“La libertà religiosa è la libertà fondamentale di qualunque società libera e democratica. Essa è essenziale per il fiorire e il realizzarsi della dignità di ogni persona umana. La libertà religiosa comprende anche il diritto di manifestare le proprie convinzioni in pubblico, attraverso la testimonianza, la preghiera e le attività caritatevoli, anche fuori le cliniche abortive”. Così scrivono i vescovi inglesi nel comunicato con il quale criticano la decisione del governo britannico di dare il via, a cominciare dal 31 ottobre, alle cosiddette “buffer zones”, zone cuscinetto, attorno alle cliniche dove si pratica l’aborto, nelle quali sarà vietato, agli attivisti del movimento per la vita, avvicinare le donne e offrire loro alternative all’interruzione della gravidanza. “Come Papa Francesco ci ha ricordato, un sano pluralismo, che rispetti davvero le differenze e le valorizzi come tali, non comporta la privatizzazione delle religioni, in un tentativo di ridurle alla tranquilla oscurità della coscienza dell’individuo o di relegarle agli spazi limitati e circoscritti di chiese, sinagoghe o moschee. Questo rappresenterebbe, di fatto, una nuova forma di discriminazione e di autoritarismo. Dando vita alle cosiddette buffer zones, il governo britannico ha fatto un passo indietro sproporzionato e non necessario sulla strada della protezione delle libertà religiose e civiche in Inghilterra e Galles”, concludono i vescovi inglesi.
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