foto SIR/Marco. Calvarese

“Se una persona non si arrabbiasse mai, se una persona non si indignasse davanti a un’ingiustizia, se davanti all’oppressione di un debole non sentisse fremere qualcosa nelle sue viscere, allora vorrebbe dire che non è umana, e tantomeno cristiana”. È il monito del Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata all’ira. L’ira “è un vizio terribile, sta all’origine di guerre e di violenze”, ha ribadito Francesco, citando il proemio dell’Iliade, che descrive “l’ira di Achille” che sarà causa di “infiniti lutti”. “Ma non tutto ciò che nasce dall’ira è sbagliato”, ha puntualizzato Francesco: “Gli antichi erano ben consapevoli che in noi sussiste una parte irascibile che non può e non deve essere negata. Le passioni in qualche misura sono inconsapevoli: capitano, sono esperienze della vita. Non siamo responsabili dell’ira nel suo sorgere, ma sempre nel suo sviluppo.

E qualche volta è bene che l’ira si sfoghi nella giusta maniera”. “Esiste una santa indignazione, che non è l’ira, ma è un movimento dell’intimo”, ha osservato il Papa: “Gesù l’ha conosciuta diverse volte nella sua vita: non ha mai risposto al male con il male, ma nel suo animo ha provato questo sentimento e, nel caso dei mercanti nel tempio, ha compiuto un’azione forte e profetica, dettata non dall’ira, ma dallo zelo per la casa del Signore”. “Dobbiamo distinguere”, ha concluso il Papa a braccio: “una cosa è lo zelo, la santa indignazione, un’altra cosa è l’ira, che è cattiva.

Sta a noi, con l’aiuto dello Spirito Santo, trovare la giusta misura delle passioni. A educarle bene, perché si volgano al bene e non al male”.

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