MARCHE – Si è aperto ieri, sabato 17 maggio, a Loreto, l’incontro degli incaricati diocesani del Sovvenire delle Marche che si concluderà oggi, sabato 18 maggio.

Filo conduttore della due giorni è “Corresponsabilità – Partecipazione – Comunione: Il sostegno economico alla Chiesa cattolica“.

Presenti anche gli Economi e i Presidenti degli Istituti per il Sostentamento del Clero delle varie Diocesi delle Marche, al fine di stimolare la collaborazione, per promuovere la sinodalità e la corresponsabilità tra i diversi ruoli.

Per la Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, stanno prendendo parte ai lavori l’incaricato diocesano Simone Incicco e il membro dell’equipe diocesana Giuliano Vagnoni.

Per capire tutte le dinamiche di un gesto così semplice, come quello della firma per l’8xmille alla Chiesa Cattolica, e spesso sottovalutato, ma essenziale per la vita della Chiesa, delle comunità in Italia e delle zone del mondo più povere del mondo, vi proponiamo una bella intervista a Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio promozione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica.

Perché è importante la firma per l’8xmille?
Riguardo all’8xmille circolano molti luoghi comuni fuorvianti ed è bene subito fare un po’ di chiarezza. Molti credono che la firma comporti un aggravio a livello fiscale, ma non è affatto così. Lo 0,8% dell’intero gettito Irpef (ovvero l’8xmille, appunto) è stato già versato da tutti i contribuenti, non solo da chi firma. Chi firma però ha la possibilità di contribuire a scegliere in che modo questi soldi verranno spesi, a chi verranno affidati dall’Erario. Per questo rinunciare alla firma vuol dire rinunciare alla possibilità di scegliere, affidare questa decisione ad altri.

E questo discorso vale per chiunque percepisca una qualsiasi forma di reddito, non solo per chi è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi. Anche i pensionati o chi percepisce una minima retribuzione, quindi, hanno diritto a partecipare a questo processo di democrazia fiscale che esiste da quando è entrata in vigore la legge 222 del 1985. La firma di un anziano con la pensione sociale o quella di un imprenditore milionario hanno lo stesso identico valore!

E perché firmare proprio per la Chiesa Cattolica?
Perché fa bene. E lo dico con la massima convinzione e nel senso più ampio di questa espressione. Firmare per la Chiesa Cattolica significa entrare in un incredibile vortice di solidarietà che ogni anno reca benefici a migliaia e migliaia di persone, in Italia e anche nei paesi più poveri del mondo. La Chiesa da sempre si occupa degli ultimi e di chi è in difficoltà e il modo in cui i fondi dell’8xmille vengono spesi è dettagliatamente rendicontato. Basta fare un giro nel sito www.8xmille.it. La Chiesa “fa bene”, quindi, e firmare contribuisce a rendere possibile quest’opera, ma fa anche bene alla persona che firma. È quello che abbiamo cercato di comunicare attraverso la campagna di questi ultimi due anni: se fare un gesto di solidarietà fa stare bene chi lo compie… immaginiamo partecipare a farne migliaia!

Possiamo spiegare un po’ meglio in cosa consiste questo “fare il bene”?
Certo che possiamo, anche perché è esattamente quello che è stato stabilito quando è stato rinnovato il Concordato tra Stato e Chiesa, nel 1984, e che poi è stato fissato nella legge dell’anno seguente, la 222. Questo “bene” si incanala lungo tre diverse strade. La prima è quella delle esigenze pastorali e di culto della popolazione italiana, compresa la buona gestione dell’immenso patrimonio architettonico e artistico che la storia della Chiesa ci ha tramandato qui in Italia. Pensiamo, ad esempio, a quanti campanili fanno parte integrante dei nostri paesi e delle nostre città e a quanto sia importante che questi edifici e i tesori d’arte che essi contengono siano mantenuti bene.

Poi ci sono i progetti di solidarietà in Italia e nel mondo: quasi 250 milioni di euro che ogni anno migliorano la vita di anziani, disabili, famiglie in difficoltà, donne vittime di abusi, persone che non hanno ancora trovato o hanno perduto il lavoro, popolazioni sofferenti nelle periferie del pianeta, sulla cui vita pesano ingiustizie globali e cambiamenti climatici estremi, migranti in cerca di accoglienza e integrazione.

Infine, ed è la terza via, c’è il sostentamento dei circa 32.000 sacerdoti che lavorano nelle nostre Diocesi, compresi quelli più anziani e malati e i circa 300 missionari fidei donum. Sono uomini che si spendono a tempo pieno per il bene di tutti – non solo dei cattolici – e ai quali l’8xmille contribuisce a garantire una sussistenza dignitosa, dalle parrocchie alpine fino a quelle nelle isole più sperdute del nostro mare.

Quindi dei fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica non beneficiano solo i cattolici?
Assolutamente no. E tutti possono sperimentarlo. Avete mai visto una mensa della Caritas o un dormitorio o una casa di accoglienza che agli ospiti chieda un certificato di Battesimo per accoglierli? No, perché non è quello che il Vangelo ci ha insegnato.

La Chiesa raccoglie un grido di sofferenza che rischierebbe fortemente di rimanere inascoltato, se fosse affidato solamente alla burocrazia e alle altre istituzioni.

Provate ad immaginare cosa succederebbe se, all’improvviso, scomparissero tutte le opere finanziate dai fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica, e con esse il lavoro delle migliaia di volontari che offrono gratuitamente tempo, passione e competenze per soccorrere i più bisognosi. Ecco perché chiediamo a tutti di mettere la firma, non solo ai cattolici.

Ma per i cattolici questo invito è più forte?
Dovrebbe esserlo. Purtroppo, parte della nostra comunità ha perso la consapevolezza che, come tale, sia chiamata al sostegno della Chiesa. Pensate che ben il 45% dei praticanti non firma! La Chiesa non è ricca! I redditi provenienti dal suo patrimonio coprono solo il 5% del fabbisogno per il mantenimento dei sacerdoti. Il 70% di questo costo è coperto dai fondi 8xmille. Il modello pensato 40 anni fa prevede che sia la comunità a prendersi cura di questa istituzione e farlo con l’8xmille non costa proprio nulla. Come in ogni famiglia ci si sente tutti partecipi della gestione delle spese e dei conti di casa, così dovrebbe essere anche per le nostre comunità. Siamo una grande famiglia in quanto figli di Dio e quindi fratelli. Come tali dobbiamo essere i primi a preoccuparci delle nostre chiese, dei nostri sacerdoti, dei nostri progetti di carità. È fondamentale che non smettiamo di ricordarlo a tutti e oggi è ancora più importante perché negli ultimi anni la percentuale dei firmatari per la Chiesa cattolica è scesa dal 90 al 70%. Questo significa che abbiamo bisogno di una nuova consapevolezza, a cominciare dai territori in cui ogni giorno si svolge la nostra vita di fedeli. Insieme e in comunione ce la possiamo fare e dobbiamo farlo.

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