“Aprirci all’amore del Padre e a lasciarcene plasmare, perché possa guarire le nostre ferite, ricomporre i nostri dissensi, rimettere ordine nella nostra esistenza”. È l’invito del Papa, nella messa presieduta nella spianata i Taci Tolu, culmine della seconda giornata di permanenza a Timor-Leste, terza tappa – dopo Singapore e Papua Nuova Guinea – del viaggio in Asia e Oceania. “Timor Leste è bello, perché ci sono tanti bambini: siete un Paese giovane in cui in ogni angolo si sente pulsare, esplodere la vita”, l’omaggio di Francesco: “E questo è un dono grande: la presenza di tanta gioventù e di tanti bambini, infatti, rinnova costantemente la freschezza, l’energia, la gioia e l’entusiasmo del vostro popolo. Ma ancora di più è un segno, perché fare spazio ai piccoli, accoglierli, prendersi cura di loro, e farci anche noi, tutti, piccoli davanti a Dio e gli uni di fronte agli altri, sono proprio gli atteggiamenti che ci aprono all’azione del Signore”. ”Alla radice di ogni vita c’è l’amore eterno di Dio”, ha ricordato il Papa: “Non solo, ma in Cristo, Dio stesso si è fatto uomo, bambino, per stare vicino a noi e per salvarci. Dio fa splendere la sua luce che salva attraverso il dono di un figlio”. “In ogni parte del mondo – ha proseguito – la nascita di un bambino è un momento luminoso, di gioia e di festa, che infonde in tutti desideri buoni, di rinnovamento nel bene, di ritorno alla purezza e alla semplicità. Di fronte ad un neonato, anche il cuore più duro si riscalda e si riempie di tenerezza, chi è scoraggiato ritrova speranza. La fragilità di un bambino porta con sé un messaggio così forte da toccare anche gli animi più induriti, riportandovi propositi di armonia e di serenità”.
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