SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolta Giovedì 22 Febbraio, nel giorno dell’anniversario della morte di don Luigi Giussani, alle ore 19:30, presso la chiesa Sant’Antonio di Padova in San Benedetto del Tronto, una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani. La Santa Messa è stata concelebrata da don Giorgio Carini e da tutto il Popolo di Dio presente: in particolare, Massimo Capriotti, coordinatore del Gruppo Diocesano del Movimento di Comunione e Liberazione, e numerosi iscritti al Movimento di cui don Giussani, presbitero, teologo e docente, è stato il fondatore.

Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia: “Oggi ricorre l’anniversario della morte di don Luigi Giussani e lo celebriamo in questa giornata in cui la Chiesa ricorda la Cattedra di San Pietro. La Cattedra richiama all’insegnamento fondamentale che ci guida e ci sostiene nella vita cristiana e che don Giussani ha tenuto in grande considerazione, prendendolo come guida per la sua vita.
Oggi, nel brano del Vangelo, Gesù ci pone di fronte ad una domanda: ‘La gente che cosa dice di me?’, o meglio, ‘Chi dice che io sia?’. Le risposte sono molte, ma Gesù ci fa comprendere che non dobbiamo lasciarci guidare da quello che dice la gente. Egli va più a fondo e chiede ai suoi discepoli: ‘Ma voi chi dite che io sia?’. Questo significa che, quando ci presentiamo davanti a Gesù, non lo facciamo in base a quello che gli altri dicono di noi, bensì si tratta di un incontro personale. La fede scaturisce dalla risposta che noi diamo a questa domanda davvero centrale che Gesù ci pone. E la risposta di Pietro è la risposta della Chiesa: ‘Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente’.
Don Giussani si è lasciato interrogare a fondo da questa domanda e si è lasciato ispirare da essa. Non solo. Ne ha tratto anche le estreme conseguenze, cioè ha trovato qui la roccia su cui fondare la sua intera vita”.

Mi pare che da qui possiamo trarre tre aspetti – ha proseguito Mons. Brescianiche hanno caratterizzato la vita di don Giussani e che sono la conseguenza diretta dell’incontro con Cristo: ‘Se Tu sei il Cristo, allora da questa certezza, per me e per la mia vita, vengono delle conseguenze concrete’.
La prima riflessione è che don Giussani è stato un vero appassionato di Cristo. Potremmo dire un vero e proprio innamorato di Cristo, in quanto Egli era al centro delle sue riflessioni e delle sue azioni.
Un secondo aspetto è, senza dubbio, il suo protagonismo, inteso in senso positivo, capace di coinvolgere ed appassionare. Una paternità particolare ce l’ha avuta per i giovani. Quell’incontro con Cristo che egli ha vissuto non lo ha tenuto per sé, non lo ha reso intimistico, bensì l’ha trasmesso agli altri in un periodo storico molto turbolento. E questo protagonismo non veniva dalla volontà di mettere al centro se stesso, ma dal bisogno di trasmettere Gesù a tutti, dal bisogno di far incontrare ciascuno con Gesù. Non lui quindi, ma Gesù; proprio come faceva Giovanni il Battista, il quale diceva: ‘È Lui che dovete seguire’. È questo l’aspetto di missionarietà inevitabile che fa parte della vita cristiana.
Il terzo ed ultimo tema è la comunione: dall’incontro con Gesù non può che scaturire la comunione, perché Gesù è comunione trinitaria, è comunione con il Padre nello Spirito. Da qui ne viene la Chiesa, da qui l”impegno di don Giussani a servire la Chiesa il cui compito è quello di far incontrare Gesù e costruire una comunità di credenti. In questo senso don Giussani è stato un cercatore, uno che, consapevole della sua povertà umana, non pretendeva, non imponeva, bensì accoglieva con gioia e gratitudine la presenza di quel Cristo che amava. Un cercatore di Dio, uno che cercava Dio in Gesù. E lo cercava non in modo avulso dall’uomo, ma passando attraverso il coinvolgimento umano. Per questo è stato cercatore di Dio, ma anche costruttore di comunione con Dio e tra gli uomini, perché è nella comunione che si incontra Dio, non certamente nella divisione”.

Ha poi concluso il vescovo Bresciani: “Nella lettera che papa Francesco ha scritto lo scorso 20 Gennaio a Davide Prosperi, il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, c’è una consegna che è rivolta a tutti e in modo particolare a voi che fate parte del Movimento. Il Pontefice raccomanda a tutti gli aderenti ‘di avere cura dell’unità tra di voi. Essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri»’. Possiamo dire che don Giussani ha preso questo comandamento sul serio, ha preso la vita molto sul serio, l’ha spesa per far incontrare Gesù, per far crescere la comunione tra gli uomini e nella Chiesa. Voi, carissimi, che vi rifate a don Giussani e al suo carisma, siate sempre cercatori di Dio e siate sempre, ovunque, caparbiamente costruttori di comunione. Del resto cosa ha fatto Gesù? Egli ne Vangelo ci ha detto che bisogna imparare non solo a non uccidere, non solo a non insultare l’altro, ma ad amarlo e ad amarci tutti, come Lui ci ha amato per primo. Ci ha insegnato ad avere una giustizia non ipocrita, una giustizia che supera quella degli Scribi e dei Farisei, una giustizia che ama ogni essere umano. Solo l’amore vero porta alla comunione. E la comunione, a sua volta, porta alla libertà. Questa è la strada che ha percorso Gesù e che non possiamo non cercare di percorrere anche noi. Camminiamo dunque saldamente aggrappati alla roccia che è la fede di Pietro sulla quale si fonda la Chiesa e riconosciamoci fratelli tra noi. Non abbiamo altra strada per essere discepoli di Gesù, se non essere ostinati ad essere veri costruttori di comunione“.

Prima della benedizione finale, Massimo Capriotti, coordinatore del Movimento, ha preso la parola per ringraziare il vescovo Bresciani. Queste le sue parole: “Tutto ciò che don Giussani ha compiuto nella sua vita è stato determinato dalla grande passione per Cristo e dalla testimonianza che la fede non può prescindere dalla comunione con i fratelli, anche all’interno della Chiesa. E così è anche per noi, in questa Chiesa diocesana di cui Lei è pastore. La ringraziamo per la sua benevolenza”.

Al termine della Messa, dopo lo scatto di una foto ricordo, tutti i presenti hanno vissuto un momento di convivialità presso i locali dell’oratorio parrocchiale.

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