“Il messaggio a tutti i colombiani è di rafforzare la speranza”. Lo afferma il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Francisco Múnera Correa, arcivescovo di Cartagena, in un’intervista concessa in occasione del Natale a “El nuevo siglo”. Nell’intervista, l’arcivescovo chiede un quadro chiaro e il rispetto dei diritti umani come condizione per colloqui di pace con gli attori armati ancora presenti nel Paese: “Che vengano realmente rispettati alcuni elementi fondamentali, un quadro etico fondamentale che, per me, è ovviamente fornito dal Diritto internazionale umanitario, il rispetto dei diritti umani. E con gli altri gruppi che non sono tanto di natura politica, ma che cercano riavvicinamenti, colloqui per legalizzare situazioni estremamente delicate, è necessario un quadro giuridico. La Chiesa, che, su richiesta di entrambe le parti, ha anche la responsabilità di accompagnare questi spazi per motivi pastorali e umanitari, deve essere chiara perché non possiamo essere semplicemente dei convitati di pietra o benedire ciò che non possiamo benedire”. Il presidente dell’episcopato si rivolge anche al mondo delle Istituzioni: “Dobbiamo alzare il livello della politica, fare in modo che i partiti si impegnino davvero come istituzioni per formulare progetti e programmi, e rendere meno importante il protagonismo dei singoli. E poi dobbiamo cercare persone che si impegnino a preservare progetti e programmi di ampio respiro per il Paese”.
Commenta da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “Dopo aver lavorato con i missionari della Consolata in Amazzonia, ora l’arcivescovo Múnera da Cartagena, capitale anche del turismo e dello sfruttamento minorile della tratta di ragazze, rivolge una forte appello ai gruppi armati illegali di ‘rispettare i diritti umani’ e si rivolge al Governo, chiedendo di rafforzare il ‘quadro legale’ per permettere la smobilitazione delle guerriglie, dissidenti delle Farc, ma anche delle bande armate urbane, legate a mafie internazionali come il Clan del Golfo. Un appello importante, mentre la violenza nelle periferie del Paese è ancora molto elevata. Vanno ricordati i dati allarmanti diffusi dalla rete della società civile Coalico, che ha documentato tra gennaio e 30 ottobre 2024, ben 251 eventi che hanno colpito 41.223 bambini e adolescenti minori di 18 anni”.

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