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ASCOLI PICENO – Martedì 17 dicembre, un giorno bello quanto triste. Ho avuto l’opportunità di seguire da vicino due brutte vicende della nostra provincia. Percorrendo la superstrada Ascoli-Mare chiudo gli occhi e penso a due cose. In primo luogo alla Roland che ho seguito qualche ora prima: 150 persone che dalle stelle si sono ritrovati ingiustamente nell’inferno dell’appiedamento, ma soprattutto alle vicende dell’Ascoli Calcio, con un pensiero a Costantino Rozzi. Pensi all’Ascoli e oltre a Rozzi che ci ha lasciato 19 anni or sono, vengono in mente la serie A, Tonino Carino, Sabatino D’Angelo, le umiliazioni che le big del calcio italiano hanno dovuto subire al “Del Duca”, schiaffeggiate dai calzetti rossi del suo presidentissimo. Arrivo ad Ascoli nella giornata più brutta. Dopo 115 anni l’Ascoli Calcio 1898 subisce il suo primo fallimento, tra la delusione e la rabbia dei tifosi.

Il sottoscritto non vuole raccontare la cronaca di una giornata negativa, ma vuole dimostrare che un fallimento può essere la molla per ripartire e ritornare come i tempi migliori.

Caro Ascoli, fai come il Napoli (dalla C al 2°posto in serie A in 6 anni), fai come la Fiorentina dei Della Valle (dalla C2 alla Champions League in soli tre anni), annulla il campanile, fai come hanno fatto in passato le tue più acerrime rivali, Pescara e Sambenedettese.

La storia della sambenedettese entrò nella memoria collettiva. Era il 2006, campionato di Serie C1 girone A. La compagine rossoblu subì il secondo fallimento della sua storia. Dopo l’era Mastellarini, Soldini rilevò la società con grandi ambizioni. Fu l’inizio della fine che portò al fallimento ed allo spettro di una retrocessione in C2 sempre più vicina.

In quei momenti si consumò una delle più belle imprese della storia dello sport. Squadra autogestita, sconfitta assicurata, ma gli uomini di capitan Gianluca Colonnello si presero il lusso di battere il Genoa al Riviera, rovinando loro la promozione diretta in B. Le stangate continuarono con la penalizzazione in classifica che condannò all’inferno dei play out. L’avversario di turno fu il Lumezzane. Il 3 a 0 in Val Trompia fu il preludio alla condanna, ma al ritorno al Riviera fu 4 a 0 per i rossoblu e la miracolosa Samb autogestita si salvò sul campo e anche economicamente grazie ai truentini fratelli Tormenti, che solo dopo tre anni sarebbero passati da salvatori ad affossatori.

Caro Ascoli, segui la Samb, annulliamo le rivalità, non retrocederai alla fine del campionato, ma se trovi qualcuno che crede in te, il picchio riavrà le sue ali e volerai in alto come eri abituato un tempo.

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