Non si placano purtroppo le proteste in Nuova Caledonia che da settimane scuotono questo arcipelago, territorio francese, nel sud del Pacifico. Da diversi giorni anche diversi edifici religiosi sono stati dati alle fiamme. È però di ieri pomeriggio la notizia che la chiesa Saint-Louis, nel sud dell’isola, vicino a Nouméa, è stata ridotta in cenere. Il quotidiano cattolico francese La Croix parla di una chiesa storica, culla della tribù dei Saint-Louis.
“Questa è una notizia davvero triste”, scrive l’arcivescovo di Nouméa, mons. Michel Marie Calvet. Dopo il presbiterio, la casa delle suore Petites Filles de Marie, la casa di accoglienza e i locali parrocchiali che sono stati bruciati e distrutti nei giorni scorsi, ieri, nelle prime ore del pomeriggio è stata la chiesa di Saint Louis ad essere bruciata. “Invito qui tutte le comunità cristiane a pregare per la parrocchia di Saint Louis che si trova privata della sua chiesa e delle sue strutture con una violenza incredibile e insensata”, scrive ancora l’arcivescovo cattolico che ringrazia i parrocchiani e tutte le persone che “hanno cercato, senza successo, di evitare questa catastrofe. Preghiamo anche per coloro che hanno aperto la strada a questa ondata di risentimento e di odio.
La chiesa di Saint-Louis ridotta purtroppo in cenere è stata costruita nel 1860 e successivamente dotata di un campanile. Rappresenta un emblema per l’intera comunità cattolica della Nuova Caledonia, e non solo. Associata alla tribù, simboleggia la missione ed era stata dichiarata patrimonio dell’umanità.
Secondo i media locali e francesi, questi incendi fanno seguito alla morte di Rock Victorin Wamytan, un trentenne rimasto vittime da un confronto a fuoco mercoledì 10 luglio. Secondo Le Monde, quest’uomo di 38 anni avrebbe scacciato le suore delle Petites Filles de Marie, avrebbe preso possesso del presbiterio in assenza del sacerdote e avrebbe sparato contro i gendarmi dal primo piano. La missione cattolica aveva tentato una mediazione con i militanti violenti ma l’intervento armato della gendarmeria ha messo fine a questi tentativi. Sale a 10 il numero delle vittime delle violenze che colpiscono la Nuova Caledonia da diversi mesi.
Da decenni, sono forti le tensioni tra i Kanak, che chiedono l’indipendenza, e i discendenti dei coloni, che vogliono che l’isola rimanga parte della Francia. A scatenare le proteste, è la ferma opposizione della comunità indigena alle modifiche decise dai legislatori francesi alla Costituzione francese che permetteranno ai residenti dell’arcipelago che hanno vissuto per 10 anni, di votare alle elezioni provinciali. I sostenitori dell’indipendenza sostengono che questo cambiamento emarginerà ulteriormente la comunità Kanak, che rappresenta circa il 40 per cento della popolazione.
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