(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Filippo Passantino

“L’assemblea sinodale cade nei giorni in cui la Chiesa mette al centro della riflessione, della sua attenzione, i poveri. L’ottava giornata mondiale dei poveri cade domenica 17 novembre. Per celebrarla, sabato sera, le persone convenute potranno mettersi in ascolto di sette esperienze della Caritas di Roma. Esperienze che mettono al centro sicuramente i poveri, ma anche la comunità, perché la comunità sempre di più è chiamata a essere accogliente. È una comunità che è capace di ascolto, di accompagnamento delle persone in difficoltà”. Così don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, racconta i progetti che a Roma danno risposte concrete ai bisogni delle persone più fragili nella Capitale. E sottolinea che il filo conduttore che li unisce è la “relazione”. “Per le comunità cristiane i poveri non sono solo persone da servire perché bisognose, ma sono fratelli da accompagnare in quel cammino che vuole donare loro una restituzione di quella dignità di cui anche loro dovrebbero godere e soprattutto accompagnarli verso quei diritti di cui anche loro sono destinatari. Quindi, una comunità che mette al centro i poveri, la relazione con loro, una comunità che sceglie di essere inclusiva, una comunità che vuole sempre di più partire dai poveri. I poveri contano, ci stanno a cuore e vogliamo metterli al centro della nostra riflessione”.

don Marco Pagniello – Foto Carloni/Caritas italiana

Il Cammino sinodale e il tema delle relazioni si intrecceranno il prossimo 16 novembre…
Le persone in difficoltà non hanno bisogno solo di beni materiali, ma anche di essere ascoltati in quei bisogni profondi di senso, spirituali. E quindi la comunità è chiamata anche a mettersi in preghiera con loro. Ecco perché le varie esperienze di cui parleremo raccontano anche questo. Mettono al centro la persona in difficoltà, ma soprattutto la comunità. Sono segno di una Chiesa in uscita. A Roma come in tante, quasi tutte le diocesi in Italia.

Presenteremo l’esperienza di un progetto creativo, nuovo, che parla di arte: si chiama Caritas Art, in cui si incontrano carità e bellezza per recuperare i talenti artistici di persone fragili.

Perché questa scelta?
Questa è sempre la comunità che si mette si mette in ascolto e che non punta soltanto alle povertà ma alle risorse in questo caso, quelle risorse a volte nascoste che però ci possono permettere di guardare questi fratelli andando oltre il bisogno concreto.

Guardarli per le competenze che hanno, per il loro mondo interiore di cui sono portatori.

Penso anche a un altro progetto che sarà presentato “l’Officina delle opportunità”, un’esperienza romana ma che tante Caritas in Italia conoscono: cioè, offrire nuove opportunità per le persone che per vari motivi si ritrovano sul ‘ciglio della strada’, ma che attraverso questo progetto possono rimettersi in gioco, avere quelle opportunità concrete per continuare la loro vita.

Tra le varie povertà a cui si vuole dare risposta anche quella dei senza dimora. Cosa state progettando per loro?
Uno dei progetti che presenteremo sarà quello dell’accoglienza diffusa della Caritas a Roma. È una progettazione che ci piace presentare perché tutta la comunità, tutte le parrocchie, si devono fare “parrocchie e comunità accoglienti”. Quindi, questo progetto di accoglienza diffusa vuole anche, non semplicemente, dare un tetto o un posto letto. Vuole essere quella possibilità concreta che, anche con tempi lunghi, a quelle persone si possa restituire quella forza sia fisica che interiore per affrontare le diverse sfide.

Da un lato si fa fronte alle necessità più strette, dall’altro invece si vuole valorizzare la persona…
Come sempre, si parte nel dare risposte ai bisogni emergenziali, ma non ci si ferma e attraverso il coinvolgimento della comunità, attraverso anche l’accompagnamento di queste persone, sempre di più si tenta di fare un cammino con loro per restituire loro dignità finché loro stessi siano protagonisti anche di questo cammino di risalita, questo cammino verso nuove dignità. L’importanza della relazione c’è.

Non è caso tutto questo lavoro si inserisce in un’assemblea sinodale…
Sì, c’è tanto di sinodale, c’è tanto di una Chiesa in uscita e il Sinodo sempre di più ci dice che abbiamo bisogno di ripartire o di continuare da quelle scelte che hanno il sapore e il gusto del Vangelo e i poveri hanno questo grande dono per noi che è quello di riportarci all’essenziale, a ciò che veramente conta.

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