CUPRA MARITTIMA – Diplomata all’Istituto d’Arte di Ascoli Piceno, con interessi per la filosofia e l’arte e formatasi attraverso percorsi dell’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e dei gruppi CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali), dal 2000 è programmatrice e dal 2014 responsabile del Cinema Margherita della Parrocchia San Basso in Cupra Marittima.
Si tratta di Caterina Di Girolami, che, unendo una travolgente passione per il cinema ad una innata capacità gestionale, ha contribuito in maniera determinante a rendere il Cinema Margherita uno dei più prestigiosi del territorio, riconosciuto già dagli Anni Ottanta dal Ministero della Cultura come cinema d’essai, ovvero sala cinematografica le cui scelte di cartellone si basano sulla qualità artistica dei film proiettati.

Come è nata in lei la passione per il cinema?
La mia passione per il mondo del cinema parte da lontano, da quando, sui banchi di scuola, le maestre prima e i docenti poi proponevano a me e ad altri studenti dei cineforum che erano un’occasione sia per confrontarci tra noi sia per approfondire temi di interesse sociale. Successivamente la mia passione ha trovato percorsi formativi più professionali. Poi, a partire dal 2003 e per circa dieci anni, ho avuto la fortuna di partecipare a dei laboratori al Festival di Venezia e presso l’Europa Cinemas, il network europeo in cui si lavora sul cinema di qualità.

È proprio questa passione che l’ha spinta ad occuparsi del Cinema Margherita come volontaria. Poi cosa è cambiato?
Sì, per ben quattordici anni sono stata volontaria, insieme ad un gruppo di giovani che desideravano dare una mano alla Parrocchia. Poi nel 2014, visto che il cinema stava vivendo un momento di crescita e di svolta come realtà, la Parrocchia ha deciso di consolidare i risultati ottenuti fino a quel momento, affidando la programmazione e la gestione della sala cinematografica a delle persone che potessero occuparsene in maniera continuativa e professionale, tra le quali anche io. L’intento era quello di creare, grazie al nostro contributo, una realtà sempre più competitiva sul mercato, facendo divenire il cinema un luogo di incontro sempre più popolare, ma al contempo di qualità. Di quel gruppo originario, due volontari, Dario Ciferri e Paolo Pirrello, continuano ancora oggi a collaborare.

Come è riuscita in questi anni a mantenere in auge il Cinema Margherita?
Gli elementi base, che vanno a braccetto, sono tre: la passione, la formazione e la capacità gestionale. Se manca uno di questi, non può funzionare il resto.
A questi si aggiunge anche una continua ricerca della qualità e questa è anche la sfida più difficile per una sala cinematografica oggi! Ad ogni modo devo dire che per ora le cose vanno bene: il nostro è riconosciuto come cinema d’essai dal Ministero della Cultura fin dagli Anni Ottanta, quindi abbiamo già una strada tracciata che dobbiamo e vogliamo seguire. Il riconoscimento del Ministero, infatti, giunge solo se almeno il 60% delle proiezioni rientra tra i film di interesse culturale riconosciuti come tali dal Ministero stesso. Noi superiamo abbondantemente questa percentuale: siamo infatti all’80%, a volte anche al 90%.
Da ultimo, ma non meno importante, un posto importante occupa anche il costante dialogo con il territorio e con il pubblico.

A proposito di collaborazione con il territorio, con quali enti ha contatti per promuovere le opere cinematografiche proiettate al Margherita?
Da diversi anni stiamo collaborando con le scuole di ogni ordine e grado, dall’asilo alle scuole superiori, sia con progetti ministeriali sia con iniziative ad hoc. Il Ministero della Cultura punta molto su questa cooperazione con il mondo della Scuola, perché vede nel cinema un’opportunità di educare le giovani generazioni alla concentrazione. Ad esempio, in due ore di film, il bambino o il ragazzo o il giovane spettatore si abitua a non dover usare il telefono, perché tutti gli elementi offerti dall’opera cinematografica forniscono un percorso emotivo che è anche formativo.
In quest’ultima stagione cinematografica, c’è stata anche una collaborazione più stretta con alcuni movimenti laici cattolici, che ci hanno chiesto di suggerire alcuni film che possano fornire ai giovani strumenti di conoscenza e crescita personale che si affiancano al percorso di fede e spiritualità a cui che normalmente già aderiscono. La proposta ci ha riempito di gioia, sia perché riteniamo che in questo momento storico il cinema possa fare molto per educare ed unire le persone, sia perché ci piace moltissimo essere considerati uno strumento formativo. Di questo ringraziamo l’Azione Cattolica diocesana, con la quale esiste una collaborazione continuativa, e le altre associazioni che di volta in volta ci confermano la loro fiducia.

Come sceglie i film da proiettare?
Il fatto che il Cinema Margherita sia di proprietà della Parrocchia San Basso non è mai stato un limite, anzi semmai uno stimolo ad essere uno spazio laico, non creato per una catechesi di massa, bensì per essere messo a disposizione di tutti. All’epoca della sua fondazione, l’intenzione della Parrocchia era quella di affiancare alla chiesa una biblioteca e un cinema che facessero da stimolo alla fede, uno spazio creativo delle intelligenze credenti per diffondere cultura attraverso il confronto. Il nostro metro, quindi, è sempre stata la qualità. Il tema principale di un film può essere qualsiasi argomento di riflessione: che sia di ispirazione cristiana oppure il suo contrario, non importa; quello che conta è educare alla bellezza.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti i parroci che si sono succeduti, in particolare quello attuale, don Roberto Traini, che ci supporta molto.

Secondo lei, dunque, risiede in questo il valore maggiore del cinema?
Personalmente credo che il cinema sia un’opportunità di crescita culturale trasversale, che coinvolge persone di età, cultura ed estrazione sociale diversa, le quali si incontrano e si confrontano. Il cinema ha quindi un valore formativo e sociale inestimabile.
Oggi, inoltre, al cinema è ancora possibile approfondire alcuni temi in modo libero. Nei media esiste un filtro da parte di chi gestisce l’informazione; nei film, invece, questo filtro viene meno. Spesso, infatti, ci sono opere che provengono dal cinema indipendente, sono autoprodotte e seguono percorsi particolari, generalmente legati ai festival, sfuggendo alle leggi dei grandi poteri. Insomma, nel cinema, si può ancora fare approfondimento in modo libero.

Che messaggio vuole dare ai lettori de L’Ancora?
Desidero invitarli ad andare al cinema, meglio ancora se al Margherita!
Il cinema, infatti, è un luogo di grande importanza sociale. È un luogo di incontro per anime curiose. È un’esperienza sociale interessante ed intrigante. Fermarsi e dedicarsi del tempo, condividere un momento intenso con la famiglia, con gli amici o anche con degli sconosciuti, è una grande opportunità. In un tempo, in cui la solitudine inizia a diventare una malattia, il cinema è un ottimo strumento per salvare la comunità.

Lo staff del Cinema Margherita con l’attore Andrea Lattanzi e il regista Gianluca Santoni, finalista Ciak d’Oro per “Io e il secco”

 

Proiezione del docufilm “No other land” alla presenza di Valeria Annibali, responsabile di Amnesty International per le Marche Sud

 

Spettatori in attesa di entrare al Cinema Margherita

 

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2 commenti

  • Don Luigino Scarponi
    27/02/2025 alle 15:36

    Scusate la mia intromissione, ma come lettore de l’ancora, e storico appassionato vorrei aggiungere a plauso di Caterina: La “Sala della Comunità” il Cinema Teatro Margherita All’origine del Cinema/teatro Margherita c’è la lungimiranza pastorale: presbiterale/laicale, unita ad una profonda spiritualità e coscienza culturale, proprio della “Gaudium Spes” del Concilio Ecumenico, di don Gerardo Di Girolami zio di Caterina. Don Gerardo e poi don Luigino, con il CPP e CPAE ha creduto, valorizzato, incrementato e investito, dandole competenze, alle capacità culturali e manageriali di Caterina. Il cinema Margherita (da santa Margherita di Antiochia contitolare e compatrona con San Basso) proprietà della Parrocchia San Basso non è mai stato un limite, anzi semmai uno stimolo ad essere uno spazio laico, (memori gli infuocati e primissimi in assoluto “Cineforum”, testimone ancora don Luciano Paci all’epoca vice parroco con e di don Gerardo), non creato per una catechesi di massa, bensì per essere messo a disposizione della cittadinanza e di tutti come primo in assoluto polo culturale. (Non apprezzato da molti benpensanti) All’epoca della sua fondazione, (primo e poi in concomitanza da ricordare “il Sibilla” di grottammare, “il Don Bosco” (pidocchietto) di SBT, “il Lido” di Porto d’Ascoli, “il Sant’Egidio” di Sant’Egidio alla vibrata, “il Sant’Agostino” di Ripatransone … ) intenzione di don Gerardo, era quella di dotare la parrocchia di una biblioteca “J. Maritain” (che vanta in libri e riviste una invidiabile, perché ricca raccolta filmografica di tutta la provincia e regione) e un cinema che facessero da stimolo alla fede, uno spazio creativo delle intelligenze credenti per diffondere cultura attraverso il confronto. Il nostro metro, quindi, è sempre stata la qualità (“mi fido della programmazione del Margherita” mi diceva il Dott. Romani.) Il tema principale di un film può essere qualsiasi argomento di riflessione: che sia di ispirazione cristiana oppure il suo contrario, non importa; quello che conta è educare criticamente alla interiorizzazione della bellezza.

  • filippo luzi
    28/02/2025 alle 06:33

    COMPLIMENTI X TUTTO

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