“Viviamo in un mondo ferito. Accanto alla ferita della povertà e della fame per molti, la crisi ecologica è forse l’altra grande ferita del mondo. Una ferita che siamo invitati a curare perché siamo il ponte tra Dio e il mondo, siamo anche responsabili del destino della creazione”. Lo ha affermato ieri a Quito dom Jaime Spengler, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e arcivescovo di Porto Alegre, che ha presieduto l’eucaristia nel corso della prima giornata del Congresso eucaristico internazionale, intitolato “Fraternità per sanare il mondo”. Per dom Spengler, non bisogna dimenticare che “l’inizio dell’unità dei seguaci di Gesù ha trovato la sua forza nella chiamata di Gesù all’amicizia, all’intimità”. Il futuro dell’umanità, ha detto, dipende “dalle nostre scelte e decisioni”, e ha ricordato che la “crisi ecologica che stiamo vivendo è legata alla perdita di sacralità degli elementi della natura nella nostra cultura”.
L’arcivescovo ha proseguito spiegando che “il carattere fondamentale dell’Eucaristia è un incontro e un’azione in cui si contempla e si vive l’intero mistero di Cristo, cioè la salvezza del mondo, promuovendo la fratellanza universale! L’Eucaristia non ci allontana dal mondo. Al contrario, ci porta nel mondo. La Chiesa ha sempre riconosciuto un forte legame tra l’Eucaristia, la vita comunitaria, la società e il creato”, ha osservato. Il presidente del Celam ha anche sottolineato che l’anno prossimo si terrà nella città di Belém, in Brasile, la conferenza COP30 sul clima, che sarà “un’occasione privilegiata per i discepoli di Gesù di esprimere ciò che sono: sacerdoti della creazione! Sacerdoti della creazione in un mondo ferito, determinati a offrire al Padre i doni della creazione”, ha sottolineato.
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