“E’ molto brutto guardare l’altra persona dall’alto in basso”. A ribadirlo è stato il Papa, durante l’Angelus di ieri, in cui ha stigmatizzato l’atteggiamento degli scribi, che “si davano delle arie e, nascondendosi dietro una facciata di finta rispettabilità e di legalismo, si arrogavano dei privilegi e arrivavano persino a commettere veri e propri furti a danno dei più deboli, come le vedove”. “Invece di usare il ruolo di cui erano investiti per servire gli altri, ne facevano uno strumento di prepotenza e, di manipolazione”, ha denunciato Francesco: “anche la preghiera, per loro, rischiava di non essere più il momento dell’incontro con il Signore, ma un’occasione per ostentare perbenismo e finta pietà, utile per attirare l’attenzione della gente e guadagnare consensi”. In una parola, gli scribi “si comportavano da persone corrotte, alimentando un sistema sociale e religioso in cui era normale avvantaggiarsi alle spalle degli altri, specialmente dei più indifesi, commettendo ingiustizie e garantendosi l’impunità”. Gesù, invece, parla di autorità “in termini di sacrificio di sé e di servizio umile, di tenerezza materna e paterna nei confronti delle persone, specialmente di quelle più bisognose. Invita chi ne è investito a guardare gli altri, dalla propria posizione di potere, non per umiliarli, ma per risollevarli, dando loro speranza e aiuto”. Di qui le domande finali: “io come mi comporto nei miei ambiti di responsabilità? Agisco con umiltà, oppure mi faccio vanto della mia posizione? Sono generoso e rispettoso con le persone, oppure le tratto in modo sgarbato e autoritario? E con i più fragili, sto loro vicino, so chinarmi per aiutarli a rialzarsi?”.

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