GROTTAMMARE – Passeggiando nel cassetto della memoria il pensiero corre agli antichi giardini di Grottammare. Vi erano delle differenze, sembra assurdo ma è così: un conto erano quelli della “marina”, un altro quelli del “vecchio incasato”, cioè del Paese Alto. Ovviamente si tratta di dettagli, ma per chi sa coglierli è così. In quelli della “Marina” vi erano dei fiori tramandati e diffusi via talea o con lo scambio dei tuberi dalle nonne: non mancavano mai le calle e le rose.

In quelli del Paese Alto vigeva quella rusticità gradevole fatta di cocci, materiali di recupero, povertà e colore: gerani, violacciocche, capperi e piante a foglie verdi. Prima del recupero e consolidamento, le mura del paese alto conservavano tra le fessure dei mattoni fiori che facevano capolino, generati da semi di secoli fa, sempre rinnovati ad ogni nuova stagione. Dalle mura pendevano fiori di capperi bianchi e viola, eleganti come orchidee, ma anche ciuffi di gialle ginestre e qualche geranio solitario il cui seme, magari volato da qualche balcone antico, aveva trovato una casetta comoda nel terriccio polveroso tra due vecchi mattoni. Così pure per le violacciocche, che colorate, a volte gialle a volte viola o vinaccia, punteggiavano silenziose le vecchie mura. Quei fiori caparbi spuntati tra le mura testimoniavano che le donne di sempre avevano coltivato a bellezza nella sua rustica semplicità, come inno alla vita.

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