SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ei fu…Inizia così il verso di una nota poesia di Alessandro Manzoni che ha consegnato alla storia la data del 5 maggio. Ma lo scorso 5 maggio per i tifosi della Sambenedettese sembravano le due parole più lontane, quelle che non verrebbe mai in mente di pronunciare. Un rigore al 94′, infatti, poneva termine al calvario del dilettantismo e proiettava la squadra rossoblù verso il tanto agognato professionismo. Dopo anni tribolati finalmente una proprietà di sambenedettesi, davvero innamorati dei colori rossoblù giuravano e spergiuravano, aveva centrato il rientro in lega pro seconda divisione (per capirci la vecchia C2).
Di lì in poi fu tutta una scommessa. Chi avrebbe comprato la squadra? E il nuovo Palladini? I campioni? Beh, quelli dovevano arrivare per forza.
Poi, d’improvviso, come un temporale in piena estate, è arrivata lei, la doccia fredda.
5 agosto. Nessuno acquirente, poi uno, forse due. Anzi no, di nuovo nessuno. Ma dopo il danno c’è sempre la beffa. L’interesse c’è, i documenti pure ma il viaggio per Roma è all’insegna del ritardo. Iscrizione fallita, ormai non rimane che ripartire dall’eccellenza.
Cortei, raccolte fondi e grida stanche affidate alle pagine di Facebook. Era stato bello crederci ma di nuovo i dilettanti no, l’umiliazione sarebbe stata troppo grossa.
Ma, come dicono in tanti, la Samb è una passione, si ama e non si discute. E messo da parte lo sconforto iniziale un timido entusiasmo è tornato a circolare in città. Un nome si è fatto avanti, Moneti, che ha rilevato il club. I giocatori stanno arrivando. Uno sponsor tecnico come la Lotto fornirà le maglie e il rossoblù tornerà a correre sul prato del Riviera delle Palme. Di sicuro inizialmente saranno in pochi sugli spalti, tre fallimenti in pochi anni minerebbero le fondamenta anche del più irriducibile, ma di sicuro ci saranno. Come sostengono i più “mai una gioia ma ti amo” e il rito domenicale tornerà a compiersi. La storia continuerà ad essere scritta e i tifosi più maturi continueranno a crescere le nuove leve con i racconti dei fasti che furono. Del mitico stadio Ballarin con la serie B, quando la curva sud era presa come sfondo per l’inizio del cult l’allenatore nel pallone. O la serie cadetta sfiorata contro il Pescara o il Napoli. Con la speranza recondita che non restino solo favole di un tempo lontano, di un calcio che non c’è più.
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