Continuano ad arrivare da Haiti notizie di un Paese quasi in guerra civile, nel quale molti punti chiave della capitale Port-au-Prince sono in mano alla criminalità. Sabato, a Port-au-Prince, come riportano le maggiori agenzie, il porto è stato saccheggiato, tra cui un container di articoli essenziali per i neonati e le loro madri, tra cui rianimatori e altre forniture vitali, come ha fatto sapere l’Unicef in un comunicato. Oltre a forniture per la maternità e la neonatologia, il container saccheggiato conteneva anche “attrezzature per lo sviluppo e l’educazione della prima infanzia e acqua”, ha dichiarato l’Unicef. Più di 260 container fermi al porto sono ora controllati dai gruppi armati, secondo quanto riferisce l’organizzazione.
Sempre nel fine settimana, la polizia haitiana ha sequestrato armi e ha tentato di riprendere il controllo di un quartiere di Port-au-Prince presidiato dal leader delle bande criminali, Jimmy ‘Barbecue’ Chérizier, in un’operazione che ha provocato la morte di diverse persone. “La polizia sta attuando nuove strategie con l’obiettivo di recuperare alcune aree occupate negli ultimi giorni da queste bande armate, al fine di facilitare la libera circolazione dei cittadini pacifici”, si legge in un comunicato della Polizia.
Mentre gli Stati Uniti stanno proseguendo nell’evacuazione dal Paese dei pochi connazionali rimasti, gli echi della crisi haitiana si avvertono anche nella vicina Repubblica Dominicana, dove si segnalano arresti arbitrari da parte della polizia migratoria verso profughi haitiani. In particolare, una denuncia, pervenuta al Sir, arriva dai missionari domenicani di El Seibo, per un fatto accaduto venerdì scorso in un centro di accoglienza. “Sono arrivati armati, sbattendo forte sulle porte – il racconto dei missionari –, svegliando adulti e bambini. Li hanno minacciati, hanno chiesto loro i documenti, li hanno aggrediti e hanno rotto qualsiasi cosa bloccasse il loro cammino. Ci sono state aggressioni, minacce con armi da fuoco, furti di denaro e telefoni cellulari da parte dei soldati. Alcune persone sono state portate via, tra cui donne incinte, minori e anziani, tutte persone molto vulnerabili”.
Ciò è avvenuto “nonostante le Nazioni Unite abbiano chiesto alle autorità dominicane di interrompere le deportazioni forzate di persone di origine haitiana e di rispettare i diritti umani di queste persone che cercano di migliorare la propria vita altrove. Stéphane Dujarri, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha infatti dichiarato che non si possono effettuare deportazioni di massa in un Paese che non è sicuro, come è la situazione attuale ad Haiti”.
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