Di Marco Doldi
Dove guarda la nostra società? Non di rado sembra che taluni pensino marcatamente al presente, dimenticando il domani. Ciò è evidente, ad esempio, nell’esasperato sostegno alla campagna dei cosiddetti diritti individuali, che finiscono sempre per privilegiare l’adulto – il presente! – a scapito di chi è all’inizio della sua esistenza e che ragionevolmente costituisce il futuro. Così ci sarebbe il diritto al figlio, ma anche il diritto a rifiutarlo con ogni mezzo.
La Chiesa, invece, costantemente ricorda il diritto del figlio ad essere concepito in modo umano, a nascere senza essere soppresso, ad essere accolto ed educato da un padre da una madre, a vivere in una famiglia. In questo senso pensa al futuro! Sì la Chiesa pensa al domani, nonostante sia tante volte accusata ingiustamente di essere legata al passato e chiusa in un immobilismo. Ma questo è il suo paradosso: proprio perché mai ha ceduto sul principio che la vita umana è sempre e ovunque inviolabile, può garantire con la sua azione la protezione incondizionata a coloro che sono solo all’inizio della loro avventura e domani saranno protagonisti della scena.
Si pensi all’Italia, dove trentasei anni dopo la legalizzazione dell’aborto, pastori e fedeli non hanno indietreggiato di un punto nella difesa del valore della vita umana. Questa è definita un valore non negoziabile, non a motivo di una chiusura mentale – infatti “non negoziabile” non è sinonimo di “non argomentabile” – ma perché cedere su un aspetto comporterebbe innumerevoli altri cedimenti. Ammettere anche solo un caso in cui l’embrione umano potrebbe non essere rispettato, vorrebbe dire aprire ad una casistica, in cui nessuno sarebbe più al sicuro nella società.
E così, ogni anno i vescovi italiani offrono ai credenti, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà, un momento per fermarsi e riflettere; questo avviene nella consueta Giornata nazionale per la Vita (2 febbraio 2014), preparata da un messaggio del Consiglio Episcopale Permanente. Giornata e messaggio sono il contributo al futuro della nostra società e si oppongono a quella specie di miopia, cui la cultura dei diritti vorrebbe portare. È una sorta di obiezione di coscienza al pensiero dominante e alla cultura del provvisorio, alla quale ha fatto riferimento Papa Francesco rivolgendosi ai giovani convenuti ad Assisi alla sera del 4 ottobre scorso: “la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia”.
La famiglia è il futuro, perché è la nostra storia. Nella famiglia, innanzitutto, si prepara il domani della società. Lo ricordano opportunamente i vescovi italiani nel messaggio per la prossima Giornata per la vita: “Il figlio si protende verso il domani fin dal grembo materno, accompagnato dalla scelta provvida e consapevole di un uomo e di una donna che si fanno collaboratori del Creatore”. Pensano al futuro, preoccupati “come in Italia l’aspettativa di vita media di un essere umano cali vistosamente se lo consideriamo non alla nascita, ma al concepimento”. Un comune impegno per la promozione della vita, una sorta di alleanza per la vita è la condizione per il progresso della società. Ai figli guardano con desiderio i giovani sposi, che si avvicinano al matrimonio con la generosità di dare vita.
In questi anni, purtroppo, c’è chi non ha pensato al futuro o perché ha presentato contraccezione, sterilizzazione, aborto sotto il segno dei diritti individuali o perché non ha saputo varare coraggiose politiche familiari e prevedere diverse forme di pressione fiscale per le famiglie.
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