Di Salvatore Martinez
Finalmente il giorno tanto atteso è giunto. Oggi, lo Spirito Santo è specialmente onorato nella canonizzazione della beata Elena Guerra, “l’apostola dello Spirito Santo” (san Giovanni XXIII, nel giorno della beatificazione, 26 aprile 1959), la suora lucchese che si adoperò con tutte le sue energie e risorse perché la Chiesa e il mondo salutassero il “generale ritorno allo Spirito Santo” (così Elena scriveva a Papa Leone XIII, nella sua prima lettera del 17 aprile 1895).
Quel Veni, Sancte Spiritus, che è il saluto delle figlie di Elena Guerra, le Oblate dello Spirito Santo, oggi si fa Gratias tibi, Sancte Spiritus!
Oggi la Chiesa scioglie un debito d’amore nell’indicare a tutti i credenti la fede carismatica di una innamorata del Signore, Elena Guerra, antesignana di quel linguaggio spirituale, di quel profilo pneumatologico della Chiesa, di quel respiro pentecostale della Chiesa che hanno segnato il Novecento già prima della convocazione e realizzazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, “Concilio dello Spirito Santo” (H. U. von Balthasar, in “Spiritus Creator”. Saggi teologici III
C’è una grande gioia nel mio cuore e nel cuore di tutti i cultori dello Spirito Santo, quella gioia che si prova proprio nel “ritenere in noi lo Spirito Santo”, come scriveva la nostra Elena: “A considerare questa consolantissima verità, cioè avere e ritenere in noi lo Spirito Santo, c’è da morire di gioia!” (in “Otto giorni spesi bene, ossia l’anima con Dio”, negli Esercizi del 1903).
Elena, dal Cielo, ancora ci ammonisce: lo Spirito Santo non è conosciuto, non è amato, non è invocato, non è pregato, non è “ritenuto”, non è assecondato, non è proclamato, non è “adorato e glorificato” (“Credo Niceno-Costantinopolitano”).
Elena Guerra è stata profetessa di tempi nuovi.
Il suo profetismo non si è certo esaurito; anzi, oggi, con la sua canonizzazione, ritrova attualità e slancio. La Santa parla alla Chiesa di Francesco ricordando fortemente, come fece al tempo di Leone XIII, che non possiamo fare a meno dello Spirito Santo, della sua immensa e sempre nuova e sfidante grazia; che abbiamo il dovere di passare dall’implicito di una fede che è non è solo dogmatica, ma anche carismatica, all’esplicito di una missionarietà cristiana che interessi e comprometta tutti i discepoli di Cristo.
Dunque, una fede profondamente incarnata, perché vitalmente orientata al Cielo. “Io – sosteneva Elena – bramavo un generale ritorno dei fedeli allo Spirito Santo, perché lo Spirito illuminasse tante menti cieche, purificasse tanti cuori insozzati dal vizio e così incominciasse il sospirato rinnovamento della faccia della terra” (in “Il Nuovo Cenacolo”).
“Ritornare allo Spirito” significa per Elena riscoprire una rinnovata impostazione della vita cristiana, che superi la rigidità delle convenzioni, un certo intellettualismo senza cuore, un’educazione cristiana scevra di affetti, di sentimenti ed elevazioni interiori.
Urge, come non si stanca di postulare Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato, una nuova effusione dello Spirito Santo, perché sia formata in noi, nei nostri cuori, con l’uomo nuovo, quella “Chiesa in uscita” capace di parlare di Dio all’uomo e dell’uomo all’uomo con una cifra finalmente spirituale “in re sociali”.
È profetessa, Elena Guerra, perché è sì donna del suo tempo, ma vive in anticipo rispetto al mondo a lei coevo; è proiettata nel domani perché è capace di rendere l’oggi di Dio gravido di speranze, di sogni, di visioni di bene. In fondo, guardando al prossimo Giubileo, con un tema eminentemente pneumatologico, come quello scelta dal Pontefice – “la speranza non delude perché l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato” (Rm 5, 5). – Elena ha ancora molto da dirci sotto l’ispirazione di quel Consolatore che, secondo la promessa di Gesù, guiderà i credenti in lui “sino alla verità tutta intera” (Gv. 16, 13).
Elena ci insegna “a obbedire allo Spirito” per poterlo ricevere – come ci ricorda san Pietro (cf At 5, 32): così sorgono i profeti, così si consolidano gli amici di Dio.
Il profetismo di Elena è figliato dallo Spirito Santo in un’epoca, la civiltà della seconda metà dell’Ottocento, spiritualmente povera, turbata dallo scientismo, dal naturismo, dalla Massoneria, dal Positivismo, dai Movimenti politici anticlericali e antipapali, dal Modernismo avverso alla fede cattolica. La sua visione spirituale della realtà la portò a denunciare una fossilizzazione della vita religiosa, orientata verso un arido moralismo e ritualismo, che denotano una carenza di formazione e tanta tiepidezza.
Sono forse, i nostri, tempi migliori? Il cuore amante di Dio e della Chiesa che fu di Elena Guerra, che oggi viene posto alla nostra venerazione con la sua canonizzazione – quella santa Chiesa di Dio che nasce con l’effusione dello Spirito nello spirare di Gesù sulla croce (cf Gv 19, 30), nel Cenacolo (cf At 2, 4) e nella piazza di Gerusalemme (cf At 2, 38-41) – oggi ci scuote dal torpore e grida nella Piazza San Pietro, non meno che nella piazza di Gerusalemme: è il tempo dello Spirito!
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