“Salve sono William della parrocchia Santissima Annunziata di Porto d’Ascoli e mi hanno incuriosito molto gli articoli sugli oratori che si stanno svolgendo nelle varie parrocchie. Per leggere i precedenti articoli clicca qui.
Tante testimonianze importanti che fanno riflettere.
Detto che nella mia parrocchia, questa estate, ho organizzato sia il torneo di calcetto delle medie che quello dei piu’ grandi (mi sono assunto questa responsabilità dato che a 23 anni sono istruttore/educatore di calcio),volevo dire la mia sull’importanza degli oratori.
Sono cresciuto in parrocchia,giocando a calcetto con i miei amici.
Alle 16 ci trovavamo in oratorio senza aver bisogno di fare telefonate per avvisare. La palla c’era sempre e si giocava. C’era una squadra che vinceva e una che perdeva,il pareggio non lo si conosceva. C’era chi si faceva male,ma continuava lo stesso,per non far rimanere la propria squadra in inferiorità numerica,al massimo andava in porta,ma l’idea di abbandonare i propri compagni non esisteva proprio. Un semplice gruppo di amici che si conosceva,che viveva ogni singolo momento guardandosi negli occhi. Il giorno dopo si ricominciava,piu’ forti di prima. L’oratorio è stato per me palestra di vita.
Lo è tutt’ora, così come lo sport, senza il quale non potrei vivere.
Aver realizzato il sogno di poter allenare dei ragazzi (e questo è solo l’inizio) mi rende orgoglioso. Allenarsi per imparare a giocare,allenarsi per imparare a vivere. Si,perchè lo sport è la vita. “Vinco,perchè ho perso”. Questa è la frase che porto sempre con me. Sia nello sport che nella vita,le vittorie confermano la mia passione e la mia tenacia,ma le sconfitte mi rimettono in discussione e mi rimettono di nuovo al lavoro.
Alle 16 ci trovavamo in oratorio senza aver bisogno di fare telefonate per avvisare. La palla c’era sempre e si giocava. C’era una squadra che vinceva e una che perdeva,il pareggio non lo si conosceva. C’era chi si faceva male,ma continuava lo stesso,per non far rimanere la propria squadra in inferiorità numerica,al massimo andava in porta,ma l’idea di abbandonare i propri compagni non esisteva proprio. Un semplice gruppo di amici che si conosceva,che viveva ogni singolo momento guardandosi negli occhi. Il giorno dopo si ricominciava,piu’ forti di prima. L’oratorio è stato per me palestra di vita.
Lo è tutt’ora, così come lo sport, senza il quale non potrei vivere.
Aver realizzato il sogno di poter allenare dei ragazzi (e questo è solo l’inizio) mi rende orgoglioso. Allenarsi per imparare a giocare,allenarsi per imparare a vivere. Si,perchè lo sport è la vita. “Vinco,perchè ho perso”. Questa è la frase che porto sempre con me. Sia nello sport che nella vita,le vittorie confermano la mia passione e la mia tenacia,ma le sconfitte mi rimettono in discussione e mi rimettono di nuovo al lavoro.
Ho riportato la mia esperienza per testimoniare la mia ammirazione verso quei ragazzi che d’estate decidono di essere dei punti di riferimento per i piu’ piccoli.
Quest’ultimi hanno bisogno di imparare a credere nella fede,di giocare,di fare laboratori,di fare nuove amicizie. Ma hanno bisogno,prima di tutto,di una cosa : hanno bisogno di persone che li possano ascoltare. Facciamo loro delle domande,chiediamogli quali sono i loro sogni,cosa amano,parliamoci e ascoltiamoli. Ci daranno il cuore.
Quest’ultimi hanno bisogno di imparare a credere nella fede,di giocare,di fare laboratori,di fare nuove amicizie. Ma hanno bisogno,prima di tutto,di una cosa : hanno bisogno di persone che li possano ascoltare. Facciamo loro delle domande,chiediamogli quali sono i loro sogni,cosa amano,parliamoci e ascoltiamoli. Ci daranno il cuore.
Gli oratori continueranno a vivere fino a quando ci saranno dei ragazzi disposti a mettersi in gioco,a sognare in grande.
Riportiamo lo sport nelle parrocchie, lo sport insieme con la fede: imparare a “fare squadra”, a vincere, a cadere, a rialzarsi, a stringere la mano all’avversario. Credere nello sport come palestra per diventare uomini felici.
Riportiamo lo sport nelle parrocchie, lo sport insieme con la fede: imparare a “fare squadra”, a vincere, a cadere, a rialzarsi, a stringere la mano all’avversario. Credere nello sport come palestra per diventare uomini felici.
Poche righe di un sognatore”.
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