DIOCESI – È stata una serata all’insegna della preghiera, della convivialità e della fratellanza universale quella vissuta venerdì 2 febbraio da tutti i fedeli che si sono ritrovati alle ore 17:30 presso piazza Nardone in San Benedetto del Tronto per festeggiare la 28° Giornata Mondiale della Vita Consacrata, una ricorrenza che annualmente riaccende i riflettori sui Consacrati, uomini e donne, membri degli Istituti di Vita consacrata e delle Società di Vita apostolica che, come Cristo, hanno offerto totalmente la loro vita a Dio. L’appuntamento, organizzato dall’USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia) della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, ha registrato la partecipazione del vescovo Carlo Bresciani e di numerosi religiosi e religiose.
Dopo la suggestiva processione della luce verso la Cattedrale Santa Maria della Marina, alle ore 18:00, si è tenuta la solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal vescovo Bresciani ed impreziosita dal canto delle Suore Teresiane di Ripatransone.
Queste le parole con cui Suor Maria Alfonsa Fusco, delegata diocesana dell’USMI, ha introdotto la Santa Messa: “Oggi tutto il popolo cristiano è invitato a riflettere sul dono della vocazione alla vita religiosa, a ringraziare il Signore per la testimonianza gioiosa di tante persone consacrate a Lui e a pregare per loro, affinché siano sempre nella gioia a servizio della Chiesa diocesana e dell’umanità con il proprio carisma. La vita religiosa è inserita, per sua natura, nella missione della Chiesa; ogni religiosa annuncia il Vangelo nella vita apostolica quotidiana e lo testimonia nella fraternità. Anche Papa Francesco, con la sua voce semplice ed essenziale che stupisce ogni lettore, ci riempie di meraviglia e ci infonde tanta forza per vivere la complessità dei nostri tempi. Portiamo sempre nel cuore il suo insegnamento che ci invita ad amare costantemente la Chiesa di Gesù Cristo attraverso il servizio della preghiera, del silenzio, dell’offerta e della testimonianza evangelica. Nella nostra Chiesa diocesana ci sono 10 Congregazioni e 13 comunità che sono arricchite dalla presenza di molte religiose provenienti da diverse Nazioni: Filippine, Polonia, Spagna, Brasile, Perù, Madagascar, Congo, India, Indonesia e ovviamente Italia. Sentiamo veramente profonda gratitudine verso il Signore per il dono ricevuto. Ringraziamo il vescovo Carlo, che presiede questa solenne Concelebrazione, tutti i Concelebranti e tutto il popolo di Dio. Insieme facciamo festa. Insieme ci affidiamo alla Vergine Santa Maria della Marina, Madre nostra e modello di santità”.
Dopo la lettura del Vangelo che riportava il racconto della presentazione di Gesù al tempio, il vescovo Bresciani ha sottolineato, durante l’omelia, tre temi colti nella Parola di Dio del giorno.
Prima di tutto l’umiltà. “Maria e Giuseppe – ha detto Bresciani – portano Gesù al tempio. Maria sa benissimo come sia stato generato suo Figlio e da dove venga, sa di essere la madre di Dio, però si sottomette alla Legge. Lo stesso vale per Giuseppe. Il gesto di questi due genitori è molto significativo: Maria e Giuseppe, infatti, avrebbero potuto dire di non essere come gli altri, di essere unici; ma non lo fanno, non si mettono al di sopra di nulla. Il loro gesto è un grande atto di umiltà. Contemplando dunque l’umiltà di questi due genitori, pensiamo anche a noi religiosi: noi non siamo superiori agli altri, bensì siamo per la loro salvezza. Come Maria ha generato nel corpo quel bambino ma poi lo accompagna fisicamente al tempio e, in maniera simbolica, lo accompagna all’incontro con Dio, anche noi siamo chiamati a questo, ad accompagnare ogni persona all’incontro con Dio”.
“Il secondo aspetto che mi pare di cogliere nel Vangelo di oggi – ha proseguito il vescovo della Diocesi Truentina – è l’attesa, una caratteristica che va particolarmente evidenziata in un mondo – quello di oggi – in cui si vuole tutto e subito. Simeone e Anna, invece, sono due persone anziane che hanno saputo attendere. E saper attendere nella fede non è una posizione passiva; al contrario, la vita di fede ha a che fare con questa attesa. Un’attesa che rimanda ad una mancanza, ma rimanda anche ad un compimento. Un’attesa che testimonia che l’incontro con Dio è la cosa più importante. Un’attesa che viene ricompensata come e quando vuole Dio. Impariamo anche noi a rimanere nell’attesa”.
Il terzo ed ultimo aspetto evidenziato da Bresciani è la profezia: “Simeone e Anna riconoscono Gesù e poi vanno ad annunciare. Si dimostrano quindi profeti, ovvero persone che parlano per un altro, che indicano Cristo Gesù come il vero Messia. Se ci pensiamo, cos’è la vita consacrata, se non questa profezia che indica la cosa più importante della nostra vita, ovvero Gesù? Non siamo forse anche noi chiamati a diventare segni che rimandano ad un Altro? Chiediamo allora al Signore la grazia di camminare e rimanere lungo queste tre strade e ringraziamoLo per la vita Consacrata che ci ha elargito e che arricchisce la nostra esistenza e la rende più bella con i suoi doni”.
Al termine dell’omelia, i Consacrati e le Consacrate presenti hanno rinnovato le loro professioni religiose, in particolare i voti di castità, povertà ed obbedienza, fatti ciascuno secondo le proprie Costituzioni e Regole, per vivere la pienezza dell’amore, nella comunione fraterna e con il mondo intero. Questa fratellanza universale è stata testimoniata anche dalla varietà di lingue in cui sono state lette le preghiere dei fedeli: oltre che in italiano, anche in filippino, spagnolo, inglese e in lingua kalasha. All’insegna della multietnicità anche il momento di convivialità vissuto dopo la celebrazione nel salone parrocchiale, durante il quale i Consacrati e le Consacrate hanno gustato alcune prelibatezze tipiche dei loro diversi Paesi di origine, come le Filippine, il Madagascar, il Perù, l’India, la Spagna o ovviamente l’Italia.
Il pomeriggio è stato un momento di arricchimento non solo per i Consacrati che si sono ritrovati insieme, ma anche per la Chiesa che ha ricordato il loro servizio, ha ripensato alla bellezza e alla ricchezza che possiede e ha pregato per loro e per nuove vocazioni.
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