“Sono quasi 100mila i bambini in Italia vittime di maltrattamenti e abusi, e più della metà sono femmine”: è quanto emerge dalla prima indagine nazionale quali-quantitativa sul maltrattamento dei bambini ad opera di Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) e Terre des hommes, presentata il 17 settembre, a Roma. Alla conferenza hanno preso parte Enrico Giovannini, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali; Vincenzo Spadafora, garante per l’infanzia e l’adolescenza; Dario Merlino, presidente Cismai; Donatella Vergari, segretario Terre des hommes; Federica Giannotta, advocacy e programmi Italia Terre des hommes; Roberta Gaeta, assessore alle Politiche sociali e Welfare, e Beatrice Lorenzin, ministro della Salute.
I numeri. La ricerca, avviata nel primo semestre del 2012, si è rivolta ai servizi sociali di 49 Comuni su tutto il territorio nazionale, tramite un questionario che chiedeva loro di stilare la situazione relativa al 31 dicembre 2011. Dei 49 Comuni contattati, 36 hanno risposto, il che equivale al 73,4%. “Il maltrattamento è la prima causa che richiede l’intervento dei servizi sociali” rivela l’indagine secondo la quale “1 bambino su 100 è vittima di una qualche forma di abuso”. La ricerca ha raggiunto circa 5milioni di abitanti, di cui 758.932 minori, intercettando un bacino di quasi 50mila bambini assistiti dai servizi sociali. I dati rivelano che: “1 minore su 6 fra quelli in affido e 1 minore su 100 fra tutta la popolazione minorile, è vittima di maltrattamenti, e che 6 bambini su 1000 subiscono violenze sessuali”. Dai risultati dello studio emerge che le bambine, per il 52,51%, sono le più esposte ai maltrattamenti: “la trascuratezza materiale e/o affettiva è al primo posto (52,7%), seguita da violenza famigliare (16,6%), maltrattamento psicologico (12,8%), abuso sessuale (6,7%), patologia delle cure (6,1%), e maltrattamento fisico (4,8%)”. “Ciò testimonia che il sesso femminile è sempre il più vulnerabile” ha dichiarato Giannotta. “C’è ancora grande resistenza al problema da parte delle istituzioni” ha aggiunto Dario Merlino, “i dati raccolti indicano quanti sono i minori maltrattati – ha proseguito – anche se il numero effettivo di bambini abusati è molto di più, motivo per cui il maltrattamento rimane ancora un fenomeno sommerso”.
Un fenomeno diffuso e sommerso. Lo studio rivela come “il fenomeno sia largamente diffuso nel nostro Paese e richieda l’urgenza di procedure standard su cui attivare politiche di prevenzione adeguate”. L’indagine, però, non vuole lanciare allarmismi, ma, come ha sostenuto Vincenzo Spadafora, “occorre creare una rete di prevenzione per curare al meglio i bambini al fine di diminuire il numero delle violenze”. Proprio per aprire un dibattito nazionale su questi temi, Cismai ha organizzato per il 2013 gli “Stati generali sul maltrattamento all’infanzia in Italia”, che si concluderanno a Torino il 12 e 13 dicembre prossimi con una conferenza nazionale dal titolo: “Proteggere i bambini nell’Italia che cambia”. Dall’indagine si evince, per altro, che “non sempre il motivo per cui un minore viene affidato ai servizi sociali è il maltrattamento, ma vi possono essere casi in cui quest’ultimo avvenga successivamente”. “Sono 3.890 i minori assegnati ai servizi sociali per motivi diversi dall’abuso, ma maltrattati in seguito” – riferisce ancora lo studio – “con un totale di 11.354 minori maltrattati, in affido ai servizi sociali, nei comuni intervistati”. “Cerchiamo di fornire dati concreti anche per le generazioni future” ha affermato Donatella Vergari, ponendo la questione: “Quanto costerà ai nostri bambini la mancata protezione contro gli abusi?”. Lo scopo ultimo del lavoro di Cismai e Terre des hommes consiste nel “sollecitare le autorità nazionali ad adottare un sistema di monitoraggio sul maltrattamento, lacuna ancora presente in Italia, più volte evidenziata dall’Onu, e fondare nuove leggi per la protezione dei bambini”. Lo studio, inoltre, ha dimostrato “la fattibilità di una mappatura nazionale sui maltrattamenti” che può e deve indurre a ripensare le misure di prevenzione contro gli abusi sui minori.
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