Lettera della Caritas diocesana del mese di novembre
DIOCESI – Ci prepariamo a vivere l’VIII giornata mondiale dei poveri che quest’anno cade domenica 17 novembre ed ha come tema” La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr Siracide 21,5). Potrebbe sembrare strano proporre il tema della preghiera ma scrive papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata che “la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce – e cita Benedetto XVI – «senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo» (25 aprile 2012)”. A volte si ha l’impressione che le nostre comunità parrocchiali curano molto la catechesi e la liturgia e magari delegano la carità ai gruppi caritativi. In realtà ogni cristiano è chiamato ad ascoltare la Parola del Signore, a celebrare l’Eucarestia e gli altri sacramenti e ad essere concretamente attento alle sorelle e ai fratelli nel bisogno. Di conseguenza anche nelle nostre Caritas è bene non mettere da parte la dimensione spirituale.
Scrive sempre papa Francesco: “In questo anno dedicato alla preghiera, abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. È una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata. In effetti, «la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. La povertà non è solo mancanza di cibo, di vestito, di casa ma anche di affetto, di senso, di speranza per cui tutti siamo poveri, nessuno escluso, “tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata”. Ci accompagna la certezza, come ci ricorda il libro del Siracide, che “i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio” : «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro” (Sir 35,21-22).
Ora se Dio ascolta sempre il nostro grido, la comunità ecclesiale è chiamata anch’essa ad ascoltare il gemito di chi viene scartato. Dentro una società che spesso vede calpestare la dignità umana, che considera scarti le persone fragili e deboli, che alimenta lo scontro di fronte alla ricchezza della diversità, noi cristiani siamo chiamati a promuovere la cultura dell’incontro e, attraverso azioni tangibili, a far sentire l’abbraccio di tanti fratelli e sorelle. E’ pur vero, infatti, che “se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; infatti «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26). Fin dall’inizio infatti Papa Francesco ha chiarito il fine di questa iniziativa: «Desidero che le comunità cristiane, nella settimana precedente la Giornata Mondiale dei Poveri, si impegnino a creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto. In questa domenica, se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo. Secondo l’insegnamento delle Scritture accogliamoli come ospiti privilegiati alla nostra mensa; potranno essere dei maestri che ci aiutano a vivere la fede in maniera più coerente. Con la loro fiducia e disponibilità ad accettare aiuto, ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell’essenziale e abbandonarci alla provvidenza del Padre» e aggiunge «A fondamento delle tante iniziative concrete che si potranno realizzare in questa Giornata ci sia sempre la preghiera».
Due proposte
Da tutto questo possono scaturire due proposte per le nostre comunità. Innanzitutto si potrebbe promuovere momenti di preghiera, magari coinvolgendo anche coloro che si rivolgono alla Caritas. In questo tempo, in cui “il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre”, potrebbe essere importante organizzare una veglia di preghiera per invocare la pace.
Inoltre si potrebbe pensare a qualche iniziativa che aiuti concretamente i più poveri, come potrebbe essere la raccolta di generi alimentari, ora che sono diminuiti gli aiuti umanitari provenienti dalle istituzioni.
Ci accompagna la testimonianza che ci ha lasciato Madre Teresa di Calcutta, una donna che ha dato la vita per i poveri. Il 26 ottobre 1985, parlando nell’Assemblea Generale dell’ONU, mostrando a tutti la corona del Rosario che teneva sempre in mano, disse di sè: «Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando, Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino. Pregate anche voi! Pregate, e vi accorgerete dei poveri che avete accanto. Forse nello stesso pianerottolo della vostra abitazione. Forse anche nelle vostre case c’è chi aspetta il vostro amore. Pregate, e gli occhi si apriranno e il cuore si riempirà di amore».
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