Silvia Guzzetti
“Penso che il controverso piano di deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda, approvato ieri dal parlamento di Westminster con 320 voti a favore e 276 contrari, dimostri quanto immorale, disumano e spietato sia l’approccio di questo governo al problema della migrazione, come hanno denunciato più volte i vescovi cattolici e quelli anglicani. Tuttavia vi è un lato positivo nel voto di ieri. Il premier Rishi Sunak è riuscito ad evitare che la nuova legge violasse, in modo intenzionale, la legislazione internazionale sui diritti umani, come voleva l’ala più estrema del partito Tory, e ha dimostrato di voler mantenere il Regno Unito nella giurisdizione della Corte Europea dei diritti umani”. Cosi Clifford Longley, famoso commentatore cattolico, consulente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e del settimanale “Tablet”, commenta il voto alla Camera dei Comuni con il quale il governo conservatore di Rishi Sunak ha ottenuto il via libera al cosiddetto “Rwanda plan”.
Il programma era stato avviato dal governo britannico nell’aprile di due anni fa e prevedeva che il Paese africano avrebbe ospitato, in cambio di denaro (si parla di un accordo da 120 milioni di sterline, circa 140 milioni di euro), migliaia di richiedenti asilo non graditi al governo inglese per un periodo di tempo indefinito. Fino ad oggi, tuttavia, nessun richiedente asilo è mai stato deportato in Rwanda. Il piano, insomma, non è mai stato applicato perché i tribunali britannici e la Corte europea dei diritti umani hanno sempre accolto i ricorsi delle charities che rappresentavano i richiedenti asilo e dichiarato che il governo britannico violava i loro diritti umani. Una situazione che potrebbe continuare nei prossimi mesi, bloccando i tentativi del governo di Rishi Sunak di deportare i richiedenti asilo.
“Il governo pensa che la minaccia delle deportazioni in Rwanda scoraggerà le decine di migliaia di richiedenti asilo che tentano di attraversare il Canale della Manica ogni settimana, ma è chiaro che questo non funzionerà perché queste persone sono disposte a tutto pur di arrivare nel nostro Paese, dove spesso vivono i loro parenti, e non leggono certo i nostri giornali”, dice ancora Clifford Longley.
Il commentatore spiega, inoltre, che “anche se il governo britannico ha deciso la formazione di 150 giudici, che saranno impegnati a smaltire i ricorsi dei migranti destinati al Rwanda, questi ultimi potrebbero interrompere, comunque, le deportazioni”. “Come aveva sentenziato la Corte Suprema lo scorso novembre, il Paese africano non è una destinazione sicura e i richiedenti asilo potrebbero essere poi rimpatriati nel loro Paese di origine dove potrebbero subire torture e persecuzioni. Per non parlare del fatto che il ‘Rwanda bill’, che è stato approvato dai Comuni, dovrà superare, nelle prossime settimane, lo scrutinio della Camera dei Lord, che sono contrari a questa politica migratoria e che rallenteranno l’iter della legge, proponendo emendamenti e rimandando la legge ai Comuni”, conclude il commentatore.
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