“Ogni violenza, ogni guerra è in realtà sempre un fratricidio. Ogni guerra è sempre una “strage” inutile, che può colpire tutti, che non guarda in realtà in faccia nessuno”.

Lo ha sottolineato sabato il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia della messa in suffragio delle vittime della strage della Stazione di Bologna, dell’Italicus e del Rapido 904.

Dopo aver ripercorso la vicenda biblica di Caino e Abele, il porporato ha spiegato che “il bene è liberare l’io dall’egoismo che annulla la fraternità, pensarsi in relazione all’altro per la quale, al contrario, quello che è mio è tuo e viceversa. Il bene è riscostruire la fraternità, tra le persone, così come tra i Paesi, tra le nazioni, perché questo ci rende più forti del divisore”. “L’avvertimento di Dio a Caino – ha ammonito – è sempre valido per tutti noi: verso di te è il suo istinto. Tu lo dominerai, che significa anche che puoi dominarlo”. “E possiamo farlo, con la giustizia, rendendo la fraternità legami, costruendo realtà che uniscono anche i Paesi, sovranità comuni”, ha precisato il card. Zuppi. “Dio non smette di chiederci: ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’. In tanti modi noi rispondiamo, quasi risentiti, azzittendo la voce di Dio che è anche quella della coscienza più vera. Tu sei il custode di tuo fratello. Cosa hai fatto? Come abbiamo permesso che avvenisse questo? Noi siamo custodi di qualcuno che è sempre nostro fratello, non un estraneo, un nemico. Il sangue di ogni Abele è una voce, parla, implora. Dio ascolta quella voce. Gli uomini troppe volte no, pensando di non essere custodi”. “Gesù – ha evidenziato – è venuto nel mondo, per aiutarci a scegliere l’amore e iniziando Lui a mettere in pratica il comandamento dell’amore, che non è un’ingenuità ma l’unica via della salvezza. Anche tra le nazioni”. Il porporato ha concluso con un’invocazione: “Signore, il sangue delle vittime è quello di Abele e grida a Te. Di fonte alla sconvolgente banalità del male e alle terribili forze oscure, insegnaci a cercare sempre la giustizia e a mettere in pratica il tuo comandamento dell’amore, a fare agli altri ciò che vogliamo sia fatto a noi, a ricostruire la fraternità tra noi e tra i Paesi, perché viviamo, fratelli tutti, nella casa comune che ci hai affidato”.

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