Bruno Desidera

Un Continente, quello americano, che storicamente è stato “destinatario” della missione, chiamato a rafforzare lo spirito missionario con nuovo slancio, e a 360 gradi. Tappa fondamentale di questo cammino è il Congresso americano missionario (Cam6), che viene vissuto per la sesta volta. Si tratta dell’unico grande appuntamento ecclesiale che vede unite insieme le Chiese di Nordamerica, Centroamerica, Caraibi, Sudamerica. L’appuntamento, che ha come tema “America, con la forza dello Spirito, testimoni di Cristo!”, prende il via martedì 19 novembre e si conclude il 24 novembre, e si tiene nell’isola di Porto Rico. Un luogo che è il “ponte ideale” tra l’America Latina, l’America del Nord (a Porto Rico si parla spagnolo ma l’isola è territorio incorporato agli Stati Uniti), la varietà di culture presente nei Caraibi. Va anche sottolineato chesi tratta del più importante incontro ecclesiale che sia stato organizzato nell’area caraibica.La precedente edizione, nel 2028, si è tenuta in Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra.
Più di 12.000 persone sono attese nella città di Ponce, per la celebrazione d’apertura, che si terrà nell’auditorium Juan “Pachín” Vicéns di Ponce. Il rito sarà presieduto dal cardinale Baltazar Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas, legato pontificio. Ci saranno, naturalmente, i 1.300 delegati, missionari provenienti da tutto il continente americano e da tutte le diocesi di Porto Rico.

Rinnovato impulso a partire dalle Chiese locali. Spiega al Sir padre José Orlando Camacho Torres, coordinatore del Cam6: “Ogni Congresso missionario americano ha portato uno specifico contributo. Noi, da, Porto Rico, in un atteggiamento di preghiera e di riflessione, nella fase preparatoria abbiamo fatto una proposta di riflessione missiologica al Continente, con l’obiettivo di lavorare per un ‘rinnovato impulso missionario’ da parte delle Chiese locali d’America, per essere testimoni della fede in Gesù Cristo, con la forza dello Spirito Santo, fino ai confini della terra. Il tema che è stato deciso e assunto è: ‘Evangelizzatori con Spirito’, in piena comunione con Papa Francesco e l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium”.
Prosegue padre Camacho: “Come direzioni nazionali delle Pontificie opere missionarie del continente,abbiamo una responsabilità imperativa nella concretizzazione di questo ‘rinnovato dinamismo missionario’ nelle Chiese locali; lavorando in sinodalità, superando la tentazione del ‘parallelismo delle strutture missionarie’, e mettendoci al servizio dell’unità.

Un altro processo che si è rafforzato nello sviluppo e nell’organizzazione del Cam6 è stata la stretta collaborazione tra il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e gli Istituti di Missiologia del continente”.
La prospettiva, come si legge nel documento preparatorio, è quella di “promuovere con nuovo ardore la missione ad gentes nelle Chiese particolari, camminando insieme in ascolto dello Spirito, per essere testimoni della fede in Gesù Cristo nella realtà dei nostri popoli e fino agli estremi confini della terra”. Un obiettivo già espresso dai vescovi latinoamericani in occasione della Conferenza generale di Aparecida, nel 2007, quando, riflette il coordinatore del Cam6, “venne fissato l’imperativo di risvegliare nei battezzati del continente una spiritualità missionaria, che si basa essenzialmente sull’incontro con una Persona: Gesù Cristo”.

La preparazione della Chiesa portoricana. Obiettivi che valgono anche per la Chiesa portoricana, che molto si è spesa nella preparazione e nell’organizzazione dell’evento: “Se siamo sinceri e onesti con noi stessi, credo che le proiezioni dei frutti del Cam6, per la nostra Chiesa di Porto Rico, dovrebbero essere esattamente quelle che abbiamo definito nell’obiettivo generale del Congresso, che in sinodalità, con le sei diocesi dell’Isola, abbiamo elaborato come équipe e presentato, come proposta e bozza di linee guida tematiche”.
Una “storia missionaria” relativamente giovane, quella dell’isola. Le Pontificie opere missionarie di Porto Rico sono state fondate nel 1952 con l’Opera della santa infanzia; poi, è arrivata l’Opera della propagazione della fede nel 1960. Furono i missionari dello Spirito Santo, i padri spiritani, a iniziare l’opera di formazione e animazione missionaria nell’isola, e a partecipare ai primi congressi missionari, quando si chiamavano Comla ed erano riservati alla sola America Latina, e poi ai Cam.“Sorge quindi la domanda: come è nata l’idea di Porto Rico di rendersi disponibile a ospitare il Cam6? La risposta è semplice: un po’ di follia missionaria!Qualcuno deve correre il rischio – prosegue padre Camacho -. Qualcuno deve prendere il testimone missionario”.
Non mancano, nella Chiesa di Porto Rico, alcuni frutti già evidenti del Cam6, tra cui “una maturità nella fede e nella coscienza missionaria ad gentes di tutti i suoi organismi; tra questi, la Conferenza episcopale portoricana, le sei diocesi e le loro strutture, i sacerdoti e i diaconi in generale; e soprattutto, il Cam6 è caratterizzato da laici che hanno assunto il coordinamento delle Commissioni di servizio dell’intero organigramma strutturale del Congresso.Nel cammino di preparazione, molti laici hanno avuto la responsabilità di prendere decisioni in spirito di sinodalità e missionarietà.L’aver assunto un impegno continentale così ampio ci ha costretto a superare la nostra ‘insularità’ o, come direbbe Papa Francesco, a superare l’autoreferenzialità, e siamo riusciti a vivere l’esperienza di una metodologia di dialogo, ascolto, discernimento e decisione congiunta”.

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