M.Michela Nicolais
“Non dimentichiamo di pregare per la pace”. Papa Francesco ha concluso con questo appello l’udienza di ieri, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla virtù della fede. “Preghiamo per i popoli che sono vittime della guerra”, l’invito: “la guerra sempre è una sconfitta, sempre. Pensiamo alla martoriata Ucraina, che soffre tanto. Pensiamo agli abitanti della Palestina e di Israele che sono in guerra. Pensiamo a i Rohingya, al Myanmar e chiediamo la pace. Chiediamo la vera pace per questi popoli e per tutto il mondo”.
“Purtroppo oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi”, la denuncia finale: “Terribile, guadagnare con la morte. Chiediamo la pace, che vada avanti la pace”.
Anche ai pellegrini polacchi, salutati poco prima, il Papa aveva rivolto un analogo appello: “Pregate per la Chiesa, per la patria, per la pace in Ucraina e in Medio Oriente”.
La fede “è l’atto con cui l’essere umano si abbandona a Dio”,
l’esordio della catechesi. Senza le virtù teologali – la fede, la speranza e la carità – “noi potremmo essere prudenti, giusti, forti e temperanti, ma non avremmo occhi che vedono anche nel buio, non avremmo un cuore che ama anche quando non è amato, non avremmo una speranza che osa contro ogni speranza”. “In questa fede, Abramo è stato il grande padre”, ha spiegato Francesco: “Quando accettò di lasciare la terra dei suoi antenati per dirigersi verso la terra che Dio gli avrebbe indicato, probabilmente sarà stato giudicato folle: perché lasciare il noto per l’ignoto, il certo per l’incerto? ‘Ma perché fa quello? E’ pazzo’. Ma Abramo parte, come se vedesse l’invisibile. E sarà ancora questo invisibile a farlo salire sul monte con il figlio Isacco, l’unico figlio della promessa, che solo all’ultimo momento sarà risparmiato dal sacrificio. In questa fede, Abramo diventa padre di una lunga schiera di figli”. “La fede lo ha fatto fecondo”, ha aggiunto a braccio. “Uomo di fede sarà Mosè – ha proseguito – il quale, accogliendo la voce di Dio anche quando più di un dubbio poteva scuoterlo, continuò a restare saldo e a fidarsi del Signore, e persino a difendere il popolo che invece tante volte mancava di fede”. Donna di fede, infine, “sarà la Vergine Maria, la quale, ricevendo l’annuncio dell’Angelo, che molti avrebbero liquidato perché troppo impegnativa e rischiosa, risponde: ‘Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola’. Con il cuore pieno di fede, di fiducia in Dio, Maria parte per una strada di cui non conosce né il tracciato né i pericoli”.
“La fede è la virtù che fa il cristiano”, ha affermato il Papa.
“Perché essere cristiani – ha precisato – non è anzitutto accettare una cultura, con i valori che l’accompagnano, ma accogliere e custodire un legame: io e Dio; la mia persona e il volto amabile di Gesù. Questo legame è quello che ci fa cristiani”.
A questo proposito, il Santo Padre ha citato l’episodio evangelico in cui i discepoli di Gesù stanno attraversando il lago e vengono sorpresi dalla tempesta: “Pensano di cavarsela con la forza delle loro braccia, con le risorse dell’esperienza, ma la barca comincia a riempirsi d’acqua e vengono presi dal panico. Non si rendono conto di avere la soluzione sotto gli occhi: Gesù è lì con loro sulla barca, in mezzo alla tempesta, e dorme. Quando finalmente lo svegliano, impauriti e anche arrabbiati perché lui li lascia morire, Gesù li rimprovera: ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’”.
“La grande nemica della fede non è l’intelligenza, non è la ragione, come, ahimè, qualcuno continua ossessivamente a ripetere, ma è la paura”,
la tesi del Papa: “Per questo motivo la fede è il primo dono da accogliere nella vita cristiana: un dono che va accolto e chiesto quotidianamente, perché si rinnovi in noi. Apparentemente è un dono da poco, eppure è quello essenziale”. “Quando ci hanno portato al fonte battesimale – ha ricordato Francesco – i nostri genitori, dopo aver annunciato il nome che avevano scelto per noi, si sono sentiti interrogare dal sacerdote: ‘Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?’. E i genitori hanno risposto: ‘La fede, il battesimo!’”.
“Per un genitore cristiano, consapevole della grazia che gli è stata regalata, quello è il dono da chiedere anche per suo figlio: la fede”,
ha commentato il Papa: “Con essa un genitore sa che, pur in mezzo alle prove della vita, suo figlio non annegherà nella paura. Il nemico è la paura. Sa anche che, quando cesserà di avere un genitore su questa terra, continuerà ad avere un Dio Padre nei cieli, che non lo abbandonerà mai. Il nostro amore è così fragile, solo l’amore di Dio vince la morte”. “Certo, la fede non è di tutti, e anche noi, che siamo credenti, spesso ci accorgiamo di averne solo una piccola scorta”, ha fatto notare Francesco: “Spesso Gesù ci può rimproverare, come fece coi suoi discepoli, di essere uomini di poca fede. Però è il dono più felice, l’unica virtù che ci è concesso di invidiare. Perché chi ha fede è abitato da una forza che non è solo umana; infatti, la fede innesca la grazia in noi e dischiude la mente al mistero di Dio. Come disse una volta Gesù: ‘Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe’ . Perciò anche noi, come i discepoli, gli ripetiamo: Signore, aumenta la nostra fede! È una bella preghiera”.
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