DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Come è sancito il patto di alleanza tra Dio e il popolo di Israele, come Dio e Israele hanno “messo nero su bianco” il reciproco desiderio di comunione che li anima? Ce lo racconta il libro dell’Esodo: «Mosè scrisse tutte le parole del Signore […] Eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e versò l’altra metà sull’altare […] Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi…».
Questi riti ci possono apparire molto lontani nel tempo ed estranei alla nostra cultura, mentalità; ma il loro significato è profondissimo e attualissimo.
Chi di noi, infatti, può vivere bene senza la certezza che i suoi peccati sono stati cancellati, senza la certezza che nulla più ostacola il suo rapporto con Dio?
Sono antichi sacrifici che davano voce alle esigenze più vere che, da sempre, abitano il cuore dell’uomo: la liberazione dalla colpa, la riconciliazione con il proprio passato, la guarigione dalle ferite causate dal male, il desiderio di Dio e della perfetta comunione con Lui nell’abbraccio della sua misericordia.
L’autore della lettera agli Ebrei, da cui è tratta la seconda lettura di questa domenica, ci ricorda tutto questo facendoci fare un passo importante in avanti: a questi nostri grandi desideri, in maniera definitiva, ha risposto Gesù con l’offerta di sé, del suo corpo e del suo sangue. E’ questa la nuova ed eterna alleanza, non più sigillata dal sangue di animali immolati ma dal sangue del Figlio di Dio fatto uomo.
Questa offerta di Gesù al Padre sull’altare della croce, rimane presente, contemporanea, proprio attraverso il sacramento dell’Eucarestia. In esso, Gesù è presente come il perfetto ed il definitivo mediatore tra Dio e gli uomini, l’altare e la vittima della nuova ed eterna alleanza.
«Prendete, questo è il mio corpo […]. Questo è il sangue dell’alleanza». Sono le parole pronunciate da Gesù nel cenacolo, durante l’ultima cena con i suoi apostoli, prima della sua passione, morte e resurrezione, parole che il sacerdote ripete durante la Santa Messa.
Diceva il cardinal Martini: “La celebrazione eucaristica realizza se stessa quando fa in modo che i credenti donino corpo e sangue come Cristo per i fratelli.
Mangiare e bere il corpo e il sangue del Signore significa fare propria l’intera vicenda di Cristo.
Quando Gesù ci dà il suo sangue, vuole che nelle nostre vene scorra la sua vita, vuole che nel nostro cuore metta radici il suo coraggio e quel miracolo che è la gratuità nelle relazioni.
Quando Gesù ci dà il suo corpo, chiede che la nostra fede si appoggi non a delle idee ma ad una persona.
Quando Gesù ci dà il suo corpo e il suo sangue chiede che il dono ricevuto sia ridonato.
Diventare pane, perché l’altro, mangiando, riceva vita; farsi sangue versato, perché l’altro, bevendone, possa fare esperienza dell’amore che trasforma: questo significa celebrare l’Eucarestia, questo significa festeggiare, oggi, la solennità odierna del Corpo e del Sangue di Cristo.
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