DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Più volte, nella Parola che la liturgia ci propone oggi, sentiamo ripetere: «Ascolta, Israele!». Nella prima lettura, dalla bocca di Mosè, mentre invita il popolo ad osservare tutte le leggi e i comandi del Signore; dalla bocca di Gesù, nella pagina evangelica, mentre risponde alla domanda di uno scriba: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».

«Ascolta, Israele!». È proprio questo il primo di tutti i comandamenti. Apri l’orecchio Israele, sveglia l’orecchio Israele, perché tu sia pronto a far tuoi i comandamenti del Signore.

Ma perché dovremmo essere così solerti, così pronti a ricevere e recepire dei comandi, delle norme?

Ci risponde il Libro del Deuteronomio: perché questa è la strada per essere felice, è la modalità attraverso la quale noi vedremmo prolungati i nostri giorni, è la possibilità di diventare «molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele», è la possibilità, cioè, di avere e dare vita.

E in cosa consistono questi comandi del Signore? «…amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza […]. Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi».

Gesù ci invita a non smarrirci nel labirinto di precetti, norme e morale. L’essenza della volontà di Dio è semplice e chiara: amare Dio e gli uomini. È giusto che le leggi si occupino dei molti e svariati casi della vita, a patto, però, che non si perda di vista quel centro che dà vita e slancio a tutto il sistema; e questo centro è l’amore.

Mantenere l’equilibrio in questo amore che il Signore ci chiede non è facile. Infatti, amare Dio senza curarsi di sé e del prossimo fa della nostra vita qualcosa di disincarnato, non vero, perché Dio stesso è amore che spinge verso l’altro. D’altra parte, amare il prossimo come se fosse più importante di Dio e della nostra vita può portarci a fare dell’altro un padrone, facendoci perdere libertà e vita.

Amare solo se stessi, anche se si parla di Dio e si fanno opere buone, ci rende una caricatura perché l’essere umano, creato ad immagine di Dio, è definito dall’amore.

Gesù ci offre, in definitiva, un triplice aspetto dell’amore, tre aspetti diversi ma non in concorrenza tra loro: ama Dio, ama te stesso, ama il tuo prossimo. È quella che, un autore, chiama la polifonia dell’amore. Amare con totalità, senza mezze misure, «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze».

È solo questo che ci fa incamminare verso il Regno di Dio. Ce lo conferma Gesù, nella parte finale del suo dialogo con lo scriba. Quest’uomo compie un passaggio formidabile rispetto alla religione comune quando afferma: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici»; quegli olocausti e sacrifici che sono fondamento di una religione esteriore e devozionale.

«Non sei lontano dal regno di Dio», gli risponde Gesù.

Quest’uomo non è lontano da quel regno in cui solo la vita di tutti viene favorita e custodita, dove niente altro che non sia amore ha diritto di cittadinanza, un luogo che possiamo abitare già ora, già oggi, proprio come Gesù, dediti all’amore che conduce alla pienezza di vita.

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