Francesca Rossetti e Rossana Zorzato
Speranza, passioni e giovani in bilico tra responsabilità, fatalismo e disillusione: è su questi temi che si sono confrontati oggi a Roma, Elena Beccalli, rettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, durante la giornata conclusiva del seminario “Generatori di speranza. In cammino con i giovani nella luce del Giubileo”, promosso dallo stesso ateneo e rivolto ai docenti di teologia e agli assistenti pastorali dell’università.
Alimentare la speranza. “Le circostanze geopolitiche ci portano a dire che la speranza è lontana” ha spiegato Beccalli che ha posto in evidenza l’importanza dei ricercatori universitari e la loro “grande responsabilità per alimentare la speranza”. Per la rettrice è fondamentale investire sui giovani: “In primo luogo studiandoli per comprenderli al meglio e in secondo luogo attraverso una prospettiva educativa. Solo educandoli è possibile creare una maggiore voglia di partecipazione alla costruzione di progetti condivisi. Questo, per me, è sinonimo di speranza” ha affermato. Positività nella nuova generazione che trasmette attraverso la voglia di fare parte di un progetto comune e di aiuto reciproco. “Come docente posso dire che
la voglia di partecipazione dei giovani è tanta
– ha proseguito – e non può che essere un fattore positivo. Nostro compito è anche quello di educare i giovani ai limiti”. Un concetto, quello di ‘limite’, connesso al saper accettare i propri fallimenti per trarne un insegnamento.
“I limiti non devono essere visti come qualcosa di negativo. La società alza le asticelle creando disillusione nei giovani ma anche questo ha un valore da cui attingere per la nostra crescita personale e per quella della società”.
Abbandonare l’individualismo. Disillusione e fatalismo sono quindi presenti nella nostra società, dove “la speranza non sembra esistere”: ha dichiarato, dal canto suo, il card. Zuppi che ha poi aggiunto, un po’ ironicamente: “Ci hanno rubato la speranza e noi non abbiamo nemmeno presentato una denuncia”. “La speranza è vedere nel presente il futuro” perché “è legata alla dimensione dell’attesa e del sociale e trova la risposta nel ‘noi’” ha spiegato il cardinale, sottolineando l’importanza di “abbandonare una visione individualistica”, la stessa che Beccalli ha evidenziato nel contesto economico. Per coltivare il concetto di “noi” il presidente della Cei ha indicato come mezzo i ricercatori universitari perché
“l’università non è solo un luogo dove apprendere dei contenuti, ma anche dove si aiuta i giovani a comprendere la dimensione del ‘noi’”.
Nel suo intervento il card. Zuppi ha parlato di come sia importante che i giovani sognino e sperino: “A volte si pensa che essere generatori di speranza significhi dare sicurezze. Queste sicurezze vanno bene, ma si deve sognare, sperare e trasmettere la passione”. Se ciò non accade, si verificano le cosiddette “immigrazioni dei cervelli”. Quindi, ha spiegato, “i giovani, al termine del loro ciclo di studi, decidono di lasciare l’Italia e andare a lavorare all’estero, dove i salari sono più elevati e dove trovano anche degli stimoli per coltivare la loro passione”. In merito alle indicazioni e agli stimoli contenuti nella bolla di indizione del Giubileo, il card. Zuppi ha spiegato come “il Giubileo, evento pubblico che incide anche sulla vita sociale, sia tempo di cambiamento vero, comprensione, aiuto e allo stesso tempo anche di alimentazione delle passioni”.
Cappelle giubilari. A margine del confronto mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha parlato delle chiese giubilari. Porte sante solo a Roma, ma con la possibilità per i fedeli di chiedere l’indulgenza in tutte le diocesi. “Sarebbe bello e, in questo senso sarà fatta richiesta alle autorità ecclesiastiche competenti, per fare delle nostre cappelle nelle sedi universitarie delle chiese giubilari” ha affermato spiegando che questo “vuol dire poter attivare anche dei percorsi di riflessione spirituale, di accompagnamento pastorale e di specifiche celebrazioni del rito della penitenza, e quindi nell’ottica della riconciliazione e dare un tono a tutto il lavoro anche universitario e di ricerca di educazione pienamente in sintonia con le istanze del Giubileo che sono istanze di autentica conversione. Sapere che nelle nostre cappelle si può ricevere l’indulgenza è sicuramente un’opportunità. Faremo richiesta, poi vediamo”.
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