M.Michela Nicolais
“Un aiuto per orientare meglio il cammino di discernimento dei vescovi”. Così suor Daniela Del Gaudio, direttrice dell’Osservatorio sulle apparizioni e i fenomeni mistici della Pami (Pontificia Academia Mariana Internationalis) e docente di mariologia in vari atenei pontifici, definisce le nuove Norme del Dicastero per la dottrina della fede sui presunti fenomeni soprannaturali, appena emanate. “La storia delle apparizioni dimostra che la dichiarazione di soprannaturalità è stata data in casi eccezionali”, ricorda la religiosa, che si sofferma sul ruolo di “sostegno” al discernimento esercitato dalla Pami e sulla necessità di un rapporto più profondo e proficuo tra la “straordinarietà” del pellegrinaggio ai santuari mariani, i più frequentati al mondo, e la pastorale ordinaria.
Suor Daniela, come giudica le nuove norme appena emanate dal Dicastero per la dottrina della fede? Cosa cambia, e come, nell’approccio ai fenomeni soprannaturali?
Penso che le nuove norme siano in aiuto per i vescovi, innanzitutto proprio perché norme più dettagliate consentono di orientare meglio il cammino di discernimento che sono chiamati a fare i presuli, in comunione con il Dicastero. In senso più specifico, inoltre,
questa scelta di concedere il ‘nihil obstat’, in luogo della dichiarazione ‘de supernaturalitate’, valorizza il fatto che tali fenomeni non diventino oggetto di fede, non siano cioè obbliganti per i credenti. Un errore, quest’ultimo, che si è registrato soprattutto in alcune parti del mondo:
le nuove norme, infatti, riguardano tutto il panorama mondiale e richiedono ai vescovi di chiarire questo concetto. Occorre precisare, tuttavia, che tutto ciò non esclude la soprannaturalità: alcuni fenomeni possono richiedere per la loro eccezionalità uno studio più profondo e dettagliato. Le nuove norme, in altre parole, richiedono una maggiore serietà per arrivare, eventualmente e in casi eccezionali, alla dichiarazione di soprannaturalità, in merito alla quale spetta poi al Santo Padre pronunciarsi.
La storia delle apparizioni dimostra che la dichiarazione di soprannaturalità è stata data in casi eccezionali.
Con le nuove norme si facilita il lavoro dei vescovi e delle Commissioni diocesane, stabilendo che in primo luogo si proceda al nulla osta, cioè alla constatazione che non ci sono elementi critici o problematici nel fenomeno analizzato. Poi, se si vuole, si può procedere ulteriormente e concedere la possibilità pastorale di esercitare il culto.
Con le nuove norme il discernimento spetta ai vescovi in dialogo con il Dicastero. Il vostro Osservatorio sperimenta già questa collaborazione: qual è il vostro ruolo e quale bilancio fate di questa esperienza?
A noi non compete il discernimento, ma un’opera di supporto ai vescovi diocesani: sia come studio, se il vescovo lo chiede, sia come competenze per quanto riguarda la composizione delle Commissioni per le apparizioni. Le società mariologiche, infatti, sono diffuse in tutto il mondo, e a livello territoriale, se ci viene richiesto, possiamo indirizzare i vescovi alle persone più accreditate a far parte delle Commissioni. Non tutti sono preparati, alcuni sono più aperti ed altri sono più ritrosi: anche qui le nuove norme del Dicastero sono più dettagliate e più chiare nell’indicare i criteri per la composizione e l’azione delle Commissioni. Anche in questo caso si tratta di un grande aiuto, perché più approfondito: nelle nuove norme ci sono maggiori dettagli, anche giuridici, sui termini e le procedure da adottare.
I santuari mariani sono i più frequentati al mondo. In che rapporto si pongono con la pastorale ordinaria, e quali eventuali passi ulteriori possono essere fatti per inserirli più adeguatamente nel vissuto delle nostre comunità?
I santuari mariani sono una grande risorsa, perché Maria attira: anche un fenomeno soprannaturale, quando si verifica, è un segnale che Dio c’è, che Dio esiste, che c’è stato un intervento particolare di Dio. La Pami ha già istituito il secondo anno del Corso di Alta formazione sulle mariofanie e i fenomeni mistici.
È importante che ci sia una pastorale ben organizzata che favorisca la mariologia, sia dal punto di vista sacramentale e catechetico che per guidare i pellegrinaggi e i gruppi a vivere una autentica esperienza di fede: non episodica o emotiva ma che, tornando a casa, consenta al fedele che vi ha partecipato di continuare l’esperienza nella sua comunità, nella vita quotidiana di fede.
Ci sono persone che sono legate solo a quel particolare posto e santuario: è vero che esistono luoghi dove il Signore si è rivelato in modo particolare, ma poi devo vivere quotidianamente un cammino di fede insieme alla mia comunità. Per questo è fondamentale una preparazione pastorale che faccia capire il valore del pellegrinaggio al santuario, ma nello stesso tempo spinga a far tesoro di tale esperienza vissuta utilizzandola come primo approccio all’evangelizzazione, per poi guardare però al cammino quotidiano di fede, inserendo la straordinarietà nell’ordinarietà.
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