Foto di Peppino Di Quirico e Carletta Di Blasio

DIOCESI – Si è concluso ieri, Lunedì 18 Novembre 2024, presso l’aula consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto, l’intenso programma di eventi organizzato dalle Caritas delle Diocesi del Piceno in occasione dell’Ottava Giornata Mondiale dei Poveri. L’incontro, dal titolo “Povertà e Risorse nel Territorio”, ha registrato la partecipazione come relatori di Walter Nanni, responsabile del Servizio Studi di Caritas Italiana, Giorgio Rocchi, direttore di Caritas Ascoli Piceno, Lorenzo Felici, collaboratore di Caritas San Benedetto del Tronto, e mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due Diocesi del Piceno. A moderare l’incontro è stato Fernando Palestini, vicedirettore di Caritas San Benedetto del Tronto.


Ad ascoltare il report sulle povertà e sulle risorse presenti in Italia e soprattutto nel territorio del Piceno, erano presenti rappresentanti delle istituzioni civili e militari, tra i quali l’onorevole Giorgio Fede, il sindaco del Comune di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo, il sindaco di Ancarano Pierangelo Panichi, il vicesindaco ed assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ascoli Piceno Massimiliano Brugni, la consigliera provinciale nonchè assessora del Comune di Spinetoli Germana Gagliardi, l’assessora del Comune di Grottammare Monica Pomili, l’assessora del Comune di Ripatransone Magda Verdecchia, il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di San Benedetto del Tronto Francesco Tessitore, il Commissario della Polizia di Stato di San Benedetto del Tronto Andrea Crucianelli. Presenti anche numerosi referenti delle associazioni del territorio con cui le due Caritas Diocesane collaborano, a partire dal presidente della Fondazione Carisap Maurizio Frascarelli.

Al centro dell’incontro, oltre all’analisi dei dati raccolti dalle due Caritas del Piceno, anche l’appello alle istituzioni locali e alla comunità civile ad un “sussulto di accoglienza“, per dirlo con le parole dell’arcivescovo Palmieri, il quale ha auspicato una sempre maggiore collaborazione tra le associazioni e le istituzioni.

Risorse e povertà in Italia

Dopo il saluto del sindaco Spazzafumo, il primo relatore a prendere la parola è stato Walter Nanni, che ha offerto una panoramica sul fenomeno della povertà in Italia, con particolare attenzione ai dati e alle dinamiche più significative. Il dato più rilevante riguarda le famiglie in stato di povertà assoluta che negli ultimi dieci anni in Italia è aumentato del 42,8%. Mentre fino a pochi anni fa, infatti, la quasi esclusività delle persone che si rivolgevano alle Caritas era senza occupazione, oggi una persona su quattro è povera nonostante abbia un lavoro, in quanto il livello retributivo non è adeguato. Aumentano anche i casi cronici: chi era povero cinque anni fa, oggi lo è ancora di più. Questo significa che a molte persone è negata la possibilità di aspirare ad un sogno o a un progetto di vita professionale e privata diversa da quella attuale: la povertà infatti erode la capacità progettuale. Non è un caso che tra gli assistiti sia cresciuto il disagio psicologico e psichiatrico.


«Noi, attraverso il nostro report – ha affermato Nanni –, cerchiamo solo di dare testimonianza di quelle storie che nessun altro ascolta. Ma nulla di più. Come Caritas, infatti, noi non siamo mai la risposta alla povertà, ma siamo una delle risposte. La risposta definitiva non può mai essere di un soggetto privato che si occupa di quel tipo povertà dal punto di vista valoriale e religioso, ma deve necessariamente chiamare in causa le responsabilità pubbliche e il coinvolgimento della società. Quest’ultimo aspetto è molto importante: dietro ad ogni storia che ascoltiamo, c’è una comunità che si muove e c’è anche una voce che si alza nei confronti di un diritto che spesso non è reso agibile».
Il responsabile del Servizio Studi di Caritas Italiana ha infine ricordato il valore aggiunto degli interventi effettuati dai volontari di Caritas Italiana, ovvero «la relazione umana diretta – come ha detto egli stesso –: quello con i volontari dei centri di ascolto, infatti, non è un mero incontro assistenziale, bensì un incontro che cambia la vita, che dà senso alla vita».

Risorse e povertà nel Piceno

Dopo aver analizzato i dati nazionali, è stata poi la volta di Giorgio Rocchi, il quale ha illustrato le principali criticità e le risposte messe in atto a livello territoriale, con un focus sul Piceno.
«Vogliamo partire dalle risorse, ovvero dagli operatori e dai volontari – ha esordito Rocchi -, coloro che rendono possibile il nostro servizio. Sono loro che donano tempo, ascolto, competenze, capacità, voglia di stare insieme a chi ne ha bisogno e si rendono protagonisti di quella sfida difficile che è il superamento dell’indifferenza e della solitudine».

Questi i dati relativi al 2023: 189 i volontari e 24 i centri di ascolto parrocchiali in rete fra loro. Ci sono poi 2 centri diocesani, che sono gli organi pastorali di Ascoli e di San Benedetto, che si avvalgono di 2 bracci operativi con cui si contraggono impegni, si gestiscono servizi, si opera a livello economico: la ODV Betania di Ascoli e la fondazione Caritas San Benedetto ETS. In tutto 9 sono i Centri di Volontariato Vincenziano, 8 i giovani del servizio civile. «I dati non sono separati per Diocesi, sia perché questa è una realtà che si presenta in maniera unitaria sia perché questo è il nostro modo di interpretare la nostra relazione con il territorio. Una situazione complessa, infatti, richiede una risposta di sistema, di corresponsabilità. Per questo ringrazio le autorità presenti e le istituzioni che rappresentano, oltre ai rappresentanti delle varie associazioni con cui siamo soliti fare rete. Grazie a questa rete, siamo riusciti ad aiutare ben 2.738 persone, che però purtroppo rappresentano solo poco più dell’1% delle persone che incontrano Caritas Italiana».
Numerosi i temi affrontati: dal numero dei migranti aiutati alla necessità di restituire dignità al mondo del lavoro, dalla proposta di aumentare l’edilizia residenziale pubblica alla possibilità di recuperare immobili esistenti, dall’incremento del numero di persone che rinunciano alle cure mediche al problema del gioco d’azzardo.

Lorenzo Felici ha poi illustrato nel dettaglio i dati riguardanti il Piceno: le persone che si rivolgono a Caritas e che sono di nazionalità italiana sfiorano il 40% (per la precisione il 39,8%); gli stranieri sono per la maggioranza di nazionalità marocchina e nigeriana, seguiti poi da quelli di nazionalità ucraina e rumena; aumentano le richieste di doppia cittadinanza, soprattutto provenienti dall’Argentina; si tratta soprattutto di donne. I servizi richiesti alle Caritas del territorio sono molteplici: vanno da quelli legati alla povertà e ai problemi economici a quelli relativi all’occupazione, dalle problematiche abitative a quelle familiari, come la perdita del coniuge, per giungere fino ai gravi problemi di salute.
Parafrasando la celebre frase “la Caritas è una carezza della Chiesa al suo popolo”, Felici ha concluso: «Noi immaginiamo i nostri interventi proprio come una carezza alle fragilità delle persone che si rivolgono a noi».

L’appello del vescovo Palmieri

Le conclusioni sono state affidate al vescovo Gianpiero, il quale ha sottolineato tre aspetti: la necessità di fare rete, l’esigenza di avere un focus particolare sui migranti e il bisogno di incentivare la cultura del volontariato.
«Abbiamo competenze diverse, professionalità diverse – ha detto mons. Palmieri –. La Chiesa può mettere in campo la vita comunitaria e i suoi volontari, che con il tempo diventano sempre più bravi. Ma non può bastare: è necessario collaborare, mettere in campo ciascuno il proprio contributo, cercando di dare una luce di speranza, perché una società che confina sempre più i poveri nella solitudine, è una società che ha perso. Noi non abbiamo la forza e la competenza per fare progetti individuali, però possiamo interagire positivamente, creando uno spazio comunitario per tutti. Questo è il contributo che la Chiesa può dare, questo è quello che le parrocchie possono dare. Ed è molto bello. Per me, che sono vescovo, significa che il Vangelo funziona, che crea comunità, che spinge ad essere solidali. E lo facciamo senza fare rumore. Siamo contenti di farlo, anche se nel silenzio. Però cerchiamo di aiutarci. Rispettiamoci, non sfruttiamoci. Noi facciamo quel che possiamo. Noi vogliamo fare quello che è possibile. Quando una cosa non la possiamo fare, è perché proprio non la possiamo fare. La soluzione va trovata ad un altro livello, in un’altra maniera. Altrimenti è chiederci troppo. È chiedere troppo a dei volontari!
Io ho un desiderio che spero sia condiviso: che finalmente la questione dei migranti esca dalle pastoie della competizione politica. Noi non ci rendiamo conto del danno che stiamo facendo. La scorsa settimana ho presentato a Roma un’indagine sui minori migranti e ho ascoltato alcune testimonianze commoventi. Questi giovani dicono di sentirsi per la loro famiglia troppo italiani e per gli Italiani troppo stranieri. È necessario avere un sussulto di accoglienza, perché questo è il nostro futuro. Non c’è futuro diverso da questo. Se non lavoriamo sinceramente per l’integrazione, senza barriere di tipo ideologico, continueremo a creare tensioni e non costruiremo mai un futuro!».

La presentazione del libro “ANAWÎM – La preghiera del povero sale fino a Dio”

Il convegno è stata anche l’occasione per presentare alla stampa il libro “ANAWÎM – La preghiera del povero sale fino a Dio”, un’opera curata da Fernando Ciarrocchi, già docente di Lingua e Letteratura Italiana e oggi volontario Caritas. Il libro, che è stato presentato da don Gianni Croci, direttore di Caritas San Benedetto del Tronto, esplora la spiritualità legata alla povertà, offrendo spunti di riflessione per un dialogo tra fede e solidarietà.


«Vi sembrerà molto strano che, dopo aver parlato di bisogni, vi presentiamo un opuscolo che parla di preghiera – ha dichiarato don Croci –. E invece no! Perché l’attenzione della Caritas vuole essere rivolta all’uomo integrale. Come ci ricorda papa Francesco, la cosa peggiore è non prestare attenzione al bisogno di spiritualità di tutti. Di fronte alle ferite della vita, infatti, che sono non solo quelle economiche, ma anche quelle affettive, o imprechi o preghi. In questo libro, allora, abbiamo raccolto alcune preghiere di cristiani, musulmani e diversamente credenti, per ricordarci che siamo tutti mendicanti e poveri, tutti alla pari, anche se parliamo lingue diverse o professiamo religioni diverse, senza nessuna distinzione tra chi accoglie e chi è accolto».

 

 

 

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