A breve pubblicheremo il video dell’intervento del Vescovo Gianpiero Palmieri
MONTEPRANDONE – “È davvero una gioia essere qui tutti insieme. Questo incontro serve per dare il la a questo nuovo anno pastorale che ci aspetta, ma allo stesso tempo a costruirlo insieme: il nostro, infatti, è un cammino aperto, perché stiamo vivendo un cambiamento importante nella vita della Chiesa. Papa Francesco ci ricorda spesso che questa non è un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. E probabilmente, in maniera più lucida alcuni, meno consapevole altri, tutti ci rendiamo conto che stiamo vivendo una stagione particolare e, come tutti i periodi di crisi, anche questo può essere un momento particolarmente fecondo e significativo per la vita della Chiesa, un bel salto in avanti. L’importante è lasciarci guidare dallo Spirito Santo e lasciarci condurre lì dove ci porta il Signore”.
È con queste parole, cariche di speranza e fiducia per il futuro, che mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due Diocesi del Piceno, ha aperto l’Assemblea Diocesana della Chiesa Truentina, ieri sera, Venerdì 27 Settembre 2024, alle ore 21:00, presso la Sala Giovanni Paolo II della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Centobuchi. L’incontro, dal titolo “Un rombo, un vento, un fuoco… per evangelizzare oggi“, ha segnato ufficialmente l’inizio del nuovo anno pastorale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e ha registrato la partecipazione di numerosi presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, operatori pastorali (come lettori, cantori, catechisti, volontari Caritas, …), rappresentanti delle varie realtà ecclesiali della Diocesi.
A guidare la serata è stato il vescovo Gianpiero Palmieri, il quale, commentando alcune pagine degli Atti degli Apostoli, ha condiviso riflessioni e orientamenti per le sfide future della Chiesa.
Perché fare un cammino sinodale ?
La Chiesa delle origini e il cambiamento d’epoca
Ha chiesto Palmieri: “Perché papa Francesco ha tanto insistito sul fatto che tutto il mondo facesse un cammino sinodale? Perché la Chiesa fa sempre così, quando c’è un cambiamento d’epoca. Rivivendo la pagina degli Atti che abbiamo appena letto, ne abbiamo un esempio. Gesù affida il compito gigantesco di portare il Vangelo dappertutto, in tutto il mondo, ad una piccola comunità di 120 discepoli, insieme a Maria. Questa piccola Chiesa, molto più piccola di quella presente qui stasera, sa che Gesù è Risorto, ma sa anche che non sarà più visibilmente presente, quindi sente tutto il peso di questa missione che il Signore sta affidando loro. Vediamo allora in che modo questa piccola Chiesa prende le decisioni e constatiamo che forse questo avviene esattamente attraverso il metodo sinodale”.
Perché riunire tutta la Chiesa?
La memoria di Gesù e l’invocazione dello Spirito Santo
Analizzando il modo di procedere della Chiesa delle origini, mons. Gianpiero ha evidenziato gli elementi principali di un cammino sinodale.
“La prima intuizione di questa piccola comunità cristiana – ha proseguito il vescovo – è quella di ricomporre il gruppo dei dodici, perché questo ha un significato simbolico importante: come Israele nasce dai dodici figli di Giacobbe, così il Nuovo Israele, che comprende tutti i popoli del mondo, nasce dai dodici apostoli dell’Agnello.
Il primo passaggio, allora, è proprio questo: riunire tutta la comunità e spiegare a tutti il problema. Inoltre questa comunità fa memoria di quello che Gesù ha detto e fatto e poi prega affinché il Signore faccia loro capire quale sia la sua volontà. Ed ecco il segno, che è triplice: il rombo, il vento, le lingue di fuoco. Il rombo, perché, quando Dio parla, la sua voce è potente e si capisce che non è voce umana, ma Parola di Dio. Poi il vento, che è impetuoso e gagliardo e che apre porte e finestre: Dio vuole porte e finestre aperte ed infatti il vento spinge i discepoli fuori dal cenacolo. Infine le lingue, come di fuoco, che si posano su ciascuno. Cosa vorrà lo Spirito Santo? Che ognuno proclami il Vangelo nella lingua materna di tutti i popoli ed infatti così sarà: lo Spirito renderà i dodici Apostoli capace di dire, nella lingua di tutti i popoli del mondo, l’unico Vangelo di Gesù. Questa piccola comunità comprende quale sia la volontà di Dio: l’annuncio di Gesù, il kerigma, rivolto a tutti i popoli.
Come si fa un’assemblea sinodale?
L’ascolto della Parola, l’ascolto reciproco e l’ascolto della volontà di Dio
Mons. Palmieri ha illustrato come la prima assemblea sinodale della Chiesa non abbia avuto bisogno di un grosso lavoro di discernimento. Non c’è stato bisogno di riflettere, perché lo Spirito Santo si è subito manifestato, proprio come è avvenuto anche più avanti, al capitolo 4, degli Atti degli Apostoli, dove la Chiesa, a cui il sinedrio ha detto di non parlare più di Gesù, si riunisce tutta, ancora una volta per fare memoria delle parole di Gesù, pregare e invocare lo Spirito Santo. Anche questa volta lo Spirito irrompe e i discepoli si alzano in piedi, manifestando la loro volontà di non tacere, di continuare ad annunciare il Vangelo, anche a costo delle persecuzioni. “Che spettacolo! – ha esclamato mons. Gianpiero – Per questa Chiesa le cose vanno molto bene! Un cuor solo, un’anima sola! Si volevano proprio bene: mettevano i beni in comune, ascoltavano la voce degli Apostoli, spezzavano il pane nelle case con letizia e semplicità del cuore. In Atti 2 e 4 ci sono quadretti meravigliosi. Ma quanto dura? Pochissimo!”.
Il vescovo Palmieri ha allora fatto due esempi di situazioni complesse in cui la Chiesa delle origini, chiamata a prendere decisioni difficili, ha utilizzato un metodo sinodale: “Già al capitolo 6, sorge un problema. Le vedove ebree di lingua greca sono trascurate. La Chiesa fa come al solito: si riunisce tutta, fa memoria del Signore, invoca lo Spirito Santo, si ascolta e dall’assemblea arriva la soluzione. Uno suggerisce che ci sia bisogno di qualcuno che si occupi delle vedove. La soluzione piace a tutti e vengono scelti sette diaconi. Si tratta di una soluzione sinodale, frutto dell’ascolto. Poi al capitolo 10 leggiamo un altro problema: ci sono pagani che chiedono di diventare cristiani, senza prima diventare membri del popolo ebraico. Alcuni discepoli, un certo Paolo e un certo Barnaba, suggeriscono che ci salva non attraverso l’osservanza della Torah, bensì attraverso la fede in Gesù morto e risorto. Guardate che questo è uno strappo enorme e a questo problema si pone rimedio attraverso un’assemblea sinodale, durante la quale Pietro racconta il momento bellissimo in cui il pagano Cornelio e la sua famiglia hanno ricevuto lo Spirito Santo. Allora l’assemblea decide di non chiedere la circoncisione ai pagani per diventare cristiani. Siccome anche questa è una decisione sinodale, presa da tutta la Chiesa, i cristiani mandano lettere a tutta la Chiesa, scrivendo ‘Lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso …’. Capite allora cos’è la Chiesa sinodale? È una Chiesa che affronta, volta per volta, in ogni stagione, i cambiamenti e i problemi da essi portati, trovando una soluzione attraverso il mettersi in ascolto della voce di Dio”.
Qual è lo stile sinodale?
La volontà di Dio e il discernimento nello Spirito
Mettersi in ascolto della volontà di Dio non è spontaneo. Ha detto l’arcivescovo Palmieri: “In partenza io non lo so quello che il Signore vuole: io ho le idee chiare, ma potrebbe essere che le mie idee non siano quelle del Signore. Questo è lo stile sinodale. Prima di tutto mi metto in ascolto della Parola. Poi mi metto in cammino, mettendo da parte la mia intima convinzione che la mia idea sia quella giusta. Noi, infatti, non cerchiamo l’idea giusta, quella di buon senso, bensì quella del Signore. Io non ho il monopolio dello Spirito Santo. L’io non è detto a caso. Nemmeno io, vescovo, ce l’ho. La soluzione non può essere quella di riunire i teologi e vedere cosa dicono. No! Non funziona così. La Chiesa tutta si riunisce, tutti diventiamo consapevoli del problema da risolvere, tutti abbiamo le informazioni, tutti insieme facciamo memoria delle parole di Gesù, tutti insieme preghiamo lo Spirito, tutti ci ascoltiamo“.
“Nell’assemblea di Atti 15 – ha proseguito il prelato –, leggiamo i tre giri di ascolto: un primo giro è per far dire a tutti la propria idea; il secondo giro è per capire come quello detto dagli altri mi faccia riflettere, per capire come cambi la mia idea rispetto a quella iniziale di quando sono venuto all’assemblea sinodale; il terzo punto è il rischio della fede, il momento in cui ci chiediamo cosa vuole Dio da noi, è il discernimento. Nella Chiesa le decisioni non si prendono per buon senso, perché siamo costretti a prendere questa via, perché un’altra è troppo complicata; non si prendono con criteri umani e solo terribilmente umani. Le decisioni si prendono quando, nella fede e facendo discernimento, arriviamo insieme all’intima convinzione che il Signore voglia da noi proprio quello. In un secondo momento, su quello su cui si è esercitato un certo consenso di fede, anche gli apostoli mettono la loro ratifica. Oggi anche i presbiteri e i vescovi.
La Chiesa negli Atti degli Apostoli affronta le difficoltà così. Ecco perché il nostro Papa ha voluto un cammino sinodale. Quando all’inizio qualcuno diceva che non avremmo dovuto ascoltare tutti, ma solo quelli preparati e formati, papa Francesco ripeteva con un sibilo: ‘Tutti, tutti, tutti!’. Perché non sappiamo attraverso chi il Signore ci parlerà. Anche chi apparentemente è ai margini della Chiesa, può essere il tramite di cui il Signore si serve per parlarci e farci comprendere la sua volontà”.
Mons. Palmieri ha poi sottolineato come lo stile sinodale della Chiesa non sia nulla di nuovo, ma è anche il frutto più maturo del cammino del Concilio Vaticano II: “Nel documento Lumen Gentium (n.d.r. la seconda delle quattro costituzioni conciliari) viene scritto che tutti i battezzati hanno la fede, quel senso delle cose spirituali che si chiama il senso della fede, per cui il popolo di Dio, messo insieme, non si sbaglia nel credere. Il popolo di Dio, al cui servizio stanno tutti i ministeri, anche quello del papa. Dopo il Concilio è dunque chiara la collegialità episcopale, cioè è chiaro che non sia solo il papa a decidere, bensì i vescovi si riuniscono con il papa ed insieme prendono le decisioni. Ma c’è anche tutto il resto del popolo di Dio che deve esprimere con convinzione quello che pensa delle convinzioni spirituali. Tutti abbiamo il senso delle fede. Nell’insieme, non ci sbagliamo nella fede. Questa parte del Concilio non aveva trovato alcuna applicazione finora. Certamente abbiamo i Consigli Pastorali nelle Parrocchie, ma, prima del cammino sinodale, spesso capitava di trovare parrocchie appesantite, perché non si faceva più il discernimento spirituale. Non ci riunivamo per pregare, bensì partecipavamo all’arrembaggio, partendo dalle nostre idee ed imponendole agli altri. Questa non è la Chiesa degli Atti. Ecco perché papa Francesco ha voluto diffondere questa forma della Chiesa, che purtroppo ancora non aveva trovato spazio nel dopo Concilio”.
Cosa abbiamo fatto finora come Chiesa Diocesana?
Le priorità emerse durante i primi due anni di cammino sinodale
Attraverso la sintesi del giornalista Marco Sprecacè, l’assemblea ha rivissuto il cammino sinodale fatto dalla nostra Chiesa Diocesana. Dall’analisi dei bisogni (le cose che non vanno: le ferite delle persone e delle comunità, l’eccessivo formalismo e devozionalismo, la fatica del camminare insieme…), siamo passati al sogno di Chiesa in missione.
Una chiesa impegnata a partecipare, crescendo nella sinodalità e nella corresponsabilità, capace di promuovere cammini di comunione tra laici, clero, religiosi, di accogliere maggiormente carismi e vocazioni, di formare a ministeri vecchi e nuovi, di valorizzare gli organismi di partecipazione.
Una chiesa che evangelizza con lo stile della prossimità, capace di “camminare accanto”, di vivere relazioni autentiche e fraterne, di apertura e accoglienza, per annunciare a tutti la buona notizia del vangelo, così da costruire il Regno di Dio a partire dalla promozione della pace, della cura dell’ambiente, del dialogo tra le culture e le religioni e soprattutto dall’inclusione dei poveri.
Una chiesa che scommette sulla formazione alla vita e alla fede, mettendo al centro il mistero Pasquale, in maniera permanente e in tutte le età, rispondente ai tempi nuovi, con una particolare attenzione al mondo dei giovani, degli adulti e all’iniziazione cristiana, desiderosa di evangelizzare, non solo con le parole ma con la testimonianza di una fede autentica e sincera.
Come affrontare le sfide future che attendono la nostra Chiesa?
La proposte per il nuovo anno pastorale
Queste le parole del vescovo Palmieri: “Stiamo vivendo un momento molto complesso: il numero dei sacerdoti diminuisce, alcune volte molti catechisti sono stanchi e demotivati, talvolta nelle parrocchie viviamo anche delle guerre, altre volte ancora ci sono comunità troppo clericali, in cui un prete decide per tutti e spesso è affiancato da un gruppo di laici più clericali di lui. Se volete avere un panorama delle malattie della Chiesa, prendete il secondo capitolo dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium sulle tentazioni degli operatori pastorali: la mondanità spirituale, l’autoreferenzialità, le guerre tra noi, … e non sono nemmeno tutte! Papa Francesco fa questo elenco per farci riscoprire la bellezza di una Chiesa sinodale che, seppur con fatica, ma allo stesso tempo con gioia, fa lo sforzo di chiedersi cosa vuole il Signore da noi oggi e corre il rischio di fare alcune scelte coraggiose. Poche, ma che possano creare futuro”.
Ecco dunque gli appuntamenti attraverso i quali la nostra comunità diocesana è chiamata a fare discernimento e a capire la volontà del Signore.
Dal 21 al 25 Ottobre 2024 il vescovo incontrerà i Consigli Pastorali nelle Vicarie per programmare due assemblee parrocchiali.
Durante il mese di Dicembre 2024 si terrà la prima assemblea parrocchiale. Saremo chiamati a riflettere su quale sogno di Chiesa il Signore ci chiama e su quali scelte concrete possiamo attuare per realizzarlo.
A Febbraio 2025 si terrà la seconda assemblea parrocchiale, durante la quale saremo chiamati ad interrogarci su quali percorsi di guarigione possiamo avviare per le curare nostre malattie, quelle elencate nel documento Evangelii Gaudium ed accennate dal vescovo Gianpiero.
Ad Aprile 2025 si terrà l’assemblea diocesana, in cui confluiranno le sintesi di tutte le assemblee parrocchiali ed in cui saremo chiamati a concretizzare il lavoro intrapreso.
Il 29 Dicembre del 2024, inoltre, inizierà il Giubileo, l’anno della gioia, dell’annuncio della Speranza di misericordia per tutti.
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