“Quello che fa l’Ospedale Bambino Gesù con le sue missioni a Karak non è una goccia nell’oceano, è molto di più. Le famiglie percorrono anche 300-400 chilometri solo per un consulto, perché qui trovano delle risposte che in altri posti non ricevono”. Lo hanno affermato suor Adele Brambilla e suor Alessandra Fumagalli in video collegamento con il presidente Tiziano Onesti. L’occasione per il colloquio a distanza è stata la missione di neuropsichiatria dell’Ospedale della Santa Sede appena conclusa nell’Ospedale italiano di Karak (Oik) in Giordania, gestito dalle missionarie comboniane. Il ritorno degli specialisti italiani, nell’ambito di una collaborazione tra i due ospedali iniziata nel 2013, era molto atteso dopo un’interruzione di due anni. Per il Bambino Gesù erano presenti in Giordania i medici della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Fabio Quarin e Giovanni Valeri.
Le missionarie comboniane gestiscomo l’Ospedale italiano di Karak, in Giordania, dal 1939. Nella popolazione della provincia, a circa 140 km della capitale Amman, sono presenti numerosi profughi soprattutto siriani e iracheni (si stima che dal 2011 la Giordania abbia accolto più di un milione di profughi siriani). La collaborazione con l’Ospedale della Santa Sede è iniziata nel 2013. In questi 1o anni sono stati curati più di 800 bambini ed effettuate circa 2300 visite. Si è lavorato, inoltre, alla formazione di terapisti locali e alla definizione di un programma di parent training mirato a sostenere i genitori nella gestione degli aspetti comportamentali del bambino. La comunità delle religiose è impegnata a mantenere la presenza nell’ospedale di Karak come segno di dialogo interreligioso e apertura verso tutti, coinvolgendo personale cristiano e musulmano nell’accoglienza e nella cura dei malati con particolare attenzione ai più poveri ed esclusi.
Gli specialisti del Bambino Gesù sono stati nella città giordana dal 20 al 28 giugno; hanno visitato 45 pazienti, 30 dei quali in follow-up perché presi in cura nelle missioni precedenti, e svolto attività di formazione con due terapiste locali. Tre i criteri alla base del progetto, ha spiegato Giovanni Valeri, responsabile Uos Disturbi dello spettro autistico. Il primo è un intervento basato sulla famiglia (family-centred) perché qui non ci sono strutture; il secondo, un intervento basato sulle risorse della comunità (community-based); il terzo, un intervento che ha l’ obiettivo di trasferire conoscenze e buone pratiche (capacity-building) sia ai genitori che ai terapisti locali. Quando l’Oms “ha ideato la riforma della salute mentale in Giordania – ha concluso Valeri -, ha scelto il progetto del Bambino Gesù a Karak come progetto pilota per l’età evolutiva”. Da parte sua, Onesti ha assicurato che il progetto in Giordania continuerà e sarà ampliato. Intanto una nuova missione, dedicata alla neuroriabilitazione, è in programma a Karak dal 9 al 15 luglio.
La missione a Karak ha ricevuto il supporto dell’Associazione Alessandro Parini, nata in ricordo del giovane avvocato tragicamente scomparso in un attentato a Tel Aviv lo scorso anno ed impegnata a sostenere iniziative di formazione e sviluppo per chi è in difficoltà. “Siamo sicuri che Alessandro, che l’aveva visitata e amava profondamente la Giordania, sarebbe stato orgoglioso di questo nostro primo intervento in sua memoria”, le parole del presidente dell’associazione, Enzo Parini.
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