 350 scuole primarie e secondarie finanziate dallo Stato.

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