RIPATRANSONE – Sabato 27 Luglio 2024, alle ore 15:00, presso la Cattedrale dei Santi Gregorio Magno e Margherita in Ripatransone, è stato dato l’ultimo saluto al celebre scultore cileno, Sergio Osvaldo Tapia Radic.
Il rito funebre, presieduto dal vescovo delle Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e della diocesi di Ascoli Piceno, S.E. mons. Gianpiero Palmieri, è stato concelebrato dal parroco don Nicola Spinozzi.
“Siamo qui riuniti per salutare Sergio e per pregare per lui, proprio come fa una vera comunità cristiana, quando vuole affidare a Dio uno dei suoi fratelli”. Sono queste le parole con le quali mons. Palmieri ha introdotto la sua riflessione durante le esequie.
Proseguendo, il vescovo Gianpiero ha detto: “Io non ho avuto la possibilità di conoscere il maestro Sergio Tapia Radic, ma in questi giorni ne ho sentito tanto parlare e mi sono affidato a tutti quelli che lo hanno conosciuto per scegliere le Letture più appropriate per questo ultimo saluto. Nel Vangelo Gesù dice: “Padre, io voglio che coloro che mi hai dato, siano con me, dove sono io”. Gesù sente che le persone che Dio gli ha messo vicino, sono come regali, come doni. La nostra ricerca della verità, di bellezza e di senso della vita, si possono trovare attraverso l’incontro con Gesù e con la sua Parola. Gesù vuole, quindi, che la bellezza del Padre possano essere contemplate anche dai cari che Lui ha incontrato durante la sua vita terrena”.
Mons. Palmieri si è soffermato sulla ricerca di Dio, che è parte della vita di ogni uomo: “San Paolo arriva ad Atene, centro della cultura ellenistica, e si rende conto che per far conoscere Gesù ha bisogno di un modo diverso di comunicazione. Si affida, perciò, alle opere d’arte. Inizia parlando di una epigrafe situata sotto una statua: ‘a Dio ignoto‘. La ricerca dell’uomo verso Dio è sempre un cammino a tentoni, è una ricerca continua che riguarda il cuore di ogni uomo. Il cuore dell’uomo è sempre inquieto, insoddisfatto, mai arrivato, sempre in ricerca. I teologi medievali dicevano che il cuore dell’uomo è in desiderio infinito, mai sazio, mai pieno. Tommaso ci rappresenta tutti. Dice a Gesù: ‘Dove vai? Di quale luogo parli? Ma quale via? Tu stai andando a morire‘. Gesù risponde: ‘Io sono la Via per arrivare al Padre‘. Anche Sergio ha cercato il volto di Dio e ha espresso la bellezza dell’amore di Dio nelle sue opere, la bellezza del Signore della Vita. È il Signore che ha messo questo desiderio nel cuore di Sergio, Egli gli ha parlato in mille modi, gli ha parlato anche attraverso la scrittura: infatti Sergio leggeva spesso la Parola di Dio. Il Signore gli ha preparato un posto accanto a Lui”.
Il vescovo Gianpiero ha concluso l’omelia dicendo: “Che il Signore faccia quello che ha promesso: ‘Quando morirete, vengo a prendervi per portarvi con me nella casa del Padre‘. Che sia così per Sergio e per ciascuno di noi.”
Un pensiero a Sergio è stato rivolto anche dai ragazzi che sono stati suoi allievi: quest’ultimi hanno voluto salutare il loro professore, inserendo tra le preghiere dei fedeli anche un loro ricordo personale.
Al termine della celebrazione è stato dato spazio alle testimonianze.
Il sindaco di Ripatransone, Alessandro Lucciarini De Vincenzi, ha espresso il suo pensiero: “Sergio era un uomo di pace, aveva una grande umiltà ed una grande cultura. Le sue opere sono molto apprezzate e tanti sono i Ripani che gli sono rimasti affezionati. Il suo desiderio è stato sempre quello di tornare a Ripatransone. Ringrazio Sergio per avermi trasmesso in questa settimana, quel sentimento di pace e di silenzio. Sicuramente adesso sarà tra coloro che ha sempre cercato di raffigurare, ascoltando il suo cuore e la sua fede. Il suo messaggio rimarrà sempre attraverso le sue opere”.
È stata poi la volta del sindaco di Monsampolo del Tronto, Massimo Narcisi: “Porto il saluto mio personale e di tutta la comunità di Monsampolo del Tronto. Io non ho mai avuto il piacere di conoscerlo personalmente; ho avuto modo solo di parlare con lui e con la moglie Loredana, tramite telefono. Conosco le sue opere, in modo particolare ho nella mente l’opera ospitata nella chiesa di Monsampolo del Tronto. Io ringrazio Sergio, perché anche senza averlo conosciuto personalmente, mi ha saputo trasmettere quel suo sentimento, quella sua passione, quella sua tenerezza. Ti ringrazio Sergio per quello che ci hai lasciato”.
Ha preso poi la parola, Joseph Borgiani, il sindaco di San Marcello, Comune in provincia di Ancona, dove da alcuni anni Sergio Tapia Radic risiedeva: “Porto i saluti della comunità sanmarcellinese e dell’Amministrazione tutta. Anche io non ho avuto l’onore di conoscere il maestro Radic, ma posso affermare con orgoglio che abbiamo avuto la fortuna di avere il maestro come nostro concittadino e di ospitare le sue bellissime opere. Voglio leggere una riflessione di Sergio che mi ha particolarmente colpito: ‘In Cile vivevo su un’isola dove non c’era la corrente elettrica. Una sera ero seduto su un gradino, era una notte buia. Ad un tratto comparve una lucciola. È bastata quella piccola luce per cancellare il buio che mi circondava, quel piccolissimo insetto è stato sufficiente per squarciare l’immensità del buio. Questa è la bellezza della poesia e dell’arte. E allora cos’è piccolo? Che cos’è grande? I Paesi non sono mai piccoli, un Popolo come la piccola luce della lucciola riesce a squarciare il buio”.
Ci sono state altre testimonianze di amici molto vicini a Radic, che hanno voluto lasciare un loro personale ricordo.
Uno di essi ha detto: “Mi ricordo in particolare tra le tante opere di Segio, un Garibaldi con la sciabola, che poi fu regalato ad una discendente diretta dell’Eroe, quando visitò il nostro comprensorio Piceno. Sergio ha dato tanto a Ripatransone, ma poi, a causa di alcune incomprensioni, ha dovuto lasciare questo Comune e ha deciso di trasferirsi a San Marcello, in provincia di Ancona. Sergio ha sempre manifestato la sua dignità come una bandiera, era un uomo libero come tutto il suo popolo, quello cileno. Ha seguito lo spirito dell’intelletto, del temperamento e quell’indole romantica della sua natura. Aveva Ripatransone nel cuore, tanto che ha lasciato il desiderio di essere ricordato proprio qui, nel Duomo di questa città. A Ripatransone ha vissuto idealmente con Ascanio Condivi, tanto da partecipare alla presentazione del libro di una biografia del Condivi. Se ne va l’artista, ma resta per sempre la sua arte”.
Un altro amico ha detto: “Mi accompagnò da Sergio il compianto don Antonio Capriotti, che era un sincero estimatore dello scultore Radic. Entrammo nella sua casa e innanzitutto mi colpirono i suoi modi gentili e il suo sguardo profondo. Ci fece entrare nel suo studio, restai impressionato dall’eleganza delle forme che mi si pararono davanti. Ritrovai in quelle sculture l’impronta del Rinascimento italiano, ma in modo direi “trasfigurato” da raffinate e originali risoluzioni”.
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