DIOCESI – In questi giorni la campanella torna a suonare, accompagnando la vita di tanti bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, con i loro insegnanti e le loro famiglie, per circa nove mesi, giusto il tempo di una gravidanza. Che cosa genererà questo nuovo anno di scuola?
Se ogni vita nasce da un atto di amore, anche un anno scolastico deve essere sostenuto dall’amore per risultare fecondo e produrre qualcosa di bello e di nuovo, generando crescite umane ed esistenze maggiormente formate. La scuola va amata perché formi persone migliori.
Carissimi alunni,
amate la vostra scuola. Non si tratta di amare le pareti, ma le persone dei compagni, degli insegnanti, di quanti fanno parte di questa realtà educativa. Ma se è vero che questo è compito primo degli alunni, e cioè se appena essi desiderano imparare e non vogliono perdere tempo, occorre anche che la scuola si faccia amare.
Da qui l’importanza che ogni docente sappia farsi accogliere dai propri alunni e trasmetta loro comprendere che viene in classe perché vuole la loro crescita e la loro gioia. Ho saputo che una bambina, al termine di una intensa mattinata vissuta un classe, prima di uscire ha detto alla sua insegnante: “Maestra, quante cose belle abbiamo imparato! Ma ce ne sono ancora, vero?”. Che bello! Qui si cela un segreto prezioso, qui si nasconde qualcosa di grande.
Carissimi insegnanti,
emerge qui tutta l’importanza del vostro alto compito educativo e la necessità di coltivare quella passione, che sa affrontare le impegnative sfide del nostro mondo giovanile. L’emergenza educativa domanda persone appassionate e competenti, convinte che educare sia ancora non solo possibile, ma anche bello e per tanti aspetti gratificante.
La crisi giovanile è in fondo crisi di adulti, è crisi di maestri e di testimoni. Certamente educare è un’arte, spesso difficile, ma è anche un’arte gioiosa. Educare non è solo una professione, ma sopratutto è una missione. E gli alunni intuiscono immediatamente l’atteggiamento interiore del proprio insegnante. Un saggio filosofo pagano scriveva: “Devi vivere per un altro, se vuoi vivere per te stesso” (Seneca, Lettere a Lucilio). Educare è vivere per un altro, è amare la crescita dell’altro.
Questa dimensione di gratuità del rapporto educativo trova la sua prima naturale espressione all’interno della famiglia, che deve fortemente collaborare con il mondo della scuola, pur nel rispetto dei diversi ruoli diverse competenze.
Ed allora, carissimi genitori,
sappiate che la vostra irrinunciabile responsabilità educativa deve accompagnare il lavoro scolastico in funzione di una maturazione globale dei vostri figli, sostenendo la loro voglia di conoscere e rispettando la diversità dei cammini di ciascuno.
Non limitatevi a chiedere ai figli la sola promozione, che non farebbe amare la scuola più di tanto e potrebbe renderla noiosa, ed inoltre aiutate a vincere le eventuali difficoltà. Anche la proposta di una sana competizione permette risultati certamente migliori e favorisce il superamento di orizzonti ristretti e di “vogliuzze”, per mirare ad ideali alti e soddisfacenti.
La Santa casa di Loreto sia il punto di riferimento per il cammino scolastico di questo nuovo anno, che accompagno con la mia preghiera e con la mia benedizione.
I migliori auguri agli alunni, agli insegnanti, alle famiglie.
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