ASCOLI PICENO – “Spesso i ragazzi si presentano sui social in modo diverso da come sono nella vita reale: anche se si ritraggono in forma e felici, in realtà si sentono soli e tristi. Questa è un’età in cui si ha il fuoco dentro, eppure spesso questo fuoco appare spento. Perché? Come si spegne il fuoco? Con una secchiata d’acqua, no?! Ecco, lo stesso succede a noi. A volte la vita ci lancia una secchiata d’acqua che rischia di spegnere il nostro fuoco. Può succedere che perdiamo una persona cara o magari subiamo una bocciatura oppure arriva un terremoto che porta via case e persone. Il fuoco poi si spegne anche quando manca l’ossigeno. Avete mai visto l’esperimento di spegnere una candela coprendone la fiamma? Terminando l’ossigeno, la fiamma si spegne. Succede così anche per noi, quando ci manca l’ossigeno, quando ci sentiamo asfissiati. A volte può succedere di avere genitori asfissianti, che stanno troppo addosso, che controllano tutto o vogliono che tu faccia quello che vogliono loro, a prescindere dalle tue passioni. Altre volte può succedere di vivere in una classe asfissiante: quando i compagni ti bullizzano, non ti considerano affatto, ti saltano addosso e ti parlano sopra, oppure quando ti giudicano e ti lasciano da parte, accade che ti manca l’aria, che ti senti più stretto. Di fronte a queste situazioni della vita, succede che cambiano le relazioni, cambiamo noi, o meglio, siamo sempre noi, ma più spenti, più tristi, senza energia, senza voglia di vivere, senza la capacità di ribellarci e di tirare fuori il fuoco. Come facciamo invece a mantenere acceso il fuoco che abbiamo dentro?“.

È con questa domanda, carica di senso, che don Alberto Ravagnani, prete trentenne, youtuber, influencer e fondatore dell’associazione “Fraternità“, ha iniziato la sua appassionata e coinvolgente catechesi per i numerosi giovani delle Diocesi del Piceno e delle comunità limitrofe che si sono ritrovati Sabato 14 Settembre 2024, alle ore 18:00, ad Ascoli Piceno, presso la parrocchia Santi Pietro e Paolo, per l’incontro dal titolo “Non c’è che una sola felicità, quella di essere santi“.
L’appuntamento, organizzato dall‘Ufficio di Pastorale Giovanile della Diocesi di Ascoli Piceno e rivolto ai giovani dai 15 ai 30 anni, ha registrato la partecipazione dei giovani di Fraternità, i quali, oltre ad aver animato ogni momento dell’incontro, hanno anche condiviso con i presenti la loro esperienza di vita e di fraternità, raccontando come si siano riscoperti testimoni del Signore tra i loro coetanei e quindi missionari nel tempo e nei luoghi in cui vivono.
Un incontro carico di energia, entusiasmo, gioia e molta speranza, al quale hanno partecipato anche il vescovo delle due Diocesi del Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, e i direttori degli Uffici Diocesani di Pastorale Giovanile di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, don Luca Censori e don Matteo Calvaresi.

La catechesi del giovane don Alberto Ravagnani è poi proseguita alternando racconti di esperienze di vita quotidiana a figure bibliche che si sono cimentate nel mantenere acceso il fuoco che abbiamo dentro: dal giovane ricco, “che si allontana da Gesù molto triste (Mt 19,22), poiché è chiamato a rinunciare a molte ricchezze, a molti beni esteriori per non distrarsi dai beni interiori”, a Mosè, “che invece non conosce i suoi genitori, tanto che il suo nome significa ‘salvato dalle acque’, non ha quindi un’identità, addirittura pascola le pecore di un’altra persona, ma che all’improvviso un giorno vede il roveto ardente e si fida di Dio (Es 3, 1-8)“.
Qual è dunque il nostro roveto ardente, l’esperienza che ci fa accendere? – ha chiesto don Alberto ai giovani intervenuti – Dove possiamo fare queste esperienze che ci conducono a cambiare vita come è successo a Mosé? Dappertutto! Vivendo nella quotidianità. Mosè non è andato in un posto sensazionale, bensì a fare il suo lavoro di tutti i giorni. Anche noi incontriamo Dio attraverso esperienze concrete e ordinarie come quella di stasera”. Attraverso il racconto di alcuni episodi della vita di Sant’Agostino, di Charles De Foucauld, dei discepoli di Emmaus e dei giovani di Fraternità, il prete youtuber ha sottolineato come la possibilità di essere felici sia a portata di mano per tutti: “I discepoli di Emmaus, si rendono conto che, mentre parlavamo con Gesù Risorto ardeva loro il cuore, sentivano un calore dentro (Lc 24, 32). La Chiesa ha bisogno ancora oggi di questo: ha bisogno di esperienze concrete, di parrocchie, di sacramenti, di confessioni, di incontri come questo, di amici con cui parlare, di testimoni credibili. E noi, che siamo spenti, non dobbiamo restare passivi, bensì siamo chiamati a fare come Mosè, ad avere il coraggio di uscire di casa, di essere curiosi e di fidarci di Dio. Tre cose ci vengono richieste: la curiosità di partecipare, il coraggio di ascoltare e infine il confronto. Se noi riusciamo a fare questo, ci mettiamo nelle condizioni affinché possa accendersi questo fuoco nella nostra vita”.
Parafrasando infine una nota frase di Santa Caterina, don Alberto ha concluso: “Se sarete quello che dovete essere, se saprete chi siete, se avrete una vocazione, se conoscerete la vostra missione, metterete fuoco in tutto il mondo! E noi lo sappiamo, perché qualcuno ci ha acceso. Vi auguro quindi che questo evento sia l’inizio di un incendio che possa coinvolgere i vostri amici, le vostre parrocchie, le vostre classi, e che, attraverso di voi, possa cambiare qualcosa – davvero – nel cuore di tanti!”.

Tanti i momenti significativi, come la testimonianza del giovane Davide, ventenne proveniente dalla provincia di Trieste, che ha raccontato di come durante l’adolescenza abbia sentito la necessità di compiere azioni pericolose per sentirsi vivo: aveva alle spalle una buona famiglia, a scuola era piuttosto bravo, aveva amici e si sentiva bene, ma al contempo si annoiava e non trovava nulla che riempisse il vuoto che sentiva dentro.
Poi i gruppi di lavoro, dove i ragazzi, divisi per età, hanno ascoltato la testimonianza dei giovani di Fraternità e si sono aperti sulla loro situazione attuale, raccontando se al momento sentono il loro fuoco acceso o spento. Questo momento, molto profondo ed intimo, è stato il più sentito dai presenti, in quanto i ragazzi hanno avuto la possibilità di aprirsi, liberarsi di alcuni pesi e condividerli con i loro coetanei, scoprendo così che alcuni problemi e paure sono molti comuni.
Anche la cena è stata un momento importante, non solo di convivialità, ma anche di condivisione di esperienze: i ragazzi di Fraternità, infatti, si sono uniti ai partecipanti nei vari tavoli, cercando di conoscerli meglio e farli conoscere tra loro.
Indubbiamente molto significativo è stato anche il momento finale di preghiera. Dopo le voci vivaci dei ragazzi e il suono della musica ad alto volume, alle ore 21:30, tutti i presenti si sono riuniti all’interno della chiesa per un momento completamente diverso, fatto di preghiera e contemplazione: l’Adorazione Eucaristica, guidata da don Alberto Ravagnani. In un silenzio quasi irreale, i giovani si sono messi in ascolto di una bella pagina del Vangelo di Luca (Lc 12, 49-53). In particolare, visto il filo rosso che ha attraversato la serata, è risuonata particolarmente significativa ed evocativa la frase di Gesù: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! (Lc 12,49)”.

Dopo i ringraziamenti del vescovo Palmieri e di don Censori, la serata si è conclusa con la foto di gruppo sul sagrato della chiesa.

Entusiasti i commenti dei giovani presenti. Ne riportiamo alcuni.
Giovanni Angius, 21 anni, della parrocchia Santa Madre di Dio di Ascoli Piceno, dichiara: “Sono stato invitato dal gruppo della GMG di Lisbona e sono contento di aver partecipato perché l’appuntamento si è rivelato un bel momento di incontro e di riflessione”.
Gregorio Ciampini, 20 anni, della parrocchia San Giuseppe di Sant’Egidio Abate, racconta: “Un mio compagno dell’università mi ha detto di questo incontro e sono venuto volentieri, perché in diversi mi avevano parlato dei giovani di Fraternità ed ero curioso. Ho trovato alcuni momenti molto significativi”.
Francesca Virgili, 26 anni, di Osimo, afferma: “Conosco il gruppo Fraternità e anche alcuni giovani che ne fanno parte. Mi piace molto vivere momenti di vera gioia e comunione profonda con loro e con altri giovani come noi”.
Giovanni Mascitti, 17 anni, della parrocchia Santa Maria Assunta di Spinetoli, afferma: “Mi sono ritrovato molto in quello che ha detto don Alberto. Anch’io sono alla ricerca di quel roveto che brucia”.
Chiara Oliveri e Dani Julie Malatesta, 16 anni, della parrocchia Sant’Antonio di Padova di San Benedetto del Tronto, dichiarano: “Noi siamo venute all’incontro perché invitate dalla parrocchia e abbiamo accettato per curiosità. Ce ne torniamo a casa felici, perché abbiamo scoperto che, oltre alla nostra piccola esperienza, ci sono tanti altri giovani in tutta Italia che vivono con gioia e libertà l’appartenenza alla Chiesa”.
Giacomo Di Luigi, 24 anni, della parrocchia San Giacomo della Marca di Ascoli Piceno, afferma: “Io sono stato invitato dal Movimento Focolari Ascoli Piceno di cui faccio parte e a tutti noi del gruppo piacciono molto i momenti come quelli di stasera, in cui si condividono esperienze e confidenze”.
Stefano Cimica, 20 anni, della parrocchia Santa Madre di Dio di Ascoli Piceno, dice: “Anche io faccio parte dei Focolari e ho deciso di partecipare, perché ritengo sia bello non chiudersi nei Movimenti, bensì vivere momenti di condivisione insieme a realtà diverse. Stasera è stato così e sono veramente felice”.
Noelia Di Simone, 21 anni, di Bellante, racconta: “Ho conosciuto i giovani di Fraternità due anni fa al primo raduno a Loreto. Li seguo da allora, perché, anche se lontani, condividiamo l’idea che la bellezza della fede risieda nella semplicità”.
Chiara Nespoli e Giorgia Vallese, rispettivamente di 21 e 18 anni, di Roseto degli Abruzzi, affermano: “Anche noi già conoscevamo i giovani di Fraternità e abbiamo deciso di partecipare per vivere insieme momenti di comunione e di fede. Ci rende molto felici il fatto che non siamo soli, che in tutta Italia ci sono giovani che hanno voglia di vivere la fede come noi, in semplicità”.
Mattia Galiffa, 18 anni, della parrocchia Sant’Egidio Abate di Sant’Egidio alla Vibrata, dichiara: “L’incontro è stato bellissimo e mi hanno colpito particolarmente alcune parole di don Alberto, che ho preso come monito per la mia vita: custodire il fuoco che ognuno ha dentro di sé e trovare la vocazione che ciascuno ha dentro”.
Chiara Izzi, 33 anni, della parrocchia Santa Maria Goretti di Ascoli Piceno, dice: “Sono rimasta molto colpita dalla testimonianza del giovane Davide e dall’entusiasmo che hanno tutti i giovani di Fraternità. Prima li osservavo e pensavo che dentro di loro deve muoversi qualcosa di veramente grande per spingerli a fare tutto questo!”.
Davide Straccia, 15 anni, dell’unità pastorale Sacro Cuore – Regina Pacis di Centobuchi, infine, afferma: “Me ne vado da qui con una maggiore consapevolezza di chi sono e di quello che voglio. Sia don Alberto sia i giovani di Fraternità hanno detto che Dio ha messo in ognuno di noi una scintilla e che ora spetta a noi cercare di non far spegnere il fuoco che abbiamo dentro, attraverso le esperienze e le persone che abbiamo intorno. Mi sembra un buon proposito di vita, che mi ridato un po’ di carica e anche tanta pace!”.

 

 

 

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