SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Proseguono le nostre interviste dedicate agli scrittori del territorio. Questa settimana abbiamo incontrato la giovane Cristina Brasili, originaria di San Benedetto, che ha recentemente portato a termine il suo primo progetto letterario, “La Città di Stelle” edito da Capponi Editore.
Quanto lavoro c’è stato dietro questo suo primo volume?
Il lavoro dietro è stato molto lungo, durato ben due anni. La stesura iniziale, in realtà, è stata piuttosto «semplice», perché sapevo dove e come volevo che finisse la storia. Dato il tanto tempo trascorso in casa durante il primo lockdown, nel marzo del 2020, le idee germogliavano come fiori nella mia testa e in quattro mesi avevo terminato la prima bozza completa, sia del primo che del secondo volume. La scalata è cominciata con le varie correzioni continue, durate per due lunghi anni. E così, con me cresceva anche la mia storia.
Protagonisti della storia, ambientata a New York City, sono due ragazzi. C’è un po’ della sua esperienza personale in questo libro?
C’è Cristina Brasili nella storia, negli oggetti, negli ambienti e, soprattutto, nei personaggi. Ho dato a entrambi, così come anche alle due ragazze, parti di me. A Ethan, il protagonista più giovane, ho donato i miei aspetti più fragili e delicati; Ian, il protagonista più grande, ha il mio sarcasmo e la mia empatia; Lucy è ricca del mio entusiasmo e della mia solarità; Layla, infine, è il personaggio più affine a me, rispecchiandomi quasi del tutto con il suo carattere riservato e apparentemente freddo, ma che dentro è buono e gentile.
Ha già idee per un prossimo libro?
“Stelle nascenti” è il primo di una dilogia, perciò un altro libro c’è già nella mia lista personale. Nel frattempo, ho continuato a seguire la mia forte passione per la scrittura e, non riuscendo a fermare la mia instancabile fantasia, sto scrivendo tutt’ora altre storie che non vedo l’ora di far leggere.
Lei si definisce un’appassionata lettrice e scrittrice, innamorata della fotografia e dell’arte. Tra queste passioni qual è quella che prevale?
Non c’è una passione che prevale. Per me sono tutte allo stesso livello. Fin da piccola, sono sempre stata curiosa e questo mi ha aiutato a conoscere e a interessarmi a tutto ciò che è arte e artistico. Le mie passioni, come i generi di libri che leggo, vanno e vengono in base al mio stato d’animo: ci sono periodi in cui uno prevale su un altro e così via. Negli ultimi mesi, per esempio, ho riscoperto l’amore e la compagnia della fotografia che avevo un po’ abbandonato. La lettura e la scrittura, invece, sono amiche costanti, soprattutto la prima, perché mi aiutano a tenermi allenata nella parola, nella scrittura e nelle idee.
Nel suo percorso di studi c’è stata una persona che in qualche modo ha influito nel trasmetterle queste passioni?
Le mie passioni sono nate un po’ per caso, come la lettura, e un po’ per necessità, come la scrittura e la fotografia. Ho avuto sempre bisogno di esprimere il mio estro e all’inizio ho scoperto come mezzo di «sfogo» la macchina fotografica grazie a mia sorella. Negli anni, con le mie piccole difficoltà a scrivere e a esprimermi, mi sono formata da sola, seguendo il mio cuore, la mia voce e la mia forza. Il mio amore per l’arte, in sé e per sé, si è concretizzato e modellato maggiormente quando ho cominciato a studiare storia dell’arte alle medie. La professoressa riusciva a trasmettermi la sua passione e la sua dedizione per l’arte, facendomi conoscere tantissimi movimenti artistici meravigliosi che ancora porto nel cuore.
Che consiglio si sente di dare a quei giovani che magari hanno un progetto editoriale pronto nel cassetto, ma non si sentono di pubblicarlo?
Buttarsi nella mischia e avere fede. Il mondo è alla ricerca di tante voci diverse, ognuna con il proprio tono, la propria esperienza e un punto di vista. Bisogna ricordarsi che c’è sempre qualcuno dall’altra parte, che conosciamo o meno, che necessita di leggere, sentire, immergersi in una storia in cui potrà davvero rispecchiarsi. E quella storia può essere proprio la tua. Perciò, tuffatevi nel mare e navigate nonostante le onde. Prima o poi la tempesta termina, perché ciò che è destinato a noi troverà sempre la via per raggiungerci con i suoi giusti tempi. Bisogna avere fede.
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