I gruppi giovanili cristiani della diocesi di Gerusalemme hanno celebrato la festa di Gesù, Re dell’Universo, con una serie di eventi cui hanno partecipato rappresentanti del clero, il patriarca latino, card. Pierbattista Pizzaballa, con lui anche vescovi e consacrati. Venerdì 21 novembre, riferisce il patriarcato latino, il gruppo giovanile della Palestina, Youth of Jesus’ Homeland (YJHP), ha commemorato il suo 60° anniversario. Il patriarca emerito, Michel Sabbah, fondatore del gruppo giovanile, ha esortato i giovani a “seguire l’esempio di Cristo”, sottolineando “l’importanza di amare tutte le persone indipendentemente dalla loro cultura o estrazione religiosa. Questo amore, ha spiegato, è un riflesso della nostra devozione a Cristo, specialmente quando ci prendiamo cura di coloro che soffrono”. Al termine ha ricordato ai giovani che, “mentre le circostanze difficili possono indurre molti a cercare la migrazione, essi dovrebbero invece vedere queste difficoltà come un’opportunità per abbracciare la croce con speranza, adempiendo fedelmente alla volontà di Dio in Terra Santa. Impariamo le fasi delle sofferenze redentrici di Cristo che portano alla regalità”. Sabato 23 novembre, è toccato ai giovani della Galilea che si sono ritrovati a Nazareth per dibattere sul tema del “ruolo dei giovani cristiani nell’incarnare il Regno di Dio, soprattutto in circostanze difficili”. Durante l’incontro, è stato presentato il nuovo inno dei giovani, “Gesù, figlio di Galilea”. A chiudere la giornata è stato il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, che ha invitato i giovani a “fare scelte decise nella loro vita” spiegando che “ogni decisione nasce dalla domanda fondamentale: ‘Quale significato voglio dare alla mia vita?’. La risposta può essere trovata solo guardando a Cristo. Guardare a Gesù significa imitarlo. Le persone bramano potere e dominio, ma la nostra vocazione cristiana è servire gli altri. Cristo è venuto per rendere testimonianza della verità e dell’amore di Dio attraverso la Croce, e noi siamo diventati servitori di questa verità e del regno di Dio che non è limitato da confini fisici”.

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